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(parte prima)
Come tutte le forme di espressione, anche il linguaggio pubblicitario
conosce fasi diverse a seconda dei diversi periodi storici, dovendosi
ovviamente adattare a quelli che sono i valori e gli elementi dominanti
di quel particolare momento storico e sociale, per ottimizzare l'impatto
dei messaggi che costruisce.
Se gli anni '80 vennero segnati soprattutto dal richiamo ai buoni sentimenti,
come la famiglia del mulino bianco e le atmosfere serene e rassicuranti,
oppure dal rampantismo della "Milano da bere"; gli anni '90,
memori delle crisi petrolifere, si svilupparono soprattutto attorno alla
convenienza ed ai prezzi; pare che, avviandosi verso il nuovo millennio,
si sia imposta una sorta di svolta erotica, non tanto perché il
ricorso al sesso sia una cosa nuova nella pubblicità, anzi, sotto
questo aspetto, lo potremmo scherzosamente definire "l'argomento
più antico del mondo"; ma perché il linguaggio si è
via via sempre più incrudito ed esplicitato, arrivando a livelli
di impatto prima inimmaginabili. Non è però il caso di lasciare
la croce soltanto sulle spalle della pubblicità, anche i programmi
"normali" della televisione non lesinano certo in anatomia femminile,
e persino le copertine di insospettabili settimanali si affidano a procaci
signorine per cercare di vendere qualche copia in più. Come dicono
sempre i sociologi, il discorso è quindi più largo, ma proprio
per evitare il sociologismo, questa volta cercherò di tenerlo stretto
e di stare soprattutto dentro al campo della pubblicità, se l'argomento
sarà interessante, lo potremmo poi allargare anche ai media in
generale.
Partiamo subito da una notazione schietta e sintetica: perché si
usa tanto il sesso nella pubblicità? Perché funziona, perché
è lo stimolo più semplice e meno costoso per ottenere l'attenzione
del consumatore, anche se, come vedremo, le cose sono un po' diverse se
parliamo di consumatori o di consumatrici.
Ma perché funziona? Intanto va subito precisato che il sesso è
una delle più forti leve psicologiche e motivazionali, secondo
soltanto all'istinto di autoconservazione, la sua forza è l'imperativo
genetico e di specie legato alla riproduzione, ed essendo un imperativo
di specie, ha radici profondissime ed automatiche nella nostra struttura
psichica e fisica: basti pensare ai meccanismi ormonali. Naturalmente
questo imperativo genetico-naturale viene rielaborato dalla nostra specie
a livello culturale e, come vedremo, diversamente dai maschi e dalle femmine.
Da un punto di vista generale, potremmo dire che pubblicità e sesso
sono già di per sé molto strettamente imparentati, infatti
ambedue hanno lo scopo di sedurre e spingere l'altra parte ad un comportamento
desiderato: l'accoppiamento da un lato, l'acquisto dall'altro.
Da questo
punto di vista, lo spot è il punto di incontro di questa parentela,
il consumatore viene corteggiato e sedotto, ed il sesso è il "naturale"
strumento. Quindi, pubblicità ed erotismo sono due parenti che
fanno, sostanzialmente, lo stesso lavoro ed è fatale che si incontrino
spesso. Ci sono naturalmente molti modi di articolare un messaggio erotico
o che comunque si appoggi sulla sessualità, dal semplice ricorso
all'anatomia sino alla costruzione di raffinate ed intriganti atmosfere,
può quindi diventare interessante chiedersi quali siano i motivi
per cui, molto spesso, la formulazione di un messaggio erotico, in pubblicità,
si affida più alla macelleria che alla poesia. Da questo punto
di vista, la spiegazione più interessante, tra quelle offerte dalla
letteratura su questo argomento, è sicuramente quella di tipo socio
biologico, che cioè cerca di ritrovare i motivi di queste strategie
all'interno delle modalità di azione e dell'uso che, nei millenni,
la nostra specie ha strutturato intorno al sesso ed alla riproduzione.
Inoltre, questa linea di interpretazione ha anche il pregio di spiegare,
in modo molto convincente, la radicale differenza di atteggiamento che
verso il messaggio pubblicitario erotico, particolarmente se con largo
impiego di anatomia, presentano i maschi e le femmine.
Secondo
questa linea di spiegazione, è la differente psico-biologia dei
maschi e delle femmine, risultato di millenni di adattamento ai diversi
ruoli giocati dai due sessi nel processo riproduttivo, a causare la radicale
diversità di percezione del mondo della sessualità, che
si riflette anche sulla percezione dei messaggi pubblicitari che sulla
sessualità fanno leva. Il desiderio sessuale è una reazione
istintiva di tutti gli animali, e rappresenta una risposta alla percezione
di un partner con cui sia possibile una strategia riproduttiva, quindi
dell'altro sesso, adeguato alle necessità. Ed è il modo
in cui la specie cerca di garantire, al di là degli individui,
la sua perpetuazione. Se questa adeguatezza viene individuata, la risposta
psico-biologica è sicuramente il desiderio e l'eccitazione sessuale.
Ed è proprio su questo meccanismo, in larga parte automatico e
fisiologico, che fa leva il facile uso del sesso nella pubblicità,
ma la parola chiave è proprio "adeguatezza": la socio
biologia ci suggerisce una interessante spiegazione, di come questa adeguatezza
sia notevolmente diversa per i maschi e per le femmine. In altre parole:
ciò che può provocare eccitazione sessuale e che è
quindi utile per garantire l'impatto di un messaggio pubblicitario, è
decisamente diverso qualora il messaggio sia orientato verso i maschi
o verso le femmine.
L'assunto di base è che l'energia che i maschi e le femmine impiegano
nel processo riproduttivo sia fortemente sbilanciata: un maschio, dal
punto di vista strettamente biologico, impiega nel processo riproduttivo
un'energia grandemente inferiore a quella necessaria ad una femmina. La
sua migliore strategia è quella del seminatore: fare sesso con
il numero maggiore possibile di femmine biologicamente adatte alla riproduzione,
maggiore sarà il numero di femmine fecondate, più ampia
sarà la sua generazione di prole. Ma chi dovrà portare l'ovulo
fecondato alla nascita, ed il bambino all'autonomia adulta? Dal punto
di vista strettamente biologico, questo compito è tutto sulle spalle
femminili che, quindi, sono costrette ad investire nel processo riproduttivo
un'energia infinitamente superiore a quella del maschio. Se si accetta
questo presupposto, il resto del ragionamento fila da solo. Per il maschio
saranno importanti unicamente le caratteristiche legate alla probabilità
che la femmina prescelta possa essere feconda e portare a termine la gravidanza,
cioè che sia in buona salute, giovane e fertile. Basterà
quindi un'occhiata all'aspetto esteriore per decidere se una femmina è
"adeguata", e per far quindi scattare la molla del desiderio
sessuale. La nostra specie, secondo la socio biologia, ha quindi programmato
i propri maschi per metterli in grado di cogliere a colpo d'occhio l'adeguatezza,
soprattutto biologica, delle femmine e tradurre questo in desiderio sessuale;
è per questo che i maschi sono attratti soprattutto dai caratteri
sessuali secondari visibili nelle femmine, ed è per questo che
le femmine si industriano a valorizzarli e metterli in mostra. Non ce
ne vogliano quindi le signore, è la natura che ci ha fatto così.
Ed è per questo che un messaggio che abbia lo scopo di attrarre
l'attenzione dei maschi, può facilmente fare leva sull'anatomia
femminile. Naturalmente vi sono molti modi di farlo, raffinati e volgari,
originali e banali, ma l'esposizione dell'anatomia femminile, garantisce
comunque un gradiente positivo di attenzione da parte dei maschi, anche
quando il giudizio successivo sarà poi di tipo negativo.
(continua sul n. 6/2004)
(I cartelloni pubblicitari raffigurati in queste
pagine sono stati fotografati da L. Antonini)
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