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Per
tutti è il magnifico interprete della Belle Epoque e dei suoi brillanti
protagonisti. Certamente Giovanni Boldini è questo, ma è
anche molto di più: un grande artista che, partendo dall’ambiente
sperimentale dei macchiaioli, si è presto confrontato con la ribalta
internazionale seguendo un suo percorso attraverso un modo del tutto personale
di dipingere, ancora sensibile al nuovo, ma altrettanto radicato nella
tradizione dell’arte italiana ed europea.
Pochi artisti italiani di quel momento hanno, e continuano a riscuotere,
il successo che egli ha saputo conquistarsi in tutta Europa e in America.
Un successo legato naturalmente ai suoi celeberrimi (e contesi) ritratti,
soprattutto quelli femminili, ma anche ai paesaggi, alle scene di interni,
alle brulicanti vedute parigine e a quelle nostalgiche di Venezia. Un
artista versatile e originale che oggi, una straordinaria mostra italiana
consente di riscoprire in tutte le sue diverse e affascinanti sfaccettature.
Giovanni Boldini, nato a Ferrara nel 1842 e morto a Parigi nel 1931, è
stato nel corso della sua lunga vita uno degli artisti più popolari
e amati, proprio per la
sua capacità di saper rendere, attraverso una pittura di straordinaria
forza evocativa sia di luoghi sia di personaggi, l’atmosfera scintillante
ma inquieta della Belle Epoque. Di questo momento di passaggio, che preludeva
ai drammatici cambiamenti che sarebbero intervenuti nella storia dell’umanità,
quest’uomo idolatrato dalle donne, elegante, sofisticato, definito
da Diego Martelli uno “gnomo” che “vi inviluppa, vi
sbalordisce, vi incanta”, fu il simbolo.
Della enorme produzione pittorica di Boldini, artista di superbo mestiere
e veramente prolifico, sono state selezionate circa centoventi opere,
provenienti dai maggiori musei (la Galleria Nazionale d’Arte Moderna
di Roma, Capodimonte a Napoli,
il Musée d’Orsay di Parigi, il Metropolitan Museum di New
York, il Philadelphia Museum) e collezioni private europee e americane.
Si tratta dei capolavori più significativi di un percorso che lo
ha visto partecipe e protagonista di esperienze diverse, dalla giovinezza
legata a Firenze e all’adesione al gruppo dei Macchiaioli, alla
maturità di una vicenda professionale trascorsa interamente a Parigi,
e scandita da frequenti viaggi in Italia, soprattutto a Venezia, o a Londra
e in America.
In quella che era allora la capitale mondiale delle arti, Boldini mutò
il suo linguaggio macchiaiolo degli inizi, dove aveva pur raggiunto esiti
originali e sorprendenti per qualità, per aderire alla pittura
à la mode condizionata dalle esigenze dei ricchi collezionisti
francesi e americani che avevano il loro riferimento nel potente mercante
d’arte Goupil. In questo genere, che prevedeva quadri di piccolo
formato dipinti con sapiente virtuosismo, con temi o di vita contemporanea
o evocanti la grazia perduta del Settecento, guadagnò fama e ricchezza.
Furono il preludio alle opere della maturità, le grandi vedute
parigine, quelle di Venezia, le istantanee del mondo della musica e della
danza, e soprattutto i monumentali ritratti dei maggiori protagonisti
della mondanità e della cultura internazionale, aristocratici,
ricchi borghesi, scrittori, musicisti, celebrità dello spettacolo.
Ispirate ai grandi maestri del passato, come Van Dyck, Frans Hals, Velazquez,
Tiepolo, da lui amati e studiati, queste seducenti immagini si snodano
nelle sezioni in cui la mostra è articolata, come in un grande
romanzo.
Il romanzo della vita.
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