Il Ministero dei Beni e le Attività Culturali, la Soprintendenza per i Beni artistici e Storici di Roma, il Comune di Padova e la Fondazione Zabarella presentano una grande mostra
Gian Lorenzo Bernini è stata la figura più importante
di tutta l'arte barocca: ha saputo incarnare e tradurre in immagini gli ideali
e i fremiti della sua epoca, dominando incontrastato la scena artistica romana
per circa sessanta anni. Personalità brillante, spirito arguto, vivace
conversatone, il cavaliere Bernini era amato e ricercato da pontefici, sovrani
e illustri personaggi di tutta Europa
Nato a Napoli il 7 dicembre 1598, Bernini inizia la
propria formazione artistica presso il padre Pietro, scultore affermato e nel
1605 si trasferisce a Roma, dove il padre era stato chiamato da papa Paolo V.
Comincia a studiare con grande passione la statuaria antica e rinascimentale,
eseguendo le sue prime prove appena adolescente: la straordinaria capacità
rivelata in queste sue prime opere io fecero indicare come enfant prodige.
Il suo percorso artistico inizia subito a contatto con
uomini potenti, papi, cardinal nepoti, esponenti dell'aristocrazia romana:
accolto come il «nuovo Michelangelo» del Seicento, negli anni 1618-22 lavora
per i Borghese, per i quali esegue quattro gruppi scultorei, I’Enea e
Anchise, Plutone e Proserpina, D)avid e Apollo e Dafne,che lo
decretarono il più grande scultore vivente.
Ma fu con l'ascesa al soglio pontificio dei cardinale Maffeo Barberini con il nome di Urbano VIII (1623-1644), che iniziò per Bemini la stagione d'oro: si creò tra Maffeo Barberini e Gian Lorenzo Bemini quel raro sodalizio di intenti, di idee, di sentimenti, che solo può produrre la realizzazione di opere di così vasta portata. Urbano VIII, desideroso di ripercorrere le gesta dei grandi mecenati dei passato, affidò a Bernini compiti grandiosi, che lasciarono un segno indelebile sull'immagine di Roma e sul nuovo linguaggio artistico. Bernini così, spronato dal suo mecenate, poté esprimere e accrescere tutte le sue potenzialità, e da scultore divenne architetto, urbanista, scenografo, pittore e inventore nelle arti decorative, ma soprattutto si sviluppò in lui quella capacità di orchestrazione degli interventi.
L'opera più importante eseguita sotto Urbano VIII fu
la sistemazione della crociera nella Basilica di San Pietro con l'innalzamento
dei Baldacchino in bronzo (1624-1633) sulla tomba di San Pietro e la
decorazione dei pilastri (1628-1641), in cui collocò nell'ordine inferiore
quattro statue colossali di santi e nell'ordine superiore, quattro edicole dove
sono custodite le reliquie, denominate le Logge delle Reliquie. L'immane
Baldacchino venne scoperto il 29 giugno dei 1633 e riscosse un
apprezzamento entusiastico da parte della folla «impazzita di gioia». La
decorazione della crociera fu il primo imponente cantiere che Bemini organizzò:
le dimensioni delle opere sono enormi, il Baldacchino, alto circa 27
metri, richiese una quantità incredibile di bronzo, tanto che costò 200.000
scudi. Per fronteggiare tale mole di lavoro Bemini si avvalse dell'aiuto di
numerosi artisti, tra i quali vi era il futuro avversario Francesco Borromini.
Numerosissime furono le opere che realizzò per i
Barberini, tra le quali il Palazzo Barberini, la Tomba di Urbano VIII in San
Pietro, che divenne un prototipo di monumento funebre con profondi significati
allegorici, la Fontana dei Tritone.
Dopo la morte di Urbano VIII, salito al soglio pontifico Innocenzo X Pamphilj, avversario dei Barberini, Bernini cadde in disgrazia. Diminuite, quindi, le commissioni pontificie, Bernini poté accogliere le richieste di altri personaggi, per i quali realizzò alcune delle cappelle più belle di Roma: la Cappella Raymondi in San Pietro in Montorio, la Cappella Pio in Sant'Agostino, la Cappella Cornaro in Santa Maria della Vittoria e la Cappella Fonseca in San Lorenzo in Lucina. In questi complessi attuò in modo superbo quella fusione delle arti, tra architettura, scultura e pittura, che Filippo Baldinucci aveva definito il «mirabil composto».
Ricevette comunque da Innocenzo XI una importantissima
commissione: la famosa Fontana dei Fiumi (1648-1651), che doveva ornare piazza
Navona, sulla quale si affacciava il palazzo di famiglia. I quattro fiumi sono
figure simboliche dei quattro continenti, soggetto particolarmente caro al
mondo cattolico di quegli anni, perché alludeva all'impegno della Chiesa nel
mondo attraverso le missioni. La fontana da tempo costituiva uno degli arredi
urbani più usuali, capace di individuare il centro di una piazza o abbellire un
angolo con il movimento dell'acqua. Con Bemini la fontana diventa un elemento
importantissimo, per creare un collegamento tra la città e la natura.
La figura più importante per Bernini fu sicuramente
Papa Alessandro VII. Fabio Chigi, divenuto papa nel 1655, aveva grandi idee per
Roma e nel giorno stesso della sua elezione chiamò Bernini per affidargli
incarichi impor-tanti. E’ sorprendente la varietà e l'imponenza delle opere che
Bemini eseguì per il pontefice e che sono divenute il simbolo stesso della
città eterna, che così ha modificato definitivamente il suo aspetto ancora
rinascimentale, acquistando un'immagine di livello europeo.
