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Bruno Tabacci,
Presidente della Commissione Attività Produttive della Camera, e Gianfranco Amato Segretario Generale Aggiunto Fabi
 
Marco Muratore ,
Segretario Coordinatore del Sab Fabi di Verona (in piedi) accanto all’Avvocato Stefano Fanini (Codacons)
e a Lucio Bussi,
caporedattore de “L’Arena” di Verona
Un folto pubblico
è accorso a seguire l’incontro- dibattito sulla tutela del risparmio
Che il tema del convegno promosso dal Sab di Verona “Quale legge sulla tutela del risparmio?” fosse di grande attualità non c’era il benché minimo dubbio, anche perché la legge è in votazione proprio in questo periodo.
Che la risposta della città di Verona a tale iniziativa fosse di così grande presenza e intensità, non molti probabilmente c’avrebbero scommesso.
La prestigiosa cornice della sala convegni della centralissima e storica Gran Guardia di Verona era praticamente gremita, grande il dispiegamento dei media, folta la presenza delle autorità, politici, sindacalisti, banchieri, molti i colleghi e molti anche i semplici risparmiatori curiosi di conoscere il destino dei propri bond argentini, Cirio o Parmalat.
Ma andiamo con ordine.
Ad aprire i lavori ci ha pensato il segretario provinciale del Sab di Verona, Marco Muratore, che ha ricordato, nel presentare l’ospite più atteso, l’On. Bruno Tabacci, Presidente della Commissione per le attività produttive, quali grandi aspettative vi siano dietro la votazione del disegno di legge sulla tutela del risparmio.
“Attese, ha sottolineato Muratore nel suo intervento, che provengono dai diversi soggetti toccati dall’argomento. In primis le imprese che dopo i recenti crac finanziari non riescono più a raccogliere i finanziamenti attraverso prestiti obbligazionari.”
“ Anche i risparmiatori, ha evidenziato ancora il segretario del sab di Verona, il cui grado di fiducia verso le banche non ha mai raggiunto livelli così bassi, sono in attesa di un provvedimento esemplare”.
“ Soprattutto però, ha sottolineato Marco Muratore, sono i lavoratori bancari, la cui credibilità e professionalità viene quotidianamente messa in discussione, presi come sono tra l’incudine delle aziende di credito protese al raggiungimento degli obiettivi, e il martello dei clienti, che pretendono prodotti finanziari adeguati ai loro bisogni, ad avere bisogno di norme adeguate a queste delicate esigenze.”
A prendere la parola è stato poi il sindaco di Verona, l’Avv. Paolo Zanotto, che ha voluto ringraziare e complimentarsi con la Fabi –Verona per aver messo a fuoco un tema così sentito.
“La fiducia dei cittadini nel risparmio, nel sistema bancario, ha dichiarato il sindaco di Verona, è un elemento centrale della nostra società. Avere una nuova legge sulla tutela del risparmio che difenda alla radice la credibilità degli operatori finanziari in materia, è fondamentale. Ben venga presto una nuova normativa, ha concluso Zanotto, che metta alle spalle gli spiacevoli episodi di questi anni, e che ponga in essere tutti gli strumenti difensivi e di controllo necessari “.
L’Avv. Stefano Fanini direttore dell’ufficio legale del Codacons del Veneto, una delle più importanti associazioni dei consumatori, ha focalizzato il suo intervento sulla crisi del risparmio, e sulla conseguente difficoltà negli investimenti.
“ La crisi del risparmio ha varie origini, ha esordito l’Avv. Fanini, in questa fase sono soprattutto i costi eccessivi dei vari prodotti ed anche il problema dell’anatocismo a mettere in ansia i consumatori”.
“ Ammesso che ora si riesca a risparmiare, ha proseguito l’avvocato del Codacons, il problema successivo degli investimenti diventa ancor più pressante. Basta scorrere i vari crac: bond Argentina, crisi dei gruppi Cirio e Parmalat, crisi Finmatica, prodotti finanziari ambigui come My Way
e For You”.
“Nel caso dei bond argentini, ha evidenziato Fanini, i risparmiatori si sentono doppiamente beffati: prima dalle banche che li hanno collocati e ora dal governo argentino che cerca di sanare il default con una proposta irrisoria alla quale sconsigliamo vivamente di aderire. Noi chiediamo invece che siano le banche a far fronte ai risparmiatori e rivalersi poi nei confronti del governo argentino”.
“Qui, come nei casi Cirio e Parmalat, ha sottolineato l’avvocato veronese, mi riesce difficile credere, anche in virtù dei rapporti della Guardia di Finanza, che le varie aziende di credito non fossero a conoscenza della situazione di estrema gravità in cui versavano i due gruppi e che, soprattutto, non si sia provveduto ad informarne i risparmiatori”.
“ My Way e For You sono stati collocati ai risparmiatori attraverso pubblicità ingannevole (così ha sentenziato l’Autorithy), i prodotti sono stati proposti in modo fuorviante, ha precisato Fanini”.
“La legge sulla tutela del risparmio, ha concluso Fanini, pone sul tavolo alcune novità interessanti, sfoltimento delle autorità che vigilano sul risparmio ed invece un rafforzamento dei loro poteri”
E’ stato poi il turno dell’ospite di riguardo del convegno l’On. Bruno Tabacci che ha ulteriormente sottolineato l’importanza dell’ iniziativa della Fabi-Verona.
“Per entrare subito nel vivo della discussione, ha esordito Tabacci, sarebbe interessante conoscere, nel caso dei bond argentini, quando le banche hanno acquistato questi titoli e a che prezzi, e quando li hanno collocati e a che prezzi. E’ da tempo che rifletto su questi temi e che mi pongo l’obiettivo di metter in atto meccanismi di controllo che possano evitare episodi come questo. E’ poi da sottolineare che a fronte di un importante indebitamento dell’intero sistema produttivo italiano si è determinata una situazione particolare. Il sistema bancario è diventato il perno dell’intero panorama economico. Le banche sono divenute oramai il più alto livello di potere esprimibile. Aziende come Fiat, Telecom, Autostrade sono di fatto controllate dalle banche. La vicenda Parmalat dove tutti i tipi di controllo sono saltati è poi emblematica. Questa legge sulla tutela del risparmio cerca di porre qualche rimedio. Per quanto mi riguarda già il testo di legge del 5 maggio del 2004 poteva tranquillamente essere approvato. Quel che è certo è che questa legge a parole tutti la vogliono, nei fatti sono in parecchi a contrastarla. Gli imprenditori perché non vogliono troppi orpelli: gli azionisti di riferimento non gradiscono intralci dai consiglieri di minoranza. Poi ci sono gli imprenditori che entrano nei consigli delle banche per attingere al credito più che per fare investimenti. Le società di revisione erano funzionali alla gestione della contabilità. Le autorità di controllo indipendenti piuttosto che esercitare una funzione di difesa della stabilità sono divenute, come il caso della Banca d’Italia, capi-sistema. Quando ho sollevato il problema del mandato a termine del Governatore il senso era questo. Ora che le banche sono tutte private, malgrado lo statuto della banca d’Italia fissi nel limite del 60% il possesso delle azioni della banca d’Italia da parte di strutture bancarie pubbliche, in realtà sono tutte private e quindi l’azionariato della banca d’Italia è in grado di influire sulla nomina del Governatore che è poi il controllore delle banche stesse. Per essere esplicativi, Bazoli a capo di Banca Intesa è con il suo 27% il primo azionista di Banca d’Italia. C’è la necessità di fare chiarezza. Qualcuno è arrivato perfino a dire che questi crac hanno visto anche la responsabilità di qualche sportellista che magari spinto da contratti eccessivamente incentivanti ha collocato prodotti con poca coscienza. Certo è che quando le banche entrano perfino nei giornali è evidente che lo fanno perché vogliono che i giornali scrivano quello che le banche vogliono. E’ un sistema che si fa sempre più fatica ad arginare, perché ha determinato un assetto di potere che incide anche sulla stessa formazione della volontà politica, e quindi anche sugli stessi lavori parlamentari. Non dimentichiamo che Tremonti ha dovuto lasciare il suo incarico proprio per questi argomenti. E’ dallo scorso maggio che il testo è pronto. Noi vogliamo un sistema bancario trasparente dove le autorità di controllo devono essere indipendenti. I dati dello scorso ottobre dicono che il risparmio si è alquanto appesantito. Dobbiamo al più presto approvare la legge per ripristinare la fiducia. Il sistema bancario oggi è giunto all’ultimo scalino della credibilità, addirittura al di sotto del sistema politico, e se è arrivato a questo punto vuol dire che la situazione è veramente molto grave”.
Gianfranco Amato, segretario generale aggiunto della Fabi, ha poi condotto il dibattito verso un approfondimento delle cause che hanno generato i recenti fenomeni.
“Il nuovo tessuto economico, ha esordito Amato, si basa su di un sistema prevalentemente finanziario.Questo tipo di economia tende sempre più ad avere il sopravvento sulla politica. Vi sono poi sempre più intersezioni e interscambi tra imprenditori e banchieri nei vari e reciproci consigli d’amministrazione. Questo genera conflitto e/o coincidenza d’interessi. Un grande imprenditore, magari fortemente indebitato, che siede in un consiglio d’amministrazione di una banca è evidente a quali conseguenze può portare. E’ poi in atto, argomento che riguarda più da vicino e direttamente i lavoratori del credito, da tempo un progressivo spostamento da salario fisso a un salario variabile. Questi sistemi incentivanti determinano nei manager delle aziende delle pressioni commerciali nei confronti degli addetti alla consulenza, al fine di raggiungere i famosi budget, che a sua volta scatenano percentuali di retribuzione. Noi come sindacato abbiamo più volte ribadito che vorremmo concordare con le aziende i criteri, definire l’oggettività dell’attribuzione del salario variabile. Le aziende più volte ci hanno detto di no. Noi, ci dicono le aziende, non concordiamo con voi alcun tipo di criterio. La discrezionalità è tutta nostra. Al lavoratore non resta che vendere quello che l’azienda gli fa vendere. Certo che non si può come è già accaduto criminalizzare il singolo lavoratore.
Serve quindi una rete normativa migliore, anche se non sufficiente. Le aziende bancarie hanno anche a disposizione un capitale intellettuale: i dipendenti e i clienti. Questo capitale, soprattutto i clienti, meglio denominato “asset intangibile”, si è di fatto quasi irrimediabilmente incrinato. Le banche, o meglio i loro dirigenti, in questo hanno le loro responsabilità. La Fabi chiede un controllo scrupoloso delle informazioni che vengono fornite ai risparmiatori.Ora il prospetto informativo che viene fornito ai risparmiatori è eccessivamente tecnico. Bisