di Arturo    
 
Tiziano Vecellio Salomé con
la testa
del Battista

Roma,
Galleria Doria Pamphili.
 
Paolo Calliari, detto il Veronese
Madonna col Bambino e i Santi Caterina e Pietro
Vicenza, Pinacoteca
di Palazzo Chiericati
 
El Greco,
La guarigione del cieco nato
 
Battista Franco,
detto Semolei
Adorazione
dei pastori

Milano, Collezione privata
 
  Natura e Maniera tra TIZIANO e CARAVAGGIO
   
  Bonifacio Veronese
Madonna
con bambino
e Santi

Copenhagen, Pinacoteca Nivaagard
   
  Caravaggio
Conversione
di Saulo

Roma, Collezione Principi Odescalchi
   
 
   
 

"La sua arte, come quella di tutti costoro, è una sola fumata sorta su immensa dalle ceneri violette di Giorgione, mescolatasi nella dolce nebbia della valle padana con qualche soffio gemente di espressionismo boreale…”. Con queste parole Roberto Longhi descrive l’opera del pittore Dosso Dossi, e di altri rappresentanti della pittura lombarda del Cinquecento.
Se le tele si snodano lungo un percorso sinuoso tra l’attenzione al dato reale e il virtuosismo formale, spesso unendo le due diverse caratteristiche, il percorso espositivo si adegua alla fluidità di questa evoluzione. L’iter iconografico suggerisce, secondo i più recenti studi critici, la genesi della rivoluzionaria rappresentazione della realtà del Caravaggio, cui partecipano nel secolo precedente molti pittori manieristi. Il clima artistico del Cinquecento si compone di un andirivieni di affinità e rimandi, tra manierismo e connubio paesaggio figura.
Apre la rassegna il grande Tiziano, presente in mostra con otto tele. Tra esse due rappresentazioni delle Stimmate di San Francesco, una proveniente da Ascoli Piceno, oggetto di restauro grazie a questo evento, pittura di incredibile modernità in cui si riassume l’arte del Maestro. Notevoli sono i dipinti di Palma il Vecchio, quali la Sacra Conversazione e la Flagellazione. Ancora più degna di nota è la “Madonna col Bambino e i santi Giuseppe e Gerolamo, adorati dal procuratore Gerolamo Marcello” opera di un giovanissimo Tintoretto che nella straripante figura di san Gerolamo offre un palese omaggio a Michelangelo. Tra le novità critiche della mostra sta l’identificazione iconografica di alcune opere di Lorenzo Lotto, operata attraverso un attento studio del libro dei conti. Ecco dunque suggerito un nome per alcuni ritratti: di Giovanni Maria Pizoni, di Ludovico Avolante. Notevole la presenza di opere di Giulio Romano, che lega il suo nome a Palazzo Te, avendolo progettato e decorato, con uno dei massimi capolavori della Maniera del Nord nelle sale di Psiche, dei Venti e dei Giganti. Da non tralasciare la presenza del Correggio e del Parmigianino, con due lezioni artistiche diverse ma parallele, così come di Dosso Dossi, che combina il cromatismo veneto di Giorgione e Tiziano con la compagine culturale alta e sofisticata della corte estense.
Un percorso ambizioso quello della mostra, che vuole dimostrare come nel periodo del Manierismo nel nord Italia, in particolare nella Valle Padana, fosse sorta una scuola pittorica che nulla aveva da invidiare a quella di Raffaello e di Michelangelo.
Una mostra segnata da una italianissima querelle tra gli organizzatori ed il Ministero dei Beni Culturali circa l'enorme tavola del Caravaggio, "La Conversione di Saulo", prestata dalla Principessa Odescalchi, assicurata per 50 milioni di euro e “bloccata” dal veto dei Soprintendenti del Ministero, su cui si è scagliato con la ben nota veemenza Vittorio Sgarbi.
Nonostante l’incidente, l'iter pittorico appare completo al visitatore, confermando l'importanza della città di Mantova come centro di manifestazioni culturali ed artistiche di rilevanza non solo nazionale, accanto ad altre città (Ferrara, Parma,…); in un'ideale rinascita di un polo artistico padano erede di una grande tradizione, che si affianca alle tradizionali città d'arte italiane. •