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Il Dipartimento Contrattualistica della FABI ha redatto questo memorandum dove vengono brevemente illustrati gli indicatori che misurano il tasso di inflazione in Italia. |
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Inflazione programmata: viene fissata dal Governo nel Documento di Programmazione Economica e Finanziaria anno per anno, per legge entro il 30 giugno, ma di fatto in luglio, agosto o settembre. E’ stata introdotta per la prima volta negli Accordi Interconfederali del 23 luglio 1993, allo scopo di sostituire la scala mobile (o indennità di contingenza) prevista dai contratti di categoria per recuperare in maniera automatica il costo della vita. Nei primi anni è stata abbastanza allineata all’inflazione prevista da Enti governativi e da Istituti di analisi e ricerca, ma successivamente è stata scelta secondo criteri politici: in base ad essa infatti il Governo fissa anche la spesa per i pubblici dipendenti, dovendo adeguare gli stipendi di questa categoria. Inflazione effettiva:
è quella calcolata dall’Istat in base a rilevamenti provinciali
a carattere mensile. L’istituto di ricerca rileva mese per mese
i prezzi al dettaglio di numerosi prodotti: l’indice complessivo
viene calcolato utilizzando un paniere che non è altro che la percentuale
di spesa, ripartita fra i vari prodotti, che fa una famiglia tipica italiana.
Successivamente l’indicatore viene confrontato con quelle del mesi,
o degli anni precedenti. Per evitare errori di calcolo ripetuti si parte
da un indice convenzionale con base 100 dall’inizio di un anno prefissato
(ad esempio attualmente il viene fissato come base e reso uguale a 100
il paniere determinato il 1° gennaio 1995). Ogni mese quindi l’Istat
confronta gli indicatori, e pubblica gli incrementi ufficiali dell’inflazione
sia per genere di prodotti che per il complessivo risultante. Il calcolo
viene effettuato utilizzando quattro panieri: Inflazione attesa o prevista: è la percentuale di inflazione prevista per l’anno in corso o per gli anni futuri, utilizzando dei modelli macroeconomici basati sull’andamento precedente. Viene calcolata dalla stessa Istat, o da altri enti governativi, come la Banca d’Italia, e da istituti di ricerca, come Prometeia, ISAE ed altri. Ovviamente è meno affidabile nei primi sei mesi dell’anno, ma poi assume valori via via più certi, man mano che la base si allarga. Siccome il DPEF viene varato a giugno luglio, l’inflazione programmata dovrebbe essere allineata con le previsioni, salvo qualche piccolo scarto in termini di uno o due decimali dovuto a diverse interpretazioni dei dati, ma in realtà abbiamo visto che non è così. Uno dei motivi di contrasto fra Governo e Organizzazioni sindacali in relazione alle procedure di rinnovo dei Contratti Nazionali di categoria è proprio l’eccessivo divario fra previsioni e inflazione programmata, fissata d’imperio per quest’anno al 1,6%. Questo contrasto ha portato recentemente tutte le Confederazioni, ed anche sindacati di categoria come la FABI, a denunciare l’applicazione delle regole degli Accordi Interconfederali del luglio 1993.
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