Questa
ennesima tornata assembleare ha lasciato un segno in tutti noi che abbiamo
percorso il paese per rappresentare la posizione del Sindacato dopo la
rottura delle trattative in ABI.
Presentandoci fra i colleghi eravamo fortemente convinti che la scelta
di alzare il livello dello scontro negoziale con ABI fosse giusta.
Ben conoscevamo i disagi che quotidianamente i lavoratori vivono a causa
di una organizzazione del lavoro sempre più approssimativa e sentivamo
arrivare la pioggia battente delle lamentele per una retribuzione da troppo
tempo bloccata, ma davvero non ci attendevamo che l’attenzione di
molti, moltissimi fra i partecipanti, fosse rivolta alla questione etica
e morale.
Una questione che come FABI abbiamo sollevato da tempo, a volte anche
da soli, ma che riteniamo meriti grande attenzione.
“Non siamo invidiosi dei lauti stipendi che i banchieri
si pagano sia nei momenti di crisi del settore sia in quelli di vacche
grasse (e su questo ci sarebbe pure da obiettare) ma ci pare doveroso
rimarcare come alla fortuna delle aziende contribuiscono in modo decisivo
i lavoratori. Stipendi faraonici da un lato e semplice parziale recupero
inflativo dall’altro, non reggono né concettualmente, né
moralmente”.
Questo ci è stato ripetuto nelle assemblee. Questo ci hanno detto
i colleghi, in maniera ferma, decisa, con la calma di chi sa di avere
dalla sua parte la ragione.
I lavoratori, hanno poi insistito e non poco sull’etica dell’impresa.
Nessuno vuole più essere esposto a rischi che non gli competono.
La responsabilità sociale delle aziende di credito non può
restare, come vorrebbe ABI, una sorta di slogan pubblicitario per rassicurare
la clientela.
Banca etica,
significa banca responsabile verso gli utenti, ma anche e soprattutto
verso i dipendenti.
Unanimemente è stato poi ribadito come il Contratto collettivo
debba restare il punto centrale della negoziazione. Un contratto svuotato
di ogni sua potestà renderebbe infatti più fragile la categoria.
A più riprese i colleghi hanno poi richiesto la ripresa di un tavolo
unitario.
Abbiamo risposto che come FABI siamo disponibili, in nome del superiore
interesse della Categoria.
Ma tutto non dipende dalla nostra volontà.
Purtroppo, pare che altre Organizzazioni Sindacali non ritengano oggi
utile l’unità fra i Sindacati dei bancari.
Francamente, senza voler scendere sul piano di una polemica sterile con
le altre organizzazioni sindacali., sembrano un po’ forzate talune
reiterate prese di posizione, riportate anche nelle assemblee, di assoluta
impossibilità al dialogo.
Per fortuna che come sempre le parole volano e solo i fatti restano.
La valutazione comparata delle due piattaforme presentate all’ABI
mostra l’esistenza di alcune differenze di impostazione, soprattutto
per quanto attiene le richieste economiche.
Per il resto, sul piano normativo, entrambe le piattaforme hanno cercato
di rispondere ai molteplici problemi dei lavoratori.
Oggi i colleghi hanno ben compreso che il pericolo reale viene dall’ABI,
da quel gruppo di banchieri che, sino ad oggi, ha condotto la negoziazione
in modo arrogante nei confronti di tutte le Organizzazioni sindacali e
perciò nei confronti dei lavoratori .
Pensiamo, in virtù della situazione che stiamo vivendo, non vi
sia davvero un solo collega contento della divisione dei tavoli né
ad occidente, né ad oriente.
I bancari hanno espresso una volontà precisa e forte:ottenere,
dopo anni di digiuno forzato, un contratto soddisfacente.
Lavoriamo tutti per tradurre in realtà le legittime aspettative
dei lavoratori.
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