
Con la stagnazione
economica, un eufemismo per non dire recessione, torna puntualmente
alla ribalta il tema della scarsa collaborazione (fiducia) dei consumatori
al risollevare le patrie sorti. Tutti sono concordi nel dire che
bisogna stimolare il consumo, dopo aver osservato, con scandalo,
che se mai le famiglie italiane, nonostante i rincari e la precarizzazione
del lavoro, riescono a risparmiare qualche soldo, anziché
consumarlo lo risparmiano. Infidi traditori !! Anziché gettarsi
con felice leggerezza sui saldi, sui vestitini nuovi, sulle auto
e su tutto il ciarpame dei beni di largo consumo, questi traditori
si tengono quei pochi spiccioli che gli permettiamo di risparmiare,
un vero tradimento ! Simpatico che a nessuno venga in mente che
il consumatore non è un bimbo scemo, onnivoro e bulimico,
assatanato compratore di qualsiasi cosa gli si pari dinanzi. E che
quando si precarizza il lavoro dei giovani, si assottigliano le
pensioni dei vecchi, si ristrutturano le aziende a colpi di licenziamenti,
si sta segando il ramo su cui si è seduti, altro che mancanza
di fiducia, io lo chiamerei realistico allarme. E veramente
incredibile che industriali, distributori e governanti pensino che
tutti noi, quando, spesso durante le notti di luna piena, ci trasformiamo
in consumatori, abbandoniamo automaticamente il nostro raziocinio,
la nostra serietà, il nostro impegno ed i nostri problemi,
per correre come falene lobotomizzate incontro alle fulgide luci
delle vetrine, abbandonando previsionalità economica, ragione
e buon senso. Questo è il loro sogno, che ogni giorno cercano
di realizzare, ma noi non ci stiamo più. Lidea che
il consumatore stia diventando adulto, e che
desideri essere preso sul serio come interlocutore non sfiora neppure
per un attimo sia i venditori, e posso capirlo, sia i governanti,
e questo lo capisco meno. Anziché sprecare soldi in discutibili
spot in cui tutti ti ringraziano per aver comperato una mela, dove
sono i controlli e le sicurezze sui beni acquistati ?? Questo è
il linguaggio che si aspetta il consumatore. Un mercato trasparente
in cui si sappiano i contenuti di ciò che si acquista, in
cui si sia garantiti (con una legge che funzioni) rispetto alle
frodi e agli imbrogli, la trasparenza sulla filiera dei vari prodotti
e sulla provenienza delle materie prime, spesso soggette a miracolose
trasformazioni durante i viaggi che le portano in Italia, come spesso
accade allolio, che parte lampante da qualche porto del nord
africa ed arriva miracolosamente doliva nei nostri porti (indagine
di Report di un paio di anni fa). Il gregge sta alzando
la testa, complice la crisi economica ci si sta forse rendendo conto
di aver finanziato con i nostri soldi un sistema produttivo e distributivo
malato e truffaldino, cinico e menzognero. E la soluzione quale
dovrebbe
essere ? Il sonno della ragione? Fanno sorridere gli incentivi al
consumo che di tanto in tanto vengono creativamente inventati dai
vari governi, mirati naturalmente a permettere alle aziende in crisi
di liberarsi delle scorte e mai mirati sulle esigenze delle famiglie,
alle quali si cerca di vendere, con piccoli sconti, beni già
obsoleti, come è accaduto qualche anno fa con gli incentivi
alla rottamazione delle auto, un provvedimento immediatamente seguito
dalla immissione sul mercato di una nuova generazione di autovetture
tecnologicamente superiori a quelle appena vendute. Come si riconquista
la fiducia del consumatore? Con la trasparenza ed i controlli sulle
filiere alimentari, per esempio, con le sanzioni contro le pratiche
ingannevoli, con una gestione delleconomia che dia meno limpressione
di vivere con lacqua alla gola e dia qualche prospettiva credibile
di futuro. Con una minore precarizzazione del mondo del lavoro,
che permetta ai giovani di programmarsi un futuro credibile uscendo
dalladolescenza obbligata dei lavori precari. Evitando di
dare limpressione di volersi disfare di chi ha partecipato
con
una vita di lavoro, come si diceva un tempo, a costruire la ricchezza
di cui ora godiamo. Accettando il fatto che i consumatori sono interlocutori
e non pecore da tosare. Il moltiplicarsi delle azioni contro gli
imbrogli, grazie allazione delle associazioni dei consumatori,
ed il moltiplicarsi delle adesioni ai buy nothing day
probabilmente è stato visto come un fastidio o un problema
e non come uno stimolo, un segnale di cambiamento, con la usuale
inerzia di chi è abituato ad agire manipolando e mal sopporta
lingresso delle sue pecorelle nelletà della ragione.
La fiducia è un capitale lento da costruire e veloce da dissipare,
direi che dopo anni di ingiurie i consumatori (ma sarebbe meglio
parlare di cittadini a questo punto) di fiducia ne abbiano avuta
molta, moltissima, ed averla frustrata, aver leso quel patrimonio
di disponibilità sia unimperdonabile delitto operato
da chi produce e distribuisce e da chi dovrebbe vigilare e sostenere.
Certo mi ripeto, ma è persino sconfortante che, anche questa
volta come in occasione degli incentivi alla rottamazione delle
auto di alcuni anni fa, a nessuno sia venuto in mente di cogliere
loccasione per spingere allacquisto di beni meno inquinanti,
e se questa ultima estate è stata la più calda degli
ultimi cento anni lo è soltanto perché ancora non
abbiamo assaggiato la prossima. Ed anche le mitiche feste
natalizie, seppure spinte non soltanto dalle tredicesime ma
anche dall'umano desiderio di qualche gratificazione che addolcisca
la cupezza di questi tempi, non sono riuscite a compiere il miracolo,
avere riportato il consumatore dal cielo di Peter Pan alla terra
del neoliberalismo ha provocato una trasmutazione ormai irreversibile.
E se il denaro continua ad affluire nelle tasche di una parte dei
lavoratori autonomi, il ramo è ormai intaccato: il grande
esercito della classe media terziaria e garantita, motore dell'euforia
consumistica degli anni '80 e '90 è ormai allo sbando, se
è vero, come certe agenzie di studi economici affermano,
che il reddito reale percepito dagli impiegati si è assottigliato
in un paio di anni del 13-15%, questo non può che aver intaccato
pesantemente quella fiducia nel futuro che è il principale
motore della propensione al consumo, ancora più del reddito
effettivo. Mala tempora ? Forse non del tutto, come ho già
detto altre volte, credo che una selezione delle cattive aziende
presenti sul mercato, ad opera di una restrizione del volume dei
consumi e soprattutto di una maggiore attenzione e consapevolezza
di scelta da parte dei consumatori, non possa che essere salutare
al sistema economico, alla sua competitività e, soprattutto,
infine, agli stessi consumatori.
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