A
noi italiani la sigla del nuovo sindacato unitario tedesco suona
particolarmente familiare.
Chi
ricorda qualche capitolo della nostra storia sa che al grido di “Viva Verdi” i
patrioti italiani del risorgimento hanno lottato per l’unificazione
dell’Italia.
Allora
il nome del nostro celeberrimo compositore voleva significare “Viva Vittorio
Emanuele Re D’Italia”.
La costituzione del più grande sindacato del mondo e l’unificazione di una nazione hanno ovviamente significati diversi. Tuttavia è curiosa la coincidenza per cui il nome e la musica di Giuseppe Verdi a tanta distanza di tempo si prestano a sostenere ed accompagnare sentimenti e avvenimenti di grande portata storica e culturale.
La
marcia trionfale dell’Aida ha accompagnato non per caso questo storico
avvenimento.
Il
Congresso di fondazione del nuovo sindacato si è svolto a Berlino dal 17 al 21
Marzo.Nella Capitale si sono dati appuntamento i rappresentanti dei cinque
sindacati fondatori, la DAG (Deutsche Angestelte Gewerkschaft ) in
rappresentanza degli impiegati, la DPG(deutsche Post Gewerkschaft) in
rappresentanza degli impiegati postali, la Hbv(Handels Bank und Versicherung)
in rappresentanza di bancari e assicurativi, la IG MEDIEN in rappresentanza dei
media, la Ötv (Öffentliche dienste Trasport und Verkehr) per i servizi pubblici
e i trasporti.
Nei
giorni 17 e 18 marzo si sono svolti i congressi di scioglimento dei sindacati
fondatori e il 19 marzo si è compiuto il rito della grande unificazione.
Forse
è un caso ma è il giorno in cui si festeggia San Giuseppe e non sarebbe strano
se la coincidenza fosse voluta.
La
Fabi ha partecipato all‘evento con il collega Werner Pedoth, membro del
Dipartimento Internazionale.
Pedoth
ha presenziato in rappresentanza della nostra Federazione allo scioglimento
della DAG e successivamente alla riunione plenaria di fondazione di Ver-DI.
I
sindacati fondatori di Ver-di portano ciascuno in dote un ragguardevole numero
di iscritti:
Ötv 1.480.000,
Dag 450.006,
HBV 440.638,
DPG 445.968,
IG MEDIEN 175.044,
per
un totale di 2.991.656.
Il
nuovo nato parte quindi con un peso rappresentativo di eccezionale entità.
Oltre
1000 saranno le professioni tutelate e assistite.
Ver-DI
affronterà questo impegno con 5100 dipendenti tra segretari e amministratori.
Le
diverse componenti professionali saranno divise in 13 aree specifiche che
avranno a disposizione ben 108 uffici territoriali per espletare le funzioni
sindacali e di assistenza ai lavoratori.
Il
patrimonio risultante dall’accorpamento risulta proporzionato ai numeri sin qui
espressi. Al 1°gennaio 2001 il bilancio ammonta circa tre miliardi di marchi.
I
bancari tedeschi saranno compresi nella prima area e complessivamente tra la
Banca centrale,le banche ,le Casse di Risparmio, le assicurazioni e le banche
di credito cooperativo esprimeranno un potenziale di 670.000 lavoratori.
Hinrich
Feddersen, sociologo e pedagogo, per molti anni membro del direttivo del
sindacato HBV , è stato nominato responsabile del settore dei servizi
finanziari.
L’uomo
del giorno artefice e promotore del grande avvenimento è Frank Bsirske.
Laureato
in scienze politiche, presidente del sindacato dei pubblici servizi e dei
trasporti, Bsirske viene ritratto dalla stampa tedesca come un autentico
trionfatore.
Le
ragioni per cantare vittoria le ha tutte. L’unificazione portata a compimento
ha un valore che va oltre la somma delle singole unità messe insieme.
Il
congresso ha espresso parere favorevole
con 87 per cento dei voti.
Indiscutibile
con simili risultati sia il valore dell’idea sia il valore della persona.
Al
termine del voto Bsirske ha commentato il successo sinteticamente: “molti non
ci credevano ma noi glielo abbiamo dimostrato“.
Il
peso anche politico del congresso è stato sottolineato dalla presenza del
Presidente della Repubblica Federale Tedesca Johannes Rau.
