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GAVARINI:
“Realista la relazione di Fazio” "Una
relazione realista, che prende atto dello scenario internazionale
e fa previsioni in relazione allo sviluppo dei processi politico-militari
internazionali in corso. Vi è la conferma che non c’è
un caso Italia ma, semmai, un caso Europa, visto che alcuni
dati sono comuni alla Francia e altri alla Germania, che sono
i nostri maggiori partners continentali".
Così Enrico Gavarini, Segretario Nazionale Fabi, ha
commentato la relazione annuale del governatore della Banca
d’Italia, Antonio Fazio, di cui ha molto apprezzato
l’invito a "recuperare un rapporto di collaborazione
tra banche, imprese e forze sociali per rilanciare il sistema
Paese", un invito che "si sposa bene con quello
del presidente di Confindustria, Montezemolo di aprire un
rapporto nuovo tra mondo imprenditoriale e creditizio, un
passo fondamentale e decisivo per far ripartire la competitività,
la produzione e l’economia italiana".
"Importanti, poi - prosegue Gavarini - sono i richiami
di Fazio sulla centralità del Mezzogiorno e sull’esigenza
di dare vita ad una politica keynesiana di investimento nelle
infrastrutture e di riduzione strutturale della spesa corrente
per poter mettere mano alla riduzione fiscale".
In materia di tutela del risparmio, poi, Enrico Gavarini ha
molto apprezzato la richiesta del governatore di "una
maggiore trasparenza nelle banche, controlli interni ed esterni
alle aziende più rigorosi, maggiori risorse per la
Consob e norme più stringenti sui paradisi fiscali,
auspicando che si segua la strada imboccata dagli Usa dopo
lo scandalo Enron.
Il Segretario Nazionale del massimo sindacato del credito
ha concluso:”Noi consideriamo importanti il valore e
la virtù morale del risparmio che, in quanto frutto
del lavoro e della fatica dell’uomo, è degno
della massima difesa da parte delle istituzioni, come del
resto è previsto dalla nostra Costituzione".
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REGIONI INCAPACI DI SPENDERE per il sociale

Anche quest’anno la capacità
di spesa sociale delle Regioni è tutt’altro che
positiva: i fondi erano disponibili, ma non si è saputo
come spenderli. Alla Campania il primato indiscusso nel non
utilizzare la sua dote per il welfare: ben il 78% delle risorse
disponibili per anziani, non autosufficienti, scuola, sanità
e famiglia è rimasto in cassaforte. Segue la Basilicata,
con il 57% delle somme non impegnate e l’Umbria, che ha
speso la metà dei fondi in dotazione.
La palma delle regioni più virtuose spetta, invece, rispettivamente,
alla Provincia autonoma di Bolzano e alla Sardegna che hanno
dimenticato di utilizzare solo l’1% dei fondi a loro disposizione.
Regioni incapaci di spendere per il welfare, quindi,mentre si
accumulano i fondi mai utilizzati per soddisfare necessità
e urgenze. •
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Sistema
bancario
CREDITORE E DEBITORE nello stesso tempo
Il
sistema creditizio è diventato in Italia il controllore
e il gestore dell’apparato industriale, mentre le più
grosse imprese industriali, più che dedicarsi alla
produzione, come è avvenuto per Parmalat, Cirio e prima
ancora la stessa FIAT, si sono dedicate alle operazioni finanziarie
anziché ai loro compiti ‘istituzionali’.
Questo trend, già sottolineato negativamente anche
durante l’indagine conoscitiva del Parlamento su Parmalat
e Cirio, però continua disinvoltamente a prosperare.
L’ultimo esempio lo fornisce Capitalia, che è
entrata a gonfie vele (49%) nell’ItalPetroli di Franco
Sensi, nell’ambito dell’operazione che ha portato
al ‘salvataggio’ della Roma calcio.
Entrando in ItalPetroli, Capitalia si trova contestualmente
in Aeroporti di Roma, Immobiliare Valadier, Meridionale Petroli,
Società petrolifera di Gioia Tauro, Petroli Investimenti,
Compagnia del porto di Civitavecchia, Immobiliare Patetta
e As Roma, sotto controllo di Roma 2000 srl che appartiene
all’immobiliare Patetta.
Che bello spettacolo! •
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Ruozi:
“Poco incoraggiante
la commistione
banche-imprese”
Mentre
Antonio Fazio risponde “presente” all’appello
di Luca Montezemolo che ha chiesto il supporto del credito per
le imprese, l’insigne economista prof. Roberto Ruozi,
già rettore dell’università Bocconi, ha
ammesso che il rapporto fra banche e industria, che fino a una
quindicina di anni fa era esplicitamente vietato, “non
ha dato risultati incoraggianti”.
Un garbato eufemismo per non dire quello che probabilmente pensa
e che la FABI ha sempre sostenuto, cioè che gli effetti
di tale commistione sono stati disastrosi. Ruozi, pur non escludendo
che sia possibile trasformare i crediti in azioni, ha ribadito
che a monte di ogni operazione di questo tipo si impone un progetto
industriale serio. • |
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