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RISPARMIO,
riforma possibile
"La
necessità più urgente, la priorità, è
approvare le norme sulla governance societaria
e sul rafforzamento degli organismi di controllo dei mercati
finanziari. Vi sarà poi tutto il tempo per pensare
al riassetto delle autorità di vigilanza, utilizzando
naturalmente i suggerimenti della Bce che, in merito alla
carica del governatore della Banca d’Italia, non pongono
alcun termine”.
La concezione virtuosa del risparmio è troppo spesso
travisata e distorta dalle banche: c’è bisogno
di promuovere un’etica nuova della trasparenza, in cui
la responsabilità divenga l’arma in mano all’impresa
per avere successo sui mercati. Occorre realizzare un nuovo
umanesimo del lavoro e della produzione. È questa la
via maestra, al di là delle indispensabili riforme
che il Parlamento è chiamato a varare nell’ambito
della sua responsabilità legislativa, per far sì
che scandali devastanti come quello Parmalat non si ripetano,
che i risparmiatori e gli investitori ritrovino la fiducia
e perché l’intero sistema Paese riacquisti credibilità
sui mercati. •
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SPRECO
DI DENARO PUBBLICO.
ORA BASTA
"siamo
rimasto allibito e sconcertati nell’apprendere dal giornale
Libero dello scorso 9 agosto che “la
Regione Campania elargisce fior di quattrini a consulenti
per collaborazione irrisorie ed inutili”.
Non si può rimanere inerti innanzi a tale spreco di
pubblico danaro, né si possono chiedere altri sacrifici
ai cittadini, se prima non si moralizza tutta la spesa pubblica.
Si ponga un limite all’uso delle macchine di servizio,
così come a quello dei telefoni cellulari, il cui canone
grava, oltre al costo dello stesso apparecchio, sui bilanci
delle pubbliche amministrazioni. Che dire inoltre delle spese
per le «facili» missioni all’estero e di
quelle relative agli arredi degli uffici delle alte autorità?.
Lo spreco di denaro pubblico indigna ed offende i cittadini
che pagano le tasse. •
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ADUC: “SOLO 31 BANCHE SU 180
SEGUONO PATTI CHIARI”.
Presi in giro i risparmiatori
Il
ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, probabilmente
appagato da quelli che lui giudica ottimi risultati dell’accordo
per il blocco dei prezzi su alcuni prodotti della grande distribuzione
alimentare messi in atto dal suo collega delle Attività
Produttive, ci prova coi servizi bancari. Chissà cosa
si inventerà. L’invenzione del blocco dei prezzi
alimentari è proprio il contrario di quella che dovrebbe
essere una politica di un libero mercato, ed è stato
fatto in un ambito in cui il gioco della concorrenza si può
dire che c’era. Ma, nell’ambito dei servizi bancari,
la vediamo propria dura”.
A parlare così è il presidente Aduc, Vincenzo
Donvito, che ricorda come proprio dai dati dell’ABI
risulta che finora solo 31 banche su 180 hanno interamente
attuato gli otto progetti di trasparenza messi a punto dalla
stessa ABI nell’ambito dell’iniziativa Patti
Chiari.
“Se poi prendiamo in considerazione la ormai mitica
riforma del risparmio, con la creazione della super-Consob,
che sembrava cosa fatta a ridosso degli storici scandali (Parlmalat
in testa), fatto fuori il ministro Giulio Tremonti, riportato
nell’olimpo il governatore di Bankitalia Antonio Fazio,
ora la riforma è tranquillamente entrata nei meandri
del più oscuro e intricato parlamentarismo, e ci si
consenta di dubitare che presto ne vedremo la luce”.
“Anche in questo ambito - prosegue il presidente dell’Aduc
- si sta per reiterare l’errore del blocco dei prezzi.
Non serve a nulla agire sugli effetti, ma occorre mettere
mano, e in modo pesante, alle cause, in modo da mettere tutti
in grado di competere e non di offrire i loro servizi a prezzi
standard limati verso l’alto. Quindi,
perché l’ABI non prevede sanzioni pesanti per
chi, aderendo ad iniziative come Patti Chiari
non le rispetta?”
“Se non ci si muove con queste logiche - conclude Donvito
- non solo non si va da alcuna parte, ma, continuando a prendere
in giro consumatori e risparmiatori sempre più consapevoli
di questa presa in giro, si creano danni irreparabili verso
la fiducia delle istituzioni”.
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Enti inutili,
una storia vecchia
"Buona
parte degli enti pubblici, coerentemente ai principi di economicità
ed efficienza cui si ispira l'azione della pubblica amministrazione,
dovrebbe essere soppressa”.
Abbiamo ritrovato questa frase nel discorso di presentazione
alle Camere di un governo di vent’anni fa. Eppure, in
Italia resistono tenacemente troppi enti pubblici che svolgono
funzioni di dubbia utilità, sottraendo, conseguentemente,
importanti risorse che potrebbero essere destinate a finalità
ben più serie, come la realizzazione di opere pubbliche
o l’assistenza ai cittadini.
Vedremo che farà questo governo: noi siamo scettici…
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