Snaprofin      
Direttivo Nazionale Snaprofin      
Promotori, impariamo a difenderci!  
 
   

Nei giorni scorsi, a Milano si è tenuto il Consiglio Direttivo dello SnaProFin Fabi. Nella relazione di apertura sono state affrontate le questioni relative ai recenti accorpamenti di reti di promotori che vedono in crescita le banche-assicurazioni. Dopo la cessione di Banca BNL Investimenti a Ras Bank, ancora da definire sotto il profilo contrattuale, altri progetti si stanno definendo ( è il caso dei promotori del Banco di Desio in attesa di passare a Banca della Rete ( 51% Sara Assicurazioni).
Le fusioni creano all’interno delle strutture problemi di integrazione, soprattutto quando riguardano numeri consistenti di promotori : le questioni possono riguardare ad esempio i “bonus” e le sovrapposizioni sui clienti.
Stiamo assistendo ovunque al potenziamento del settore del private banking e molti promotori finanziari ritornano a fare i dipendenti in banca.
In questi frangenti emerge che i metodi di reclutamento di promotori utilizzati da molte reti si sono dimostrati quantomeno inefficaci.
Lo scenario per i promotori finanziari potrebbe modificarsi anche sotto il profilo normativo, col confluire di Consob ed Isvap in un’unica super-Autority per i mercati finanziari , come prevede il nuovo ddl a tutela del risparmio.
A dicembre ci sarà il nostro secondo Congresso Nazionale.
Ad una commissione (composta dai colleghi Juliano, Bottero e Paino) è stato affidato l’esame delle proposte inerenti eventuali modifiche dello statuto che verranno ancora vagliate nella prossima riunione del direttivo che precederà il congresso.
Nel corso della riunione si è proceduto alle nuove nomine relative all’organo di coordinamento con la FABI la cui presidenza va a Fabrizio Garberi che sostituisce Rino Cazzanelli dimissionario.
Nel saluto ai partecipanti Rino Cazzanelli ha ripercorso le tappe della costruzione del sindacato al quale si è dedicato negli ultimi sei anni su incarico della FABI dopo aver lasciato l’attività lavorativa in un gruppo finanziario.
Proprio nel contesto lavorativo si era convinto della necessità che ci fossero delle regole specifiche idonee a tutelare i promotori nel rapporto con le società preponenti, che promanassero da una libera contrattazione tra le aziende e i promotori stessi.

In omaggio alle sue qualità umane e professionali nonché all’impegno che Rino ha dato allo Snaprofin , intendiamo riportare per esteso il suo intervento :

“Anni di tortura per i promotori finanziari”
“Di fatto, oggi i promotori finanziari non hanno voce nelle aziende per le quali operano. Ci sono reti di vendita composte da oltre 4000 promotori finanziari (Banca Mediolanum, Banca Generali, Banca Fideuram/Sanpaolo), che non colloquiano con la propria banca, perché non è mai stato instaurato un sistema di relazioni industriali. In buona sostanza, è come se i lavoratori- promotori finanziari non ci fossero in quelle aziende.
Operativamente la banca governa i promotori attraverso i managers della rete, a loro volta promotori, ai quali viene conferito un incarico accessorio.
I promotori finanziari non sono considerati una risorsa umana che da valore alla azienda, ma solo uno strumento commerciale per raggiungere la clientela e a dirigerli in maniera assolutistica è unicamente il responsabile commerciale della banca o della sim. Anche se i promotori svolgono la loro attività in uffici con l’insegna della banca, sono mantenuti in una condizione completamente avulsa dalle vicende della banca. C’è da chiedersi se la caratteristica dello svolgimento del lavoro in forma autonoma, (peraltro dai contorni non perfettamente nitidi), sia di per sé sufficiente a giustificare il completo distacco dei promotori finanziari dagli altri lavoratori delle banche. Queste ultime, così attente alla propria immagine, specialmente in questi tempi, dovrebbero soffermarsi attentamente sui differenti atteggiamenti che si manifestano tra chi opera nell’azienda sentendosene parte attiva e di chi, invece, si sente solamente utilizzato.
Un gradino sotto le reti dei promotori ci sono le cosiddette reti parallele dei produttori assicurativi, che non sono promotori ma che spesso aspirano a diventare tali, sulle quali di recente ha fatto sentire la voce anche Assoreti. Eseguono il collocamento delle polizze e fanno però anche i “segnalatori di pregi” delle banche e delle sim per le quali operano; come se tutto finisse lì e non fosse invece che trovandosi dal cliente interessato a sottoscrivere un prodotto finanziario, non trovino la maniera di concludere l’affare, con il beneplacito, ovviamente non scritto, della banca o della sim. Ancora una volta però il problema non è di chi lavora ma di chi utilizza in maniera inadeguata i lavoratori e li manda allo sbaraglio.
Un tasto delicato è sicuramente quello del rapporto dei promotori con la clientela. Il promotore mette tutta la sua bravura nella cura del cliente perché è un professionista e il cliente rappresenta il patrimonio della sua ditta personale. Però il cliente procurato dal promotore instaura rapporti contrattuali con la banca e, pertanto, giuridicamente è cliente della banca. Il valore economico della attività del promotore, pertanto, non è quasi mai pacificamente realizzabile, come normalmente avviene nell’attività di impresa e il promotore per concretizzarlo è costretto a ricorrere ad artefici, peraltro ampiamente noti, che coinvolgono la clientele.
Gli ultimi anni sono stati di tortura per i promotori finanziari, stretti tra la crisi dei mercati finanziari e gli scandali dei bonds, Cirio. Argentina, Parmalat e dei prodotti della finanza creativa my way e for you di banca 121 poi Monte dei Paschi e il sindacato ha raccolto le preoccupazioni e gli sfoghi di molti promotori Le difficoltà incontrate nello svolgimento dell’attività hanno fatto venire al pettine i nodi generati dai sistemi di reclutamento utilizzati dalle preponenti basati sui fissi mensili e sulle provvigioni minime garantite. Questi sistemi hanno portato un numero consistente di promotori ad indebitarsi con la banca o con la sim anche per importi notevoli. A ciò vanno aggiunte pratiche singolari e fortemente penalizzanti per i promotori quali il rilascio della fideiussione personale o di terzi richiesta dalla Banca Mediolanum.
Cessazione dell’attività, cessione del ramo di azienda, cessione di società intere e fusioni: è questo il panorama che i promotori hanno vissuto e ancora stanno vivendo. Tutto avviene senza uno straccio di regola che dica quali sono i diritti dei promotori in questi casi. Ovviamente le aziende si comportano a seconda della loro convenienza, non avendo neppure l’obbligo di informare i promotori di quanto hanno intenzione di fare. Anzi, spesso è successo che sino al giorno prima dell’annuncio siano stati dati ai promotori messaggi rassicuranti del tipo: state tranquilli, non venderemo mai. Siamo venuti in Italia per investire (caso della ING). Bugie, bugie, come spesso accade nel mondo dei promotori.
I promotori finanziari devono imparare a difendersi e lo devono fare da soli, perché non c’è nessuno che lo faccia per loro. Sino ad oggi la categoria si è comportata come una spugna e ha sempre assorbito tutto. Quando si sono alzate le voci di gruppi di promotori, sempre comunque di una sola rete, spesso erano quelle dei managers interessati unicamente a risolvere i loro casi. Una volta chiarito il loro futuro e definito il nuovo ruolo, tutto si acquietava.
Sono convinto che un giorno i promotori diranno basta! Metteranno giù la penna, non andranno a visitare i clienti e chiederanno che siano definiti i loro diritti, perché oggi sono tutelati meno degli altri lavoratori. La loro sarà una legittima protesta per affermare la dignità ed il rispetto che le banche e le sim devono riconoscere alla loro categoria. “