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Un
“momento assoluto” è la proposta, nella navata laica
e spettacolare del retropalcoscenico del Teatro Farnese, spazio misterioso
e fagocitante annidato nel ventre del Palazzo della Pilotta, della ricostruzione
di una chiesa distrutta, dove sono riunite, per la prima volta dopo due
secoli, tutte le opere dipinte per essa, ricollocate nella posizione di
eloquente intreccio e dialogo per il quale erano state ideate e realizzate
da un Gaspare Traversi da poco giunto in queste terre da Roma. Qui, grazie
alla protezione del potente frà Raffaellino Rossi da Lugagnano,
ottiene la commissione di realizzare ben 25 tele destinate a rendere unica
la chiesa del convento di Santa Maria di Monte Oliveto a Castell’Arquato.
Questo capolavoro, distrutta la chiesa, venne disperso di qua e al di
là dell’Atlantico, una diaspora che si interrompe, per la
prima volta dopo due secoli, per questa mostra..
Intorno ad esso si raccoglie una vasta campionatura di opere, provenienti
dai più importanti musei italiani e stranieri, del Traversi meno
conosciuto a Parma e in Emilia, sorprendente interprete del diletto e
della grazia di una società borghese in fermento, in consonanza
con la pittura di William Hogarth in Inghilterra e di Pietro Longhi a
Venezia.
Risalta così, insieme al traduttore di una religiosità intensa
e partecipe, l’illustratore arguto e ironico, con un coté
moralisant, della società contemporanea e dei costumi della
borghesia emergente, dei parvenus che si accostano, fra goffaggine
e finta ricercatezza, ma anche con una buona dose di ingenuità,
ai modi e alle
mode dell’aristocrazia di antico lignaggio. Ma anche il Traversi
alla ricerca della realtà più cruda, che mette in scena
la miseria, la povertà , e insieme la vitalità, delle classi
più umili e popolari, regalando primi piani di volti che, nelle
rughe e nei segni, sono come le mappe di un’intera vita di difficoltà.
Ecco allora comparire, quasi come immagini bloccate sullo schermo o fissate
in un fotogramma, la multiforme umanità degli umili e degli emarginati,
ma anche degli imprenditori o dei “togati” arricchiti: zingare
e mendicanti dalle povere vesti, simili ai tanti che affollavano i vicoli
bui dell’antica Napoli o della Roma trasteverina, vecchi
ubriaconi o lascive mezzane in miseri e rissosi interni da osterie; oppure
avvocati e notai, mercanti in abiti eleganti e tuttavia impacciati nei
modi e negli atteggiamenti. Una umanità antica e dolente, emarginata
e subalterna, alla quale se ne affianca un’altra emergente per censo,
talora pretenziosa e potente talaltra ingenua come un giovane alle prime
armi; e che Traversi ritrasse con ironia sottile e divertita, raramente
spietata, in scene di galanteria, di concerti e di partite a carte, di
lezioni di disegno o cucito, di risse al gioco o in osteria, non senza
accenti, in qualche caso, di domestica intimità.
In
questa sezione troviamo il Traversi più brillante, e talvolta ammiccante,
allegro anche nella satira, e una pittura fatta di materia fluida e chiara,
di colori caldi e setosi, di pennellate corpose e fluenti, di personaggi
parlanti che possono un po’ ricordare la verve del teatro di Carlo
Goldoni o della musica di Domenico Cimarosa.Caratteristiche di un dipingere
e di un interesse per il reale sociale poco frequentato, per non dire
assente a queste date, nel Ducato di Parma e Piacenza, ma che non ha protagonisti
alla pari neppure nell’intera Emilia che, anzi, resta estranea all’interpretazione
del costume e della società e che privilegia piuttosto il tema
dei pitocchetti e dei poveri straccioni.
Per ricucire il nucleo traversiano al territorio, al patrimonio e alla
cultura locale, il percorso espositivo si allarga dunque ad accogliere
opere significative di artisti emiliani a lui contemporanei o immediatamente
precedenti, ovvero arrivate in Emilia da
contesti italiani(da Francesco Solimena a Giambattista Tiepolo, Giovan
Battista Piazzetta, Giuseppe Maria Crespi, Marco Benefial) , con i quali,
a distanza, potrebbe aver intrecciato un confronto, e che mettono in luce
il clima entro il quale l’opera del Traversi si viene a inserire
con la sua specificità.
E ancora statue policrome, argenti e sete che ricostruiscano un mondo
di eleganza e ricchezza che si trovava già quasi sull’orlo
dell’abisso. Quella caduta che, con lucido sguardo rischiarato dalla
cultura preilluminista, Traversi sembra quasi preconizzare quando si addentra,
con rigore analitico, nell’acuto approfondimento psicologico dei
personaggi della sua “commedia umana”, mettendone in luce
vizi e virtù, debolezze e splendori.
LUCE
SUL SETTECENTO.
Gaspare Traversi e l'arte del suo tempo in Emilia.
Parma, Galleria Nazionale, Voltoni del Guazzatolo. Sino al 4 luglio
2004
Orari: Tutti i giorni 9.30 – 19.30; sabato
9.30 – 22.00; chiuso il lunedì.
Biglietti: intero € 8.50, ridotto € 7.50
per minori di 18 e maggiori di 65 anni, gruppi di almeno 15 persone,
titolari di apposite convenzioni o coupon; ridotto € 4.00 per
le scuole; gratuito per minori di 6 anni, disabili con accompagnatore,
due insegnanti accompagnatori per classe, guide professionali, giornalisti
con tesserino.
Visite guidate: visite guidate con prenotazione obbligatoria
per gruppi e scuole (massimo 25 partecipanti), per gruppi 60.00, per
scuole € 40.00
Informazioni e prenotazioni: Call center 199.207.407
Catalogo: Electa |
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