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(parte
seconda)
Nella nostra conversazione precedente, abbiamo iniziato a riflettere
sull'uso del sesso nella pubblicità, facendo riferimento alla spiegazione
proposta dalle teorie socio-biologiche. Ci siamo soffermati soprattutto
sui meccanismi maschili, questa volta prenderemo in considerazione quelli
femminili. Se, come ho detto in precedenza, la strategia maschile in fatto
di riproduzione, può essere sintetizzata nel concetto di semina,
quella femminile può esserlo nel concetto di coltivazione. La differenza
di strategie che la specie umana ha strutturato per i maschi e per le
femmine, si appoggia tutta su questa differenza, cioè sull’enorme
diversità di impegno che la riproduzione richiede, dal punto di
vista strettamente biologico, ai maschi ed alle femmine della specie uomo.
Sulla femmina grava il peso di portare l'embrione alla nascita ed il bambino
all'autonomia, ed il suo coinvolgimento, obbligato, dal punto di vista
fisico, psicologico e temporale nella riproduzione è estremamente
forte e critico per la loro stessa autoconservazione. Questo implica che
la scelta del maschio debba appoggiarsi su criteri che vanno molto al
di là della semplice idoneità fisico-biologica, ma che implicano
una garanzia di aiuto e protezione che duri nel tempo, almeno fino all'autonomia
della prole. Le strategie femminili di selezione e di verifica dei possibili
partner saranno quindi molto più lunghe ed articolate,
i criteri più complessi e meno auto-evidenti alla prima occhiata,
l'importanza degli aspetti legati ai caratteri biologici ed anatomici
meno cruciali, mentre l'importanza degli aspetti legati ai caratteri sociali
e psicologici lo sarà molto di più. Questo obbliga le femmine
ad una serie di osservazioni ed analisi estremamente più estese
ed approfondite, che spaziano dagli aspetti biologici e fisici, sino a
quelli psicologici e sociali dei potenziali partner, al fine
di individuare quello più "adeguato" con il quale investire
in un ciclo riproduttivo. E, non ultimo, la capacità di capire
se l'accesso a queste qualità del maschio sarà duraturo
nel tempo. L'insorgere del desiderio sessuale sarà quindi molto
meno immediato e semplice rispetto ai meccanismi maschili, richiedendo
il combaciare di una serie di qualità di carattere molto eterogeneo.
Non sarà quindi sufficiente la bellezza, i caratteri sessuali secondari,
la salute, ma saranno anche necessarie qualità come l'intelligenza,
il potere, il prestigio, lo status sociale,
le convinzioni politiche e religiose, ed ogni altra caratteristica che,
secondo la femmina, sia cruciale per il sostegno e la protezione nel tempo
del ciclo riproduttivo. Si tratta di un meccanismo particolarmente forte
poiché in questa valutazione, per la femmina, si intrecciano sia
la spinta alla riproduzione sia l'istinto di autoconservazione, poiché
l'abbandono, nella fase di gestazione o nella primissima infanzia del
bambino, ha comportato per millenni - e comporta in parte tuttora - un
pericolo concreto sicuramente per il bambino, ma anche per la madre. Questo
non significa che il desiderio sessuale femminile sia inferiore a quello
maschile, ma che il meccanismo che porta alla concretizzazione del desiderio
femminile, si appoggia su una serie di criteri molto più ampia
e complessa da valutare, tra i quali quelli fisici sono soltanto una delle
componenti, e che quindi non ha una dinamica semplice ed immediata come
quello maschile. Dal punto di vista del messaggio pubblicitario, per il
pubblico femminile, la strategia anatomica, quindi, non paga come per
il pubblico maschile. Il maschio, qualora una femmina corrisponda ai criteri,
estetici ed istintivi, legati alla capacità riproduttiva, non si
cura di criteri di tipo sociale ed economico, poiché è soltanto
da poco più di duemila anni che si è reso conto di doverli
considerare, e l'attrazione fisica è tutto quello che gli serve
per attivare il desiderio sessuale. La femmina segue il meccanismo inverso,
integrando e spesso privilegiando i criteri sociali, critici per la sopravvivenza
nel tempo sua e della prole, a quelli immediati ed istintivi di tipo fisico.