Ai
mille delegati presenti Rau ha sottolineato l’importanza politica e sociale
dell’avvenimento e in particolare si è soffermato sulle caratteristiche
partecipative del sindacato tedesco.
La
partecipazione, ha detto Rau, ha dato alla Germania molti successi in campo
sociale e viene invidiata dai paesi limitrofi.
Molti
datori di lavoro dovrebbero mettere da parte il pregiudizio nei confronti del
sindacato e approfittare delle opportunità che il sindacato partecipativo offre.
Non
di rado, ha proseguito Rau, si ha notizia di aziende salvate dalla
collaborazione tra datore di lavoro e sindacato.
La
salute dell’azienda spesso interessa al sindacato tanto quanto ai suoi
proprietari.
Le
parole del Presidente hanno riscosso le simpatie dei delegati che hanno
sottolineato con applausi la sua linea di politica sindacale.
I
delegati hanno invece accolto a suon di fischi il Cancelliere Gerhard Schröder.
Schröder
si è infatti presentato al congresso davanti a molti delegati del sindacato Ötv
con i quali aveva lasciato un conto in sospeso riguardo alla riforma
pensionistica.
Solo
qualche mese fa il Cancelliere al congresso dell’Ötv aveva zittito gli
oppositori della sua riforma con un perentorio e mediterraneo „BASTA“.
Riguardo
alla politica dell’occupazione Schröder ha difeso l’operato del suo governo,
sottolineando che pur non avendo raggiunto l’obiettivo prefissato ,ha comunque
diminuito di un milione i disoccupati.
Il
Cancelliere ha chiesto la collaborazione del sindacato e ha ripetuto il
fatidico „Basta „ riferito a tutto quanto successo in passato, guadagnandosi
qualche applauso.
La
fondazione di Ver-DI suscita stupore e meraviglia.La grandezza di questo
sindacato non è nei numeri che pur sono impressionanti.
La
sua vera grandezza è costruita sulla capacità di tutti quei singoli individui e
singoli sindacati che hanno saputo rinunciare a posizioni personali o di
categoria perché convinti che il bene comune fosse superiore ai vantaggi
particolaristici.
Un
sindacato con una sola faccia è molto più attraente di una pluralitá di
soggetti sindacali che accampano ciascuno il diritto di rappresentanza del
lavoratore o il diritto di interazione con il mondo politico.
Il
peso politico che spesso il sindacato cerca probabilmente non si raggiunge
compiacendo il potere ma rafforzando la propria identità di rappresentanza dei
lavoratori.
Agli
italiani in genere non piace prendere lezioni da altri paesi.In questa
circostanza però tutti i sindacalisti che hanno preso la scorciatoia per
guadagnarsi poteri politici, dovrebbero pensare che forse quello scopo potrebbe
essere raggiunto lavorando seriamente per l’unità sindacale.
La
gioia dei tedeschi cui noi ci uniamo lascia una pesante responsabilità a chi si
occupa di sindacato.
Loro
sono stati capaci di tutto questo. E noi?
Continueremo
a vedere sindacati e sindacalisti che cercano padrini politici ed economici o
metteremo al primo posto l’interesse collettivo creando un sindacato capace di
avere un posto d’onore nella politica del nostro paese?
Con
tanta ammirazione per i tedeschi e un poco di speranza per noi.Viva Ver-di!
Italienern klingt der Name der neuen deutschen
Ver.(einten) Di(enstleistungsgewerkschaft) besonders vertraut. Wer die
italienische Geschichte kennt, weiß, daß die italienischen Freiheitskämpfer des
Risorgimento mit dem Ruf "Viva Verdi" für die Einigung Italiens
eintraten.
Damals stand der Name des berühmten Komponisten
für "Viva Vittorio Emanuele Re d`Italia"
(Es lebe Vittorio Emanuele König von Italien).
Der Gründung der weltweit größten Gewerkschaft und
der Einigung einer Nation wird natürlich historisch gesehen eine
unterschiedliche Bedeutung beigemessen. Aber ein kurioser Zufall will es, daß nach
über hundert Jahren der Name und die Musik von Giuseppe Verdi wieder einmal ein
Ereignis von großer historischer und kultureller Bedeutung begleiten. Denn der
Triumphmarsch aus der Oper Aida wurde nicht von ungefähr als Begleitmusik für
dieses historische Ereignis gewählt.
Der Gründungskongreß der neuen Gewerkschaft
fand vom 17. bis zum 21. März in Berlin
statt. Die Vertreter der fünf Gründungsgewerkschaften - Deutsche Angestellten-
Gewerkschaft (DAG), Deutsche Postgewerkschaft (DPG), Gewerkschaft Handel Banken
und Versicherung (HBV), Industriegewerkschaft Medien (IG Medien) und
Gewerkschaft Öffentliche Dienste, Transport und Verkehr (ÖTV) – waren in der
deutschen Hauptstadt zur Geburtsstunde der größten Gewerkschaft der Welt
zusammengekommen.
Am 17. und 18. März fanden die Kongresse zur
Auflösung der Gründungsgewerkschaften statt; am 19. März wurde schließlich die
Gründungsurkunde für die Vereinte Dienstleistungsgewerkschaft ver.di unterzeichnet.
Vielleicht war es ein (gewollter) Zufall, daß der
Gründungstag auf den Josephitag, den Namenstag von Giuseppe Verdi, fiel.
Für die FABI nahm Kollege Werner Pedoth, Mitglied
des internationalen Ausschusses, an diesem denkwürdigen Ereignis teil.
Pedoth war als Vertreter unserer Gewerkschaft
zunächst bei der Auflösung der DAG und anschließend bei der Plenarsitzung zur
Gründung von ver.di dabei.
Die einzelnen Gründungsmitglieder von ver.di
bringen eine beachtliche Anzahl von Mitgliedern in die neue Gewerkschaft ein.
ÖTV 1.480.000,
DAG
450.006,
HBV 440.638,
DPG 445.968,
IG MEDIEN
175.044,
Gesamtzahl der Mitglieder 2.991.656.
Die neue Gewerkschaft kann daher von allem Anfang
an als höchst repräsentative Kraft auftreten und die Arbeitswelt mitgestalten;
über 1000 Berufe werden in ihren Reihen vertreten und betreut.
Ver.di wird die neuen Aufgaben mit 5.100
Beschäftigten (Sekretäre und Verwaltungsmitarbeiter) bewältigen. Die
verschiedenen Berufsgruppen werden auf 13 Fachbereiche verteilt, denen 108
Geschäftsstellen für die gewerkschaftliche Betreuung der Arbeitnehmer zur
Verfügung stehen.
Ähnlich hoch wie die Mitgliederzahlen ist auch das
Vermögen aus der Verschmelzung der Gründungsgewerkschaften. Zum 1. Jänner 2001
beträgt das Vermögen ca. 3 Milliarden Deutsche Mark.
Die deutschen Bankangestellten werden im ersten
Fachbereich Finanzdienstleistungen zusammengeschlossen. Mit den Mitarbeitern der Zentralbank, der
Banken, der Sparkassen, Versicherungen und Raiffeisenbanken kommt dieser
Fachbereich auf 670.000 Arbeitnehmer.
Hinrich Feddersen, Sozialpädagoge und jahrelang
Vorstandsmitglied der Gewerkschaft Handel Banken Versicherungen, wurde zum
Leiter des Fachbereichs Finanzdienstleistungen ernannt.
Der Mann, der dieses historische Ereignis möglich
gemacht hat, heißt Frank Bsirske, promovierter Politikwissenschaftler und
Präsident der Gewerkschaft Öffentliche Dienste, Transport und Verkehr. In der
deutschen Presse wird Bsirskes Leistung als großer Erfolg gefeiert. Grund zum
Jubeln hat er allemal. Denn der Wert des Zusammenschlusses geht über die Summe
der fünf Einzelgewerkschaften hinaus.
Der Gründungskongreß sprach sich mit 87 Prozent
der Stimmen für ver.di aus.
Angesichts dieses Ergebnisses kann es weder
Zweifel an der Bedeutung des Vorhabens noch an der Überzeugungskraft von
Bsirske geben.
Am Ende der Abstimmung faßte Bsirske den Erfolg
mit den Worten zusammen: "Viele glaubten nicht daran, wir haben ihnen das
Gegenteil bewiesen."
Die politische Bedeutung des Kongresses wurde
durch die Präsenz des deutschen Staatspräsidenten Johannes Rau noch verstärkt .
Vor über 1000 Delegierten unterstrich Rau noch
einmal die politische und soziale Bedeutung der Gründung von ver.di und wies
auf die Rolle der deutschen Gewerkschaften in der Sozialpartnerschaft hin.
Die Sozialpartnerschaft, so Rau, habe Deutschland
viele Erfolge im sozialen Bereich gebracht, Errungenschaften, um die
Deutschland von seinen Nachbarländern beneidet werde.
Viele Arbeitnehmer sollten ihre Vorurteile
gegenüber der Gewerkschaft überwinden und die Chancen nutzen, die eine am
sozialen Dialog beteiligte Gewerkschaft bieten kann.
Nicht selten, fuhr Rau fort, wird über Betriebe
berichtet, die nicht zuletzt dank der Zusammenarbeit von Arbeitgeber und
Gewerkschaft gerettet werden können.
Die Gewerkschaft hat genauso großes Interesse am
Wohlergehen des Betriebs wie der Unternehmer selbst
Die Worte des Präsidenten fanden großen Anklang
bei den Delegierten, die mit einem langanhaltenden Applaus seine Haltung zur
Gewerkschaftspolitik begrüßten.
Mit Pfiffen empfingen die Delegierten hingegen
Bundeskanzler Gerhard Schröder.
Bei Schröders Auftritt vor dem Gründungskongreß
saß nämlich eine Reihe von Delegierten der Gewerkschaft ÖTV im Parkett, mit
denen er noch eine Rechnung in der Rentenreform offen hatte.
Denn vor wenigen Monaten hatte Kanzler Schröder
die Gegner seiner Rentenreform mit einem knappen "es reicht" zum
Schweigen gebracht.
In Sachen Beschäftigungspolitik verteidigte
Schröder die Arbeit seiner Regierung, die - auch wenn das gesetzte Ziel nicht
erreicht worden sei - die Zahl der Arbeitslosen immerhin um 1 Million gesenkt
habe.
Der Kanzler bat die Gewerkschaft um ihre
Mitarbeit; seine Aufforderung, einen Schlußstrich unter die Geschehnisse der
Vergangenheit zu ziehen, wurde von den Delegierten mit einem schwachen Applaus
begrüßt.
Die Gründung von ver.di erregt Aufsehen, aber
nicht nur wegen der zahlenmäßigen Stärke der neuen Gewerkschaft.
Denn die echte Größe dieser Sammelgewerkschaft
liegt in der Fähigkeit all jener Einzelpersonen und Einzelgewerkschaften, die
auf ihren persönlichen Standpunkt oder auf den Standpunkt ihrer Berufsgruppe in
der Überzeugung verzichtet haben, daß das gemeinsame Wohl über Einzelinteressen
gestellt werden muß.
Eine Gewerkschaft aus einem Guß mit einem
einheitlichen Erscheinungsbild ist sicherlich viel attraktiver als eine
Vielzahl von kleinen Organisationen, die jede für sich das Vertretungsrecht in
Anspruch nimmt und als Akteurin auf politischer Ebene auftreten will.
Das politische Gewicht, das die Gewerkschaft
anstrebt, erreicht man wahrscheinlich nicht durch eine entgegenkommende Haltung
gegenüber den Machtinhabern, sondern dadurch, daß die Gewerkschaft ihre
Identität als Arbeitnehmervertretung nach außen hin stärkt. Italiener lernen
nicht gerne von anderen Ländern. In der jetzigen Situation sollten aber alle
Gewerkschafter, die auf irgendwelchen Abkürzungen politische Machtpositionen
erreicht haben, zur Einsicht gelangen, daß dieses Ziel durch die Bündelung der
Gewerkschaftskräfte viel besser und wirkungsvoller erreicht werden kann.
Die Freude über die neue Einheitsgewerkschaft, die
wir mit unseren deutschen Kollegen teilen, ist groß; dahinter steckt aber auch
eine Herausforderung für all jene, die in Italien Gewerkschaftsarbeit leisten.
Die Deutschen haben es geschafft. Und wir?
Werden wir weiterhin Gewerkschaften und
Gewerkschafter haben, die politische Protektion anstreben, oder werden sie
endlich die Interessen der Gemeinschaft in den Vordergrund stellen und eine
Gewerkschaft schaffen, der ein Ehrenplatz in der Politik unseres Landes
gebührt?
Mit viel Bewunderung für unsere deutschen Kollegen und etwas Hoffnung für unser Land rufen auch wir: Viva Verdi!