Nei dodici anni del pontificato Chigi, Gian Lorenzo
Bernini realizzò il grande colonnato di San Pietro, al quale idealmente si
collegherà il Ponte Sant'Angelo, che restaurò con la via degli angeli qualche
anno più tardi, eseguì la Scala Regia, la Cattedra di San Pietro, e poi ancora
la Cappella Chigi e il restauro della navata in S. Maria del Popolo, la Manica
Lunga dei Quirinale, il Palazzo Chigi ai Ss. Apostoli, il Palazzo di
Montecitorio con il progetto di sistemazione della piazza Colonna, l'ideazione
della Fontana di Trevi, il palazzo e la chiesa dell'Assunta ad Ariccia, il
restauro dei Pantheon. Per il papa scolpì cinque busti e il monumento
funerario, che si trova in San Pietro.
Su invito dei re di Francia Luigi XIV, nel giugno dei
1665 Bernini partì per Parigi per progettare il nuovo Louvre. Amareggiato
dall'ostilità della corte francese, dopo aver scolpito il busto dei re e
presentato il progetto per il Louvre, ripartì per Roma.
Bemini morì nel 1680, avendo lavorato per circa
settanta anni, sempre dedito al suo lavoro e innamorato delle sue opere, che,
secondo la stima del figlio Domenico consistevano in circa centoquaranta
statue, tra marmo e bronzo, cinquanta opere di architettura, più di duecento
quadri «da lui dipinti», e una grande quantità di disegni «Onde possiamo
concludere, essere stato il cavalier Bernini in ogni sua operazione, UN
GRAND'HUOMO».
La mostra si apre con l'immagine
di Bernini attraverso autoritratti e ritratti: sguardo penetrante e imperioso,
naso aquilino, capelli corvini,
espressione accattivante. Dall'Autoritratto come Santo guerriero di
collezione privata al Davide con la testa di Golia, in cui l'artista si
ritrae come già aveva fatto nella statua del David Borghese, fino ai due
ritratti in età senile. Presente anche la terracotta dell'Ermitage, bozzetto
per la scultura che doveva essere posta sulla sua tomba.
Tra i suoi massimi capolavori si annoverano i ritratti
dei personaggi più potenti dei suo tempo. Nel ritratto Bernini ricercava lo
spirito, la vita del personaggio e straordinaria era la sua capacità di
individuare l'essenziale, la mano infallibile, il sentimento vivissimo della
realtà e della verosimiglianza, il dominio assoluto dello strumento tecnico
senza l'ossessione dei virtuosismo in sé. In mostra si possono ammirare il
busto dei cardinale Scipione Borghese, uno dei più affascinanti ritratti di
tutta l'arte del Seicento per la forte carica espressiva e psicologica e per lo
spirito vivace e autoritario del personaggio. Sembrano qui rivivere le parole
che il Bernini stesso diceva a proposito dei ritratti in marmo: il suo
desiderio non era tanto quello di riprodurre esattamente nella pietra le
fattezze dei personaggio, ma di coglierne l'essenza umana e psicologica, di
imprimere ad un materiale freddo, duro ed incolore il carattere, "lo
spirito, la vita, il colore": in una parola la vita. Sono pure presenti in
mostra l'eccezionale Testa di Medusa dei Musei Capitolini, il ritratto del
cardinale Giovanni Dolfin, proveniente dalla chiesa veneziana di San Michele in
Isola, del quale si offre nuovamente la possibilità di un esame ravvicinato per
apprezzarne l'alta qualità stilistica, lo straordinario busto del cardinale
Roberto Bellarmino, "martello e confonditore degli eretici",
proveniente dalla chiesa romana del Gesù, e il ritratto del papa Urbano VIII
Barberini, opera di estrema raffinatezza formale proveniente dalla chiesa di
San Lorenzo in Fonte a Roma.
A testimonianza del processo ideativo dell'artista
rimangono i bozzetti in terracotta e i disegni, straordinari documenti
artistici che riflettono da una parte l'esplosiva fantasia creativa berniniana
e dall'altra la lunga e sofferta elaborazione dell'opera finita. ", serie
dei bozzetti preparatori per gli angeli che decorano la balaustra del Ponte
Sant'Angelo a Roma sono alcuni dei più straordinari esempi di questo genere di
produzione. In essi l'artista approfondiva lo studio della posa, dell'assetto
generale della composizione e del drappeggio, limitando l'attenzione dedicata
ai dettagli, allo scopo di conservare la freschezza delle idee registrate di
volta in volta e trasferirle negli stadi successivi in un continuo lavoro di
controllo e di verifica, fino alla versione finale. Disegni a matita e a
penna per le principali commissioni berniniane documentano l'estesa attività
progettuale dell'artista, come nel caso degli eccezionali studi per la Fontana
dei Fiumi o quelli per gli angeli del Ponte.
Gian Lorenzo Bernini, 1598-1680. Padova,
Fondazione Palazzo Zabarella (via San Francesco, 27) dal 2 ottobre al 12
dicembre 1999.
Testi a cura di Maria Grazia
Bernardini e MassimoPomponi Catalogo: Skira.
Orario: 10.00 - 19.00 tutti i giorni.
Ingresso: L.12.000 intero, L.10.000 ridotto
speciale (gruppi, terza età, studenti universitario, L..S.000 ridotto di legge
(scuole, militari).
Visite guidate: prenotazioni tel. 04918756063
Organizzazione Generale: Fondazione Palazzo Zabarella tel.
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