di Enrico Gavarini Segretario Nazionale Fabi      

Appunti di viaggio di un Segretario Nazionale Fabi
Lutto in tutta la Fabi: è morto Francesco Cerutti
 
In giro per l’Italia a fare assemblee…
in attesa di ritrovare l’unità sindacale
     
 

Francesco CeruttiUIn fondo, il momento più gratificante per un sindacalista, non è fare trattativa: che è poi la tecnica applicata, ma stare con i colleghi nelle assemblee; parlare con loro, trasmettere loro non solo un messaggio freddo e razionale, ma le proprie emozioni, e soprattutto ascoltare; indispensabile è alla fine, più di ogni altra cosa, saper ascoltare.
Così, dopo mesi di trattativa in ABI, lunghi, troppo lunghi, chiusi dentro le stanze di Palazzo Altieri, ho ripreso a percorrere le strade di questa nostra Italia, come tanti altri colleghi della FABI, per tenere assemblee.
In verità, consentitemi questo piccolo appunto di viaggio, le strade del nostro paese, sono sempre più strette, che si vada a sud, o a nord, infatti poco importa. Le strade si stringono, proprio come, curiosamente, i problemi della società, tendono ad allargarsi.

Un primo elemento importante
Partecipazione dei lavoratori nelle assemblee: spesso molto numerosa.

Pensiero riportato in cartella, e prima nella memoria.
In ogni Piazza, è emersa una generalizzata condivisione della posizione assunta dalla FABI.
Non firmare il 12 febbraio, ha rappresentato un atto coerente con il mandato ricevuto dai lavoratori. Il contratto, presenta poi criticità e manca di elementi ritenuti essenziali.
Nelle assemblee abbiamo voluto esprimere il nostro disappunto verso i banchieri, verso il team guidato da Sella, verso manager molto attenti a tagliare costi e poco disponibili ad avviare un confronto moderno ed illuminato col Sindacato.
Le nostre critiche sono state rivolte alla controparte.
Perché è giusto che sia così, perché ciò che è stato realizzato è opera loro, perché il nostro avversario, non sarà mai rappresentato dalle altre Organizzazioni sindacali.
Siamo convinti che sia legittimo esprimere posizioni diverse. Tutto ciò fa parte del pluralismo, così come occorrerebbe poi fare sintesi fra le diverse posizioni nel rispetto reciproco.

Un secondo elemento altrettanto importante, dopo il primo
Le Colleghe, i Colleghi, hanno chiesto chiarimenti, sono intervenuti, hanno espresso opinioni. Anche molti Colleghi Sindacalisti di altre Organizzazioni hanno presenziato, ed hanno parlato. Alcuni esponendo, giustamente, posizioni diverse dalla nostra, altri condividendo, in massima parte, le nostre criticità e pure la richiesta di referendum come garanzia per una maggiore democrazia.

Un terzo spunto: rivolto a tutti
Abbiamo invitato tutti a riflettere. Tutti: iscritti FABI, non iscritti, iscritti alle altre Organizzazioni sindacali.
La divisione fra sindacali, è un ostruzionismo che si riflette negativamente sulla categoria. Anziché sforzarci nel trovare ragioni per stare divisi, occorrerebbe spendere energie, ricercando nuovi motivi per stare insieme.
Si tratta ovviamente, sempre di buona volontà.
La FABI è disponibile al dialogo, alla ricostruzione di una strada comune. Senza pregiudizi, nell’interesse superiore della categoria.
Sul tema tema dell’esigenza di ritrovare unità, non vi è stato un solo lavoratore, non uno, che non si sia dichiarato perfettamente d’accordo.
La tornata di assemblee, dopo giorni di viaggio: è finita.
Roma ci riospita con un bel sole caldo e, mentre scrivo, da Palazzo Altieri i banchieri già ci chiamano per un incontro tecnico sui permessi sindacali e già il calendario mi dice che, a breve, inizieranno le trattative nelle Banche di Credito Cooperativo.
Impressioni conclusive
Che la rassegnazione, quella sorta di scoglio al quale si aggrappavano negli ultimi tempi i bancari, sta lentamente scomparendo sotto il mare. Se la rassegnazione si sta abissando, anche se qualcuno teme, ovviamente, nel lasciarla andare, occorre stabilire nuovi punti di appoggio, per non restare in balia delle onde, o in balia, nel caso, delle banche.
Ho visto fra i lavoratori, molta voglia di sentirsi parte di un sindacato coraggioso.
Non incosciente. Non irresponsabile. Ma coraggioso: sì.
Il coraggio normalmente deriva dalla forza e dalla consapevolezza.
Rimuovere una tendenza alla rassegnazione e sostituirla con il coraggio e con la partecipazione diffusa è come sostituire uno scoglio piuttosto residuale, con un’isola.
Starà poi a noi, ed ai lavoratori, creare su quest’isola, le strutture, le premesse ideali e politiche, per realizzare nuovi contratti, nuovi baluardi normativi a difesa della categoria.
Non solo soldi. Ma certezze nel quotidiano.
Non solo soldi. Ma etica e sindacato forte.

Verso questo futuro, per questo futuro, intendiamo, insieme alle altre Organizzazioni sindacali ragionare, muoverci, lavorare.

……..in attesa di nuove assemblee e di una ritrovate, indispensabile unità.

 
Lando Sileoni, Responsabile dell’Ufficio Stampa della Federazione, ha “scovato” questo interessante studio realizzato dalla Hypo Alpe-Adria Bank di Udine che ha analizzato, provincia per provincia, il rapporto esistente, in termini numerici fra densità della popolazione e numero di sportelli bancari esistenti.
Lo riproponiamo ai nostri Lettori.