di Lodovico Antonini      
 
  GAVARINI: “Realista la relazione di Fazio”

"Una relazione realista, che prende atto dello scenario internazionale e fa previsioni in relazione allo sviluppo dei processi politico-militari internazionali in corso. Vi è la conferma che non c’è un caso Italia ma, semmai, un caso Europa, visto che alcuni dati sono comuni alla Francia e altri alla Germania, che sono i nostri maggiori partners continentali".
Così Enrico Gavarini, Segretario Nazionale Fabi, ha commentato la relazione annuale del governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, di cui ha molto apprezzato l’invito a "recuperare un rapporto di collaborazione tra banche, imprese e forze sociali per rilanciare il sistema Paese", un invito che "si sposa bene con quello del presidente di Confindustria, Montezemolo di aprire un rapporto nuovo tra mondo imprenditoriale e creditizio, un passo fondamentale e decisivo per far ripartire la competitività, la produzione e l’economia italiana".
"Importanti, poi - prosegue Gavarini - sono i richiami di Fazio sulla centralità del Mezzogiorno e sull’esigenza di dare vita ad una politica keynesiana di investimento nelle infrastrutture e di riduzione strutturale della spesa corrente per poter mettere mano alla riduzione fiscale".
In materia di tutela del risparmio, poi, Enrico Gavarini ha molto apprezzato la richiesta del governatore di "una maggiore trasparenza nelle banche, controlli interni ed esterni alle aziende più rigorosi, maggiori risorse per la Consob e norme più stringenti sui paradisi fiscali, auspicando che si segua la strada imboccata dagli Usa dopo lo scandalo Enron.
Il Segretario Nazionale del massimo sindacato del credito ha concluso:”Noi consideriamo importanti il valore e la virtù morale del risparmio che, in quanto frutto del lavoro e della fatica dell’uomo, è degno della massima difesa da parte delle istituzioni, come del resto è previsto dalla nostra Costituzione".

 

 
  REGIONI INCAPACI DI SPENDERE per il sociale

Anche quest’anno la capacità di spesa sociale delle Regioni è tutt’altro che positiva: i fondi erano disponibili, ma non si è saputo come spenderli. Alla Campania il primato indiscusso nel non utilizzare la sua dote per il welfare: ben il 78% delle risorse disponibili per anziani, non autosufficienti, scuola, sanità e famiglia è rimasto in cassaforte. Segue la Basilicata, con il 57% delle somme non impegnate e l’Umbria, che ha speso la metà dei fondi in dotazione.
La palma delle regioni più virtuose spetta, invece, rispettivamente, alla Provincia autonoma di Bolzano e alla Sardegna che hanno dimenticato di utilizzare solo l’1% dei fondi a loro disposizione.
Regioni incapaci di spendere per il welfare, quindi,mentre si accumulano i fondi mai utilizzati per soddisfare necessità e urgenze.

 

 
 

Sistema bancario
CREDITORE E DEBITORE nello stesso tempo

Il sistema creditizio è diventato in Italia il controllore e il gestore dell’apparato industriale, mentre le più grosse imprese industriali, più che dedicarsi alla produzione, come è avvenuto per Parmalat, Cirio e prima ancora la stessa FIAT, si sono dedicate alle operazioni finanziarie anziché ai loro compiti ‘istituzionali’. Questo trend, già sottolineato negativamente anche durante l’indagine conoscitiva del Parlamento su Parmalat e Cirio, però continua disinvoltamente a prosperare.
L’ultimo esempio lo fornisce Capitalia, che è entrata a gonfie vele (49%) nell’ItalPetroli di Franco Sensi, nell’ambito dell’operazione che ha portato al ‘salvataggio’ della Roma calcio.
Entrando in ItalPetroli, Capitalia si trova contestualmente in Aeroporti di Roma, Immobiliare Valadier, Meridionale Petroli, Società petrolifera di Gioia Tauro, Petroli Investimenti, Compagnia del porto di Civitavecchia, Immobiliare Patetta e As Roma, sotto controllo di Roma 2000 srl che appartiene all’immobiliare Patetta.
Che bello spettacolo!

 

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TiroAssegno
Ruozi:
“Poco incoraggiante
la commistione
banche-imprese”

Mentre Antonio Fazio risponde “presente” all’appello di Luca Montezemolo che ha chiesto il supporto del credito per le imprese, l’insigne economista prof. Roberto Ruozi, già rettore dell’università Bocconi, ha ammesso che il rapporto fra banche e industria, che fino a una quindicina di anni fa era esplicitamente vietato, “non ha dato risultati incoraggianti”.
Un garbato eufemismo per non dire quello che probabilmente pensa e che la FABI ha sempre sostenuto, cioè che gli effetti di tale commistione sono stati disastrosi. Ruozi, pur non escludendo che sia possibile trasformare i crediti in azioni, ha ribadito che a monte di ogni operazione di questo tipo si impone un progetto industriale serio.