Art. 50 - Maternità

1. Durante il congedo di maternità dal lavoro per gravidanza e puerperio, al lavoratore/lavoratrice compete il trattamento economico in misura pari alla retribuzione goduta in servizio, nel limite massimo di cinque mesi.

2. Nel caso in cui sia posta a carico di Enti previdenziali l’erogazione di trattamenti sostitutivi in misura inferiore a quella di cui al comma precedente, le prestazioni in parola vengono integrate dalle aziende per la relativa differenza sempre nel predetto limite massimo di cinque mesi.

3. Ove, durante il periodo di astensione obbligatoria, interviene una malattia, si applica l’articolo che precede, a decorrere dal giorno in cui si manifesta la malattia stessa.

4. Le lavoratrici e i lavoratori che sono stati assenti dal servizio per periodi significativi a causa di maternità, malattia o infortunio, saranno ammessi al rientro in servizio, in presenza di mutamenti organizzativi e/o di nuove attività nel frattempo intervenuti, a forme di aggiornamento professionale che – nell’ambito delle previsioni contrattuali in essere – facilitino il reinserimento nell’attività lavorativa.

5. Il lavoratore/lavoratrice affidatario del minore (ai sensi dell’art. 10, legge 4 maggio 1983, n. 184) può avvalersi dell’astensione dal lavoro durante i primi tre mesi successivi all’effettivo ingresso del bambino nella famiglia affidataria, nei limiti indicati nella sentenza della Corte Costituzionale n. 341 del 15 luglio 1991.

 

NOTE

I primi quattro commi corrispondono agli artt. 103 e 104 ASS..

           Il 5° comma riprende una sentenza della Corte Costituzionale che già faceva parte di un vecchio articolo, il 105 ASS., che stabiliva l’applicabilità di tre sentenze della Corte. Le prime due sono state recepite dalla legge sui congedi parentali, la terza, questa, è stata anch’essa recepita dalla stessa legge ma, inspiegabilmente, in modo più riduttivo tanto da risultare, per questo preciso aspetto, incostituzionale. Senonchè, essendo la legge 53/2000 posteriore alla sentenza della Corte Costituzionale, è necessaria una nuova sentenza di incostituzionalità, se e quando verrà. Efficace dunque averla mantenuta in vita.

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