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Il valore di un NO
 
 
Cristina Attuati
Segretario Generale Fabi
 

 

 

Cristina Attuati"Un contratto è un’intesa fra due o più parti …”
Così recita, brevemente, senza tanti preamboli il Codice Civile all’articolo 1321.
Dunque - e senza ombra di dubbio! - un contratto, in quanto intesa, non deve essere stipulato ad ogni costo, ma solo se entrambi i contraenti sono soddisfatti del risultato finale.
L’ipotesi di accordo del 12 febbraio 2005 (di fatto il futuro contratto) proposta da ABI e firmata da FIBA-FISAC-UILCA-FALCRI- DIRCREDITO, ha visto la FABI dire “NO”.
Ci rendiamo conto che si tratta di un fatto nuovo per questo settore, (invero non per altri comparti, dove la CGIL spesso ha preso posizioni analoghe alla nostra).
Nuovo e del tutto rilevante.
Infatti, non può passare inosservato, o risultare privo di efficacia, che il sindacato che rappresenta il maggior numero di lavoratori del credito si ponga in posizione critica rispetto alle conclusioni di una vertenza nata, peraltro, sotto una cattiva stella.
La divisione fra i sindacati, sulla quale abbiamo già più volte espresso il nostro dissenso e da noi non voluta in alcun modo, ha sicuramente prodotto una minor forza d’urto in tutta la fase negoziale.
Per avere la riprova di questa nostra affermazione, basta leggere il testo dell’ipotesi di accordo.
In una situazione di mercato positiva, confermata dalle dichiarazioni dei manager delle banche e sbandierata sui media, circa i portentosi utili realizzati dalle imprese di credito, gli incrementi retributivi concordati il 12 febbraio, non determinano di fatto alcun reale incremento delle retribuzioni.
Professionalità e formazione, i veri punti di forza delle rivendicazioni sindacali, trovano solo modesti accenni, per lo più in applicazione di Leggi dello Stato.
L’arrogante volontà delle aziende di erogare il salario variabile unilateralmente e senza alcun controllo sindacale, non viene scalfita di un millimetro.
Eticità dell’impresa e tutela dei dipendenti,
che vendono prodotti finanziari, restano nell’elenco delle buone intenzioni contenute nel protocollo del giugno 2004, senza trovare definizione in norme contrattuali certe.
Infine, l’introduzione della Legge Biagi, una legge difesa ad oltranza ormai solo da pochissimi per la sua indeterminatezza e che le stesse Regioni tardano ad applicare, consentirà alle banche di assumere apprendisti, senza limiti percentuali né garanzie sulla loro conferma, a meno di mille euro mensili.
Un vantaggio solo per le banche ed un colpo mortale per i giovani in cerca di lavoro!
Pensiamo che il nostro NO, rappresenti non solo un gesto di coraggio, ma soprattutto un atto di rispetto verso i lavoratori, che ci avevano affidato un mandato ben preciso nelle assemblee.

Il nostro NO non è venuto certo da una reazione istintiva: la FABI è un sindacato responsabile, che pondera le sue decisioni. Nessuno di noi naviga vista, nell’attesa di vedere quello che accadrà.
Quel che ci riguarda, riporteremo ai lavoratori, nelle assemblee, il nostro pensiero e la nostra posizione, peraltro confermate ampiamente da tutte le nostre strutture federali e territoriali, che hanno visto la partecipazione di oltre 2.500 Dirigenti sindacali in tutt’Italia.
I lavoratori hanno il diritto di essere informati in modo chiaro, trasparente, equilibrato.
Metteremo tutti in condizioni di sapere tutto e di decidere con serenità e consapevolezza.
Proprio a per questo, abbiamo chiesto, in tempi non sospetti, già prima del 12 febbraio, alle altre Organizzazioni sindacali, di indire un referendum come strumento di massima democrazia.
Ci auguriamo che le altre Sigle rispondano prontamente, poiché lo Statuto dei lavoratori consente l’effettuazione del referendum, solo se vi è un consenso da parte di tutti sindacati.
Per il futuro, ribadiamo un concetto semplice, che non nasconde bizantinismi.
I problemi che questa categoria ancora dovrà affrontare, sono talmente rilevanti da non consentire a nessuno sottovalutazioni di sorta: occorre l’impegno unitario di tutti, senza il quale la Categoria è destinata a sottostare allo strapotere delle banche.
Da parte nostra, crediamo e ribadiamo che solo un sindacato forte, unito, con solidi progetti alle spalle, possa gestire le trasformazioni, le fusioni, le dinamiche occupazionali e gestionali, e realizzare positivi contratti per la categoria.

Un NO, a volte, può servire più di mille sì, se questo no, nasce da una ragione forte.
Ci rivolgiamo, più che ad ogni altro, ai nostri Iscritti, ma anche alle Lavoratrici, ai Lavoratori del settore ed alle altre Organizzazioni sindacali, invitando tutti ad un ulteriore riflessione: un contratto, ancor più se lungo e travagliato, deve trovare un punto di equilibrio fra le esigenze delle aziende e quelle dei lavoratori.
Stavolta non si potrà dire, col senno del poi, che l’insoddisfazione dei Lavoratori è emersa solo quando non era più possibile correggere il tiro o quando oramai la tensione della vertenza è sfumata.
Il piatto della bilancia contrattuale pende dalla parte delle aziende, ma noi siamo convinti che deve e può tornare al più presto in equilibrio, dando ai Lavoratori quello che è giusto.
Una inversione di tendenza nelle relazioni fra le Sigle sindacali e fra Sindacato e Aziende è necessaria e non differibile.
Questo il senso del nostro NO.
Questo il nostro compito ed il nostro dovere di sindacalisti e di uomini al servizio dei Lavoratori.

Cristina Attuati
Segretario Generale FABI