Per questo, dal punto di vista della pubblicità, se è facile
stimolare, attraverso l'occhio, il desiderio maschile, ben più
difficile è innescare in maniera veloce il complesso sistema di
attivazione del desiderio femminile. Del resto, anche le strategie seduttive
maschili sono, necessariamente, molto più complesse e multifattoriali
di quelle femminili. Queste è la base socio biologica delle differenze
di strategie e dei meccanismi di desiderio sessuale tra maschi e femmine,
si tratta di strategie che si sono strutturate nel corso di migliaia e
migliaia di anni, in un lento meccanismo che ha come unico scopo la sopravvivenza
della specie, si tratta di meccanismi profondamente radicati, a livello
istintuale, nel comportamento umano e che l'evoluzione sociale e culturale
degli ultimi mille o duemila anni ha intaccato solo in parte: in questo
sta la loro forza e l'interesse che essi hanno per chi cerca delle leve
facili e veloci per i messaggi pubblicitari. Ma
proprio per quanto riguarda la pubblicità, emerge chiaramente da
quello che abbiamo detto che, se è piuttosto facile legare una
leva sessuale ad un prodotto indirizzato ai maschi, molto più difficile
è farlo per un prodotto indirizzato alle femmine. I maschi sanno
molto bene che per le femmine l'attrazione sessuale non si ferma all'aspetto
fisico, per cui può essere molto facile convincere un uomo che
il prodotto pubblicizzato gli porterà proprio quel plus che
lo renderà desiderabile per le donne (una macchina sportiva, un
telefono cellulare, un abito particolare), facendogli semplicemente vedere
una donna attraente vicino al prodotto, questo è molto meno
facile da applicare ad una donna. Sicuramente, per tutta una gamma di
prodotti, che si presentano come adatti a sostenere e sottolineare quei
caratteri fisici che le donne sanno interessare agli uomini, non sarà
difficile costruire spot efficaci e molto semplici, ma se si
desidera vendere un prodotto facendo leva sul desiderio sessuale femminile,
così come lo si fa per i maschi, le cose si fanno molto più
complicate. Concentrare tutto il necessario nel breve spazio di uno spot
può essere quasi impossibile, ed è quindi abbastanza
raro che una pubblicità si affidi alla leva del desiderio sessuale
femminile, mentre è quasi la regola per i maschi. Per vendere alle
donne, la pubblicità si affida ai meccanismi di relazione tra maschi
e femmine, nella forma gradita a queste ultime, secondo il modello in
auge da un paio di secoli soprattutto al mondo occidentale, della relazione
romantica. Questo tipo di modello di relazione si adatta particolarmente
ai modelli femminili, poiché è il meccanismo, grazie al
corteggiamento, attraverso il quale la femmina seleziona il proprio partner,
valutando e scoprendo quanto questo soddisfi i criteri sociali per essere
un adeguato partner riproduttivo e quindi sessuale. È
per questo motivo che nei messaggi orientati alla sessualità del
pubblico femminile, il corpo maschile, anche se usato per attrarre l'attenzione,
viene sempre inserito in un contesto di tipo più romantico che
erotico, e che è del tutto inutile fare leva soltanto sull'appeal
anatomico-estetico. Saranno i requisiti sociali, come lo status,
il denaro, il potere, oppure quelli psicologici come la sensibilità
e la protezione, ad essere sottolineati più che quelli direttamente
sessuali e fisici. Del resto, anche la costante differenza di età
che vede, anche nell'Occidente della donna emancipata, i maschi arrivare
al matrimonio sempre con qualche anno in più della loro sposa,
ci lascia capire come questo meccanismo sia, anche per le donne, profondamente
radicato. Mentre per il maschio la parola chiave è eccitazione,
per la femmina è attrazione, questa in sintesi la differenza. Ecco
perché i prodotti che vanno verso i maschi hanno facile accesso
alla scorciatoia dell'anatomia femminile, mentre quelli che vanno verso
le femmine hanno la strada sicuramente più accidentata, e comunque
la scorciatoia anatomica viene immediatamente inibita, risultando inutile
se non dannosa. Questo obbliga a studiare strategie più complesse
per i prodotti che intendono far leva sul desiderio femminile, ma proprio
per questa complessità gli spot che si muovono in questo senso
sono estremamente rari, mentre la semplicità del meccanismo maschile
favorisce la proliferazione di questo genere di messaggi. Vi sono anche
dei tentativi, ispirati all'emancipazione femminile ed alla parità
tra i sessi, di generare spot di tipo maschile anche per il pubblico femminile,
cercando di fare leva sull'assorbimento di alcune caratteristiche maschili,
come l'aggressività ed il dominio, da parte del desiderio di emancipazione
femminile, ma da quello che ci risulta, si tratta di tentativi decisamente
fallimentari.
(FINE – la prima parte dell’articolo è
stata pubblicata sul n.5/2004)
(I cartelloni pubblicitari raffigurati
in queste pagine sono stati fotografati
da L. Antonini)
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