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Siamo ben allenati
alle difficoltà, così come abbiamo sottolineato nell’editoriale
dell’ultimo numero, ed anche alla pazienza.
Ci si presenta, però, una situazione davvero molto complessa.
Infatti, accanto ad un quadro economico generale del Paese – peraltro
non solo economico, bensì anche sociale e politico – davvero
molto confuso, tale da rendersi poco leggibile da qualunque angolo lo
si voglia prendere, ci troviamo a fare i conti con una realtà di
categoria sempre più precaria e mutevole.
Vediamo un po’ più da vicino.
Il 2004 si chiude con un rallentamento dell’inflazione dovuto al
calo dei consumi; una legge finanziaria con pochi contenuti ed un disagio
crescente delle regioni del Sud.
Note, queste, di estrema sintesi, che riteniamo, tuttavia, sufficientemente
attendibili.
Ciascuno, poi, all’interno di tali sintesi può sviluppare
tutte le analisi che vuole, individuando responsabilità e ritardi,
ma crediamo che difficilmente si possa pervenire a conclusioni molto diverse.
Ora, lo stato di salute del settore del credito non è tra i migliori,
se pure in presenza di un risanamento del sistema, realizzato anche con
il contributo dei lavoratori.
Le vicende dei prodotti finanziari “malati” (Parmalat, Cirio
e simili), il costo sempre elevato delle spese bancarie e, da ultimo,
la questione dell’anatocismo (il pagamento indebito degli interessi
sugli interessi) hanno incrinato non poco l’immagine delle Aziende
di credito.
In questa doppia cornice si colloca il rinnovo del Contratto nazionale,
che si trascina, da mesi, con modalità atipiche rispetto al passato,
e fino ad ora senza risultati.
Ma nelle trattative tutto è possibile: che intervenga - ad esempio
- uno scarto improvviso, che porti ad una accelerazione rapida; oppure
ulteriori elementi di ritardo, che allunghino i tempi verso i primi mesi
dell’anno prossimo.
Non lo sappiamo, anche perché gli incontri con ABI
sono alterni e discontinui.
Noi insistiamo sulla nostra strada, con la coerenza di sempre.
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