La Voce dei Bancari  anno LIV – N.2/2002

SALUTE

di GIOVANNI TAGLIAVINI – Medico specialista in Psichiatria

Azienda ospedaliera San Paolo - Milano

 

Come parlare al vostro medico: un piccolo decalogo

 

In un momento storico in cui sono a disposizione mezzi per diagnosticare e curare un gran numero di patologie la medicina si trova di fronte ad una strana contraddizione. La notevole capacità tecnica dovrebbe andare di pari passo con una accresciuta fiducia e soddisfazione da parte dei pazienti, ma questo purtroppo non avviene.

Paradossalmente era più apprezzato il medico condotto che faceva diagnosi “garibaldine” come: “E’ polmonite, se resiste tre giorni la scampa altrimenti addio”, piuttosto che l’attuale medico di famiglia che cura i nostri poveri polmoni (per fortuna) a suon di antibiotici.

Grande irritazione serpeggia anche tra i medici riguardo a pazienti che vengono visti come invadenti, polemici, eccessivamente esigenti, ecc.

 

Migliorare la comunicazione medico-paziente…

Scontenti i pazienti, scontenti i dottori: i motivi del non confortante quadro sono complessi e molteplici.  Un aspetto cruciale, sul quale vale la pena focalizzare l’attenzione, riguarda le modalità di comunicazione durante la famosa visita medica.

Molti clinici si sono resi conto che migliorare le proprie capacità comunicative ha ricadute positive sulla diagnosi (si riescono a capire meglio i problemi in gioco), sulla prognosi (cioè sull’esito delle malattie diagnosticate, visto che i pazienti capiscono meglio che cure fare e perché è utile farle), sulla soddisfazione personale e dei propri assistiti.

Le assicurazioni statunitensi, che certamente non sono enti basati su intenti caritatevoli, fanno in effetti pagare premi più bassi ai medici che dimostrano di frequentare corsi di formazione sulla comunicazione, in quanto è provato che un dottore che sa comunicare bene sbaglia meno e viene quindi citato meno in giudizio. 

Anche in Italia sta crescendo una nuova consapevolezza sull’importanza del rapporto medico-paziente.

Molte università, ad esempio, hanno iniziato ad insegnare agli studenti come rapportarsi in varie situazioni, dalla visita di routine all’intervento in emergenza, dall’incontro con pazienti stranieri alla comunicazione di cattive notizie.

Per quanto riguarda i medici già laureati si stanno muovendo i primi passi nell’organizzazione di corsi dello stesso tipo e forse, come conseguenza positiva, qualcuno avrà notato che il proprio medico è più attento nell’ascolto e chiaro nell’esposizione.

 

… dipende anche dai pazienti!

La questione dei corsi di formazione non coinvolge tuttavia i pazienti, se non indirettamente. Non dipende infatti da loro la decisione del medico di migliorare le proprie abilità comunicative.

Nel momento in cui ci troviamo negli scomodi panni di malati siamo comunque uno dei due poli del rapporto medico-paziente. Ciò significa che  possiamo rivestire un ruolo attivo, da giocare nel senso di una maggior efficacia della relazione terapeutica.

Ma cosa fare concretamente? In tabella si possono trovare alcuni atteggiamenti che può essere utile seguire per migliorare, da pazienti, il rapporto con i nostri curanti.

E’ triste constatare come il problema principale resti sempre e comunque il tempo, in particolare nell’ambito della medicina di famiglia: difficile non dare l’impressione di essere medici sbrigativi quando si è pressati da una sala d’attesa con 20 o più persone. Per questo motivo prepararsi come pazienti alla visita e tenere presenti i primi quattro punti elencati in tabella (programmare la visita e prepararsi, elencare i problemi, essere esaurienti e concisi) è solitamente molto apprezzato dai curanti. Sforzatevi a non essere prolissi, evitate la sindrome “adesso il dottore è tutto mio”. Al tempo stesso non siate timidi o reticenti ed esigete ascolto e attenzione: il medico è tenuto sia al segreto professionale, sia ad essere accogliente.

Un secondo aspetto importante riguarda come dare un quadro esauriente del problema (o dei problemi).

Cardine di una corretta diagnosi rimangono i sintomi che è utile descrivere nel seguente modo: quali sono e come si presentano; che cosa o che situazione li fa peggiorare o migliorare; quando sono iniziati e se la loro comparsa è coincisa con qualche particolare evento.

I sintomi sono accompagnati da preoccupazioni più o meno intense e da opinioni personali sulle cause: sono aspetti che vale la pena di esplicitare, così come è utile spiegare al proprio medico cosa ci si aspetta dal suo intervento.

Tutte queste informazioni permettono al curante di fare diagnosi correttamente, di chiarire eventuali opinioni erronee e di proporre una cura tenendo conto anche delle aspettative già presenti prima dell’incontro.

A questo punto è fondamentale che il paziente chieda le informazioni che ritiene necessarie sul trattamento, in modo da poter dare un’adesione informata al piano terapeutico e da poterlo seguire al meglio.

Può sembrare incredibile, ma aspetti poco chiari, incertezze non comunicate al medico, perplessità ed equivoci comunicativi fanno sì che solo il 50% delle prescrizioni terapeutiche venga seguito correttamente. Detto in altri termini, la metà delle visite è fiato sprecato sia per il medico che per il paziente.

E’ per questo motivo che conviene spendere qualche minuto a discutere insieme le ragioni e le modalità delle cure prescritte, parlando di eventuali dubbi o questioni non chiare legate al trattamento, compresa la possibilità di altri tipi di cura.

Se si è discusso, compreso e accettato il piano terapeutico potremo essere protagonisti della nostra salute e non semplici esecutori di direttive, molto spesso mal seguite.

La speranza è che un rapporto medico-paziente dove circoli più comunicazione, informazione e discussione sia una situazione più soddisfacente per ognuno e costituisca una valida alternativa al paternalismo del passato, ormai definitivamente tramontato.

 

1.      Programmate la visita: se il vostro medico riceve su appuntamento informatelo in anticipo dei problemi di cui volete parlare. In ogni caso, tenete in mente, o scrivete, una scaletta dei punti da discutere.

2.      Preparatevi: è utile prendere nota dei sintomi e di come si presentano, delle medicine e di altri preparati che state assumendo, delle preoccupazioni che avete in attualità, delle domande che vi sembrano importanti.

3.      Elencate subito, uno per uno, i problemi che volete discutere e chiedete al medico se c’è tempo per affrontarli tutti.

4.      Cercate di essere il più possibile esaurienti e precisi nella descrizione dei sintomi, ma al tempo stesso il più possibile concisi.

5.      Spiegate al medico la vostra idea sulle cause del problema. Dite cosa vi preoccupa e cosa vi aspettate dalla visita.

6.      Chiedete attenzione e ascolto dal vostro medico e allo stesso modo ascoltatelo con attenzione.

7.      Siate parte attiva nelle cure: chiedete al medico un quadro chiaro del trattamento che viene proposto, i benefici previsti, i rischi e le eventuali alternative. Fate domande se qualcosa non vi risulta chiaro.

8.      Tornati a casa, prendete nota dei punti importanti della visita che temete di dimenticare. Se soffrite di una malattia cronica (diabete, ipertensione, artrite reumatoide, ecc.) è utile tenere un diario regolare dell’andamento dei sintomi, dei controlli effettuati e delle terapie in corso.

9.      Tenetevi informati, leggete e siate un po’ curiosi riguardo ad argomenti di medicina, in particolare sui disturbi di cui soffrite.

10. Se resta difficile comunicare con il vostro medico o non vi sentite a vostro agio, parlategliene apertamente e ricordate che si può sempre cambiare curante (così come un dottore può ricusare un assistito): medici e pazienti hanno stili diversi che non sempre sono compatibili.