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UIn
fondo, il momento più gratificante per un sindacalista, non è
fare trattativa: che è poi la tecnica applicata, ma stare con i
colleghi nelle assemblee; parlare con loro, trasmettere loro non solo
un messaggio freddo e razionale, ma le proprie emozioni, e soprattutto
ascoltare; indispensabile è alla fine, più di ogni altra
cosa, saper ascoltare.
Così, dopo mesi di trattativa in ABI, lunghi, troppo lunghi, chiusi
dentro le stanze di Palazzo Altieri, ho ripreso a percorrere le strade
di questa nostra Italia, come tanti altri colleghi della FABI, per tenere
assemblee.
In verità, consentitemi questo piccolo appunto di viaggio, le strade
del nostro paese, sono sempre più strette, che si vada a sud, o
a nord, infatti poco importa. Le strade si stringono, proprio come, curiosamente,
i problemi della società, tendono ad allargarsi.
Un primo elemento importante
Partecipazione dei lavoratori nelle assemblee: spesso molto numerosa.
Pensiero riportato in cartella, e prima nella memoria.
In ogni Piazza, è emersa
una generalizzata condivisione della posizione assunta dalla FABI.
Non firmare il 12 febbraio, ha rappresentato
un atto coerente con il mandato ricevuto dai lavoratori. Il contratto,
presenta poi criticità e manca di elementi ritenuti essenziali.
Nelle assemblee abbiamo voluto
esprimere il nostro disappunto verso i banchieri, verso il team guidato
da Sella, verso manager molto attenti a tagliare costi e poco disponibili
ad avviare un confronto moderno ed illuminato col Sindacato.
Le nostre critiche sono state rivolte
alla controparte.
Perché è giusto che
sia così, perché ciò che è stato realizzato
è opera loro, perché il nostro avversario, non sarà
mai rappresentato dalle altre Organizzazioni sindacali.
Siamo convinti che sia legittimo
esprimere posizioni diverse. Tutto ciò fa parte del pluralismo,
così come occorrerebbe poi fare sintesi fra le diverse posizioni
nel rispetto reciproco.
Un secondo elemento altrettanto importante, dopo
il primo
Le Colleghe, i Colleghi, hanno chiesto chiarimenti, sono intervenuti,
hanno espresso opinioni. Anche molti Colleghi Sindacalisti di altre Organizzazioni
hanno presenziato, ed hanno parlato. Alcuni esponendo, giustamente, posizioni
diverse dalla nostra, altri condividendo, in massima parte, le nostre
criticità e pure la richiesta di referendum come garanzia per una
maggiore democrazia.
Un terzo spunto: rivolto a tutti
Abbiamo invitato tutti a riflettere. Tutti: iscritti FABI, non iscritti,
iscritti alle altre Organizzazioni sindacali.
La divisione fra sindacali, è un ostruzionismo che si riflette
negativamente sulla categoria. Anziché sforzarci nel trovare ragioni
per stare divisi, occorrerebbe spendere energie, ricercando nuovi motivi
per stare insieme.
Si tratta ovviamente, sempre di buona volontà.
La FABI è disponibile al dialogo, alla ricostruzione di una strada
comune. Senza pregiudizi, nellinteresse superiore della categoria.
Sul tema tema dellesigenza di ritrovare unità, non vi è
stato un solo lavoratore, non uno, che non si sia dichiarato perfettamente
daccordo.
La tornata di assemblee, dopo giorni di viaggio: è finita.
Roma ci riospita con un bel sole caldo e, mentre scrivo, da Palazzo Altieri
i banchieri già ci chiamano per un incontro tecnico sui permessi
sindacali e già il calendario mi dice che, a breve, inizieranno
le trattative nelle Banche di Credito Cooperativo.
Impressioni conclusive
Che la rassegnazione, quella sorta di scoglio al quale si aggrappavano
negli ultimi tempi i bancari, sta lentamente scomparendo sotto il mare.
Se la rassegnazione si sta abissando, anche se qualcuno teme, ovviamente,
nel lasciarla andare, occorre stabilire nuovi punti di appoggio, per non
restare in balia delle onde, o in balia, nel caso, delle banche.
Ho visto fra i lavoratori, molta voglia di sentirsi parte di un sindacato
coraggioso.
Non incosciente. Non irresponsabile. Ma coraggioso: sì.
Il coraggio normalmente deriva dalla forza e dalla consapevolezza.
Rimuovere una tendenza alla rassegnazione e sostituirla con il coraggio
e con la partecipazione diffusa è come sostituire uno scoglio piuttosto
residuale, con unisola.
Starà poi a noi, ed ai lavoratori, creare su questisola,
le strutture, le premesse ideali e politiche, per realizzare nuovi contratti,
nuovi baluardi normativi a difesa della categoria.
Non solo soldi. Ma certezze nel quotidiano.
Non solo soldi. Ma etica e sindacato forte.
Verso questo futuro, per questo futuro, intendiamo, insieme alle altre
Organizzazioni sindacali ragionare, muoverci, lavorare.
..in attesa di nuove assemblee e di una ritrovate, indispensabile
unità. |
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