di Lodovico Antonini      
 
  RISPARMIO,
riforma possibile

"La necessità più urgente, la priorità, è approvare le norme sulla governance societaria e sul rafforzamento degli organismi di controllo dei mercati finanziari. Vi sarà poi tutto il tempo per pensare al riassetto delle autorità di vigilanza, utilizzando naturalmente i suggerimenti della Bce che, in merito alla carica del governatore della Banca d’Italia, non pongono alcun termine”.
La concezione virtuosa del risparmio è troppo spesso travisata e distorta dalle banche: c’è bisogno di promuovere un’etica nuova della trasparenza, in cui la responsabilità divenga l’arma in mano all’impresa per avere successo sui mercati. Occorre realizzare un nuovo umanesimo del lavoro e della produzione. È questa la via maestra, al di là delle indispensabili riforme che il Parlamento è chiamato a varare nell’ambito della sua responsabilità legislativa, per far sì che scandali devastanti come quello Parmalat non si ripetano, che i risparmiatori e gli investitori ritrovino la fiducia e perché l’intero sistema Paese riacquisti credibilità sui mercati.

 

 
 

SPRECO DI DENARO PUBBLICO.
ORA BASTA

"siamo rimasto allibito e sconcertati nell’apprendere dal giornale Libero dello scorso 9 agosto che “la Regione Campania elargisce fior di quattrini a consulenti per collaborazione irrisorie ed inutili”.
Non si può rimanere inerti innanzi a tale spreco di pubblico danaro, né si possono chiedere altri sacrifici ai cittadini, se prima non si moralizza tutta la spesa pubblica.
Si ponga un limite all’uso delle macchine di servizio, così come a quello dei telefoni cellulari, il cui canone grava, oltre al costo dello stesso apparecchio, sui bilanci delle pubbliche amministrazioni. Che dire inoltre delle spese per le «facili» missioni all’estero e di quelle relative agli arredi degli uffici delle alte autorità?. Lo spreco di denaro pubblico indigna ed offende i cittadini che pagano le tasse.

 

 
  ADUC: “SOLO 31 BANCHE SU 180 SEGUONO PATTI CHIARI”.
Presi in giro i risparmiatori

Il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, probabilmente appagato da quelli che lui giudica ottimi risultati dell’accordo per il blocco dei prezzi su alcuni prodotti della grande distribuzione alimentare messi in atto dal suo collega delle Attività Produttive, ci prova coi servizi bancari. Chissà cosa si inventerà. L’invenzione del blocco dei prezzi alimentari è proprio il contrario di quella che dovrebbe essere una politica di un libero mercato, ed è stato fatto in un ambito in cui il gioco della concorrenza si può dire che c’era. Ma, nell’ambito dei servizi bancari, la vediamo propria dura”.
A parlare così è il presidente Aduc, Vincenzo Donvito, che ricorda come proprio dai dati dell’ABI risulta che finora solo 31 banche su 180 hanno interamente attuato gli otto progetti di trasparenza messi a punto dalla stessa ABI nell’ambito dell’iniziativa Patti Chiari.
“Se poi prendiamo in considerazione la ormai mitica riforma del risparmio, con la creazione della super-Consob, che sembrava cosa fatta a ridosso degli storici scandali (Parlmalat in testa), fatto fuori il ministro Giulio Tremonti, riportato nell’olimpo il governatore di Bankitalia Antonio Fazio, ora la riforma è tranquillamente entrata nei meandri del più oscuro e intricato parlamentarismo, e ci si consenta di dubitare che presto ne vedremo la luce”.
“Anche in questo ambito - prosegue il presidente dell’Aduc - si sta per reiterare l’errore del blocco dei prezzi. Non serve a nulla agire sugli effetti, ma occorre mettere mano, e in modo pesante, alle cause, in modo da mettere tutti in grado di competere e non di offrire i loro servizi a prezzi standard limati verso l’alto. Quindi, perché l’ABI non prevede sanzioni pesanti per chi, aderendo ad iniziative come Patti Chiari non le rispetta?”
“Se non ci si muove con queste logiche - conclude Donvito - non solo non si va da alcuna parte, ma, continuando a prendere in giro consumatori e risparmiatori sempre più consapevoli di questa presa in giro, si creano danni irreparabili verso la fiducia delle istituzioni”.

 

 
 

Enti inutili, una storia vecchia

"Buona parte degli enti pubblici, coerentemente ai principi di economicità ed efficienza cui si ispira l'azione della pubblica amministrazione, dovrebbe essere soppressa”.
Abbiamo ritrovato questa frase nel discorso di presentazione alle Camere di un governo di vent’anni fa. Eppure, in Italia resistono tenacemente troppi enti pubblici che svolgono funzioni di dubbia utilità, sottraendo, conseguentemente, importanti risorse che potrebbero essere destinate a finalità ben più serie, come la realizzazione di opere pubbliche o l’assistenza ai cittadini.
Vedremo che farà questo governo: noi siamo scettici…

 


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