contratto      
di Enrico Gavarini      

Non solo soldi
 
Enrico Gavarini,
Segretario Nazionale Fabi
 

 

   

Enrico Gavarini, Segretario Nazionale FabiQuesta ennesima tornata assembleare ha lasciato un segno in tutti noi che abbiamo percorso il paese per rappresentare la posizione del Sindacato dopo la rottura delle trattative in ABI.
Presentandoci fra i colleghi eravamo fortemente convinti che la scelta di alzare il livello dello scontro negoziale con ABI fosse giusta.
Ben conoscevamo i disagi che quotidianamente i lavoratori vivono a causa di una organizzazione del lavoro sempre più approssimativa e sentivamo arrivare la pioggia battente delle lamentele per una retribuzione da troppo tempo bloccata, ma davvero non ci attendevamo che l’attenzione di molti, moltissimi fra i partecipanti, fosse rivolta alla questione etica e morale.
Una questione che come FABI abbiamo sollevato da tempo, a volte anche da soli, ma che riteniamo meriti grande attenzione.
“Non siamo invidiosi dei lauti stipendi che i banchieri si pagano sia nei momenti di crisi del settore sia in quelli di vacche grasse (e su questo ci sarebbe pure da obiettare) ma ci pare doveroso rimarcare come alla fortuna delle aziende contribuiscono in modo decisivo i lavoratori. Stipendi faraonici da un lato e semplice parziale recupero inflativo dall’altro, non reggono né concettualmente, né moralmente”.
Questo ci è stato ripetuto nelle assemblee. Questo ci hanno detto i colleghi, in maniera ferma, decisa, con la calma di chi sa di avere dalla sua parte la ragione.
I lavoratori, hanno poi insistito e non poco sull’etica dell’impresa.
Nessuno vuole più essere esposto a rischi che non gli competono. La responsabilità sociale delle aziende di credito non può restare, come vorrebbe ABI, una sorta di slogan pubblicitario per rassicurare la clientela.
Banca etica, significa banca responsabile verso gli utenti, ma anche e soprattutto verso i dipendenti.
Unanimemente è stato poi ribadito come il Contratto collettivo debba restare il punto centrale della negoziazione. Un contratto svuotato di ogni sua potestà renderebbe infatti più fragile la categoria.
A più riprese i colleghi hanno poi richiesto la ripresa di un tavolo unitario.
Abbiamo risposto che come FABI siamo disponibili, in nome del superiore interesse della Categoria.
Ma tutto non dipende dalla nostra volontà.
Purtroppo, pare che altre Organizzazioni Sindacali non ritengano oggi utile l’unità fra i Sindacati dei bancari.
Francamente, senza voler scendere sul piano di una polemica sterile con le altre organizzazioni sindacali., sembrano un po’ forzate talune reiterate prese di posizione, riportate anche nelle assemblee, di assoluta impossibilità al dialogo.
Per fortuna che come sempre le parole volano e solo i fatti restano.
La valutazione comparata delle due piattaforme presentate all’ABI mostra l’esistenza di alcune differenze di impostazione, soprattutto per quanto attiene le richieste economiche.
Per il resto, sul piano normativo, entrambe le piattaforme hanno cercato di rispondere ai molteplici problemi dei lavoratori.
Oggi i colleghi hanno ben compreso che il pericolo reale viene dall’ABI, da quel gruppo di banchieri che, sino ad oggi, ha condotto la negoziazione in modo arrogante nei confronti di tutte le Organizzazioni sindacali e perciò nei confronti dei lavoratori .
Pensiamo, in virtù della situazione che stiamo vivendo, non vi sia davvero un solo collega contento della divisione dei tavoli né ad occidente, né ad oriente.
I bancari hanno espresso una volontà precisa e forte:ottenere, dopo anni di digiuno forzato, un contratto soddisfacente.
Lavoriamo tutti per tradurre in realtà le legittime aspettative dei lavoratori.