La Voce dei Bancari  anno LI – N.8/1999

ALTROTURISMO

 

di ARTURO

 

Il Ministero dei Beni e le Attività Culturali, la Soprintendenza per i Beni artistici e Storici di Roma, il Comune di Padova e la Fondazione Zabarella presentano una grande mostra

 

Gian Lorenzo

BERNINI

 

Gian Lorenzo Bernini è stata la figura più importante di tutta l'arte barocca: ha saputo incarnare e tradurre in immagini gli ideali e i fremiti della sua epoca, dominando incontrastato la scena artistica romana per circa sessanta anni. Personalità brillante, spirito arguto, vivace conversatone, il cavaliere Bernini era amato e ricercato da pontefici, sovrani e illustri personaggi di tutta Europa

Nato a Napoli il 7 dicembre 1598, Bernini inizia la propria formazione artistica presso il padre Pietro, scultore affermato e nel 1605 si trasferisce a Roma, dove il padre era stato chiamato da papa Paolo V. Comincia a studiare con grande passione la statuaria antica e rinascimentale, eseguendo le sue prime prove appena adolescente: la straordinaria capacità rivelata in queste sue prime opere io fecero indicare come enfant prodige.

Il suo percorso artistico inizia subito a contatto con uomini potenti, papi, cardinal nepoti, esponenti dell'aristocrazia romana: accolto come il «nuovo Michelangelo» del Seicento, negli anni 1618-22 lavora per i Borghese, per i quali esegue quattro gruppi scultorei, I’Enea e Anchise, Plutone e Proserpina, D)avid e Apollo e Dafne,che lo decretarono il più grande scultore vivente.

Ma fu con l'ascesa al soglio pontificio dei cardinale Maffeo Barberini con il nome di Urbano VIII (1623-1644), che iniziò per Bemini la stagione d'oro: si creò tra Maffeo Barberini e Gian Lorenzo Bemini quel raro sodalizio di intenti, di idee, di sentimenti, che solo può produrre la realizzazione di opere di così vasta portata. Urbano VIII, desideroso di ripercorrere le gesta dei grandi mecenati dei passato, affidò a Bernini compiti grandiosi, che lasciarono un segno indelebile sull'immagine di Roma e sul nuovo linguaggio artistico. Bernini così, spronato dal suo mecenate, poté esprimere e accrescere tutte le sue potenzialità, e da scultore divenne architetto, urbanista, scenografo, pittore e inventore nelle arti decorative, ma soprattutto si sviluppò in lui quella capacità di orchestrazione degli interventi.

L'opera più importante eseguita sotto Urbano VIII fu la sistemazione della crociera nella Basilica di San Pietro con l'innalzamento dei Baldacchino in bronzo (1624-1633) sulla tomba di San Pietro e la decorazione dei pilastri (1628-1641), in cui collocò nell'ordine inferiore quattro statue colossali di santi e nell'ordine superiore, quattro edicole dove sono custodite le reliquie, denominate le Logge delle Reliquie. L'immane Baldacchino venne scoperto il 29 giugno dei 1633 e riscosse un apprezzamento entusiastico da parte della folla «impazzita di gioia». La decorazione della crociera fu il primo imponente cantiere che Bemini organizzò: le dimensioni delle opere sono enormi, il Baldacchino, alto circa 27 metri, richiese una quantità incredibile di bronzo, tanto che costò 200.000 scudi. Per fronteggiare tale mole di lavoro Bemini si avvalse dell'aiuto di numerosi artisti, tra i quali vi era il futuro avversario Francesco Borromini.

Numerosissime furono le opere che realizzò per i Barberini, tra le quali il Palazzo Barberini, la Tomba di Urbano VIII in San Pietro, che divenne un prototipo di monumento funebre con profondi significati allegorici, la Fontana dei Tritone.

Dopo la morte di Urbano VIII, salito al soglio pontifico Innocenzo X Pamphilj, avversario dei Barberini, Bernini cadde in disgrazia. Diminuite, quindi, le commissioni pontificie, Bernini poté accogliere le richieste di altri personaggi, per i quali realizzò alcune delle cappelle più belle di Roma: la Cappella Raymondi in San Pietro in Montorio, la Cappella Pio in Sant'Agostino, la Cappella Cornaro in Santa Maria della Vittoria e la Cappella Fonseca in San Lorenzo in Lucina. In questi complessi attuò in modo superbo quella fusione delle arti, tra architettura, scultura e pittura, che Filippo Baldinucci aveva definito il «mirabil composto».

Ricevette comunque da Innocenzo XI una importantissima commissione: la famosa Fontana dei Fiumi (1648-1651), che doveva ornare piazza Navona, sulla quale si affacciava il palazzo di famiglia. I quattro fiumi sono figure simboliche dei quattro continenti, soggetto particolarmente caro al mondo cattolico di quegli anni, perché alludeva all'impegno della Chiesa nel mondo attraverso le missioni. La fontana da tempo costituiva uno degli arredi urbani più usuali, capace di individuare il centro di una piazza o abbellire un angolo con il movimento dell'acqua. Con Bemini la fontana diventa un elemento importantissimo, per creare un collegamento tra la città e la natura.

La figura più importante per Bernini fu sicuramente Papa Alessandro VII. Fabio Chigi, divenuto papa nel 1655, aveva grandi idee per Roma e nel giorno stesso della sua elezione chiamò Bernini per affidargli incarichi impor-tanti. E’ sorprendente la varietà e l'imponenza delle opere che Bemini eseguì per il pontefice e che sono divenute il simbolo stesso della città eterna, che così ha modificato definitivamente il suo aspetto ancora rinascimentale, acquistando un'immagine di livello europeo.

Nei dodici anni del pontificato Chigi, Gian Lorenzo Bernini realizzò il grande colonnato di San Pietro, al quale idealmente si collegherà il Ponte Sant'Angelo, che restaurò con la via degli angeli qualche anno più tardi, eseguì la Scala Regia, la Cattedra di San Pietro, e poi ancora la Cappella Chigi e il restauro della navata in S. Maria del Popolo, la Manica Lunga dei Quirinale, il Palazzo Chigi ai Ss. Apostoli, il Palazzo di Montecitorio con il progetto di sistemazione della piazza Colonna, l'ideazione della Fontana di Trevi, il palazzo e la chiesa dell'Assunta ad Ariccia, il restauro dei Pantheon. Per il papa scolpì cinque busti e il monumento funerario, che si trova in San Pietro.

Su invito dei re di Francia Luigi XIV, nel giugno dei 1665 Bernini partì per Parigi per progettare il nuovo Louvre. Amareggiato dall'ostilità della corte francese, dopo aver scolpito il busto dei re e presentato il progetto per il Louvre, ripartì per Roma.

Bemini morì nel 1680, avendo lavorato per circa settanta anni, sempre dedito al suo lavoro e innamorato delle sue opere, che, secondo la stima del figlio Domenico consistevano in circa centoquaranta statue, tra marmo e bronzo, cinquanta opere di architettura, più di duecento quadri «da lui dipinti», e una grande quantità di disegni «Onde possiamo concludere, essere stato il cavalier Bernini in ogni sua operazione, UN GRAND'HUOMO».

 

LA MOSTRA

La mostra si apre con l'immagine di Bernini attraverso autoritratti e ritratti: sguardo penetrante e imperioso, naso aquilino, capelli corvini,  espressione accattivante. Dall'Autoritratto come Santo guerriero di collezione privata al Davide con la testa di Golia, in cui l'artista si ritrae come già aveva fatto nella statua del David Borghese, fino ai due ritratti in età senile. Presente anche la terracotta dell'Ermitage, bozzetto per la scultura che doveva essere posta sulla sua tomba.

Tra i suoi massimi capolavori si annoverano i ritratti dei personaggi più potenti dei suo tempo. Nel ritratto Bernini ricercava lo spirito, la vita del personaggio e straordinaria era la sua capacità di individuare l'essenziale, la mano infallibile, il sentimento vivissimo della realtà e della verosimiglianza, il dominio assoluto dello strumento tecnico senza l'ossessione dei virtuosismo in sé. In mostra si possono ammirare il busto dei cardinale Scipione Borghese, uno dei più affascinanti ritratti di tutta l'arte del Seicento per la forte carica espressiva e psicologica e per lo spirito vivace e autoritario del personaggio. Sembrano qui rivivere le parole che il Bernini stesso diceva a proposito dei ritratti in marmo: il suo desiderio non era tanto quello di riprodurre esattamente nella pietra le fattezze dei personaggio, ma di coglierne l'essenza umana e psicologica, di imprimere ad un materiale freddo, duro ed incolore il carattere, "lo spirito, la vita, il colore": in una parola la vita. Sono pure presenti in mostra l'eccezionale Testa di Medusa dei Musei Capitolini, il ritratto del cardinale Giovanni Dolfin, proveniente dalla chiesa veneziana di San Michele in Isola, del quale si offre nuovamente la possibilità di un esame ravvicinato per apprezzarne l'alta qualità stilistica, lo straordinario busto del cardinale Roberto Bellarmino, "martello e confonditore degli eretici", proveniente dalla chiesa romana del Gesù, e il ritratto del papa Urbano VIII Barberini, opera di estrema raffinatezza formale proveniente dalla chiesa di San Lorenzo in Fonte a Roma.

 

A testimonianza del processo ideativo dell'artista rimangono i bozzetti in terracotta e i disegni, straordinari documenti artistici che riflettono da una parte l'esplosiva fantasia creativa berniniana e dall'altra la lunga e sofferta elaborazione dell'opera finita. ", serie dei bozzetti preparatori per gli angeli che decorano la balaustra del Ponte Sant'Angelo a Roma sono alcuni dei più straordinari esempi di questo genere di produzione. In essi l'artista approfondiva lo studio della posa, dell'assetto generale della composizione e del drappeggio, limitando l'attenzione dedicata ai dettagli, allo scopo di conservare la freschezza delle idee registrate di volta in volta e trasferirle negli stadi successivi in un continuo lavoro di controllo e di verifica, fino alla versione finale. Disegni a matita e a penna per le principali commissioni berniniane documentano l'estesa attività progettuale dell'artista, come nel caso degli eccezionali studi per la Fontana dei Fiumi o quelli per gli angeli del Ponte.

 

 

Gian Lorenzo Bernini, 1598-1680.  Padova, Fondazione Palazzo Zabarella (via San Francesco, 27) dal 2 ottobre al 12 dicembre 1999.

Testi a cura di Maria Grazia Bernardini e MassimoPomponi Catalogo: Skira.

Orario: 10.00 - 19.00 tutti i giorni.

Ingresso: L.12.000 intero, L.10.000 ridotto speciale (gruppi, terza età, studenti universitario, L..S.000 ridotto di legge (scuole, militari).

Visite guidate: prenotazioni tel. 04918756063

 

Organizzazione Generale: Fondazione Palazzo Zabarella tel. 04918756063 - fax 04918752959

E-mail: iitfo@ palazzozabarella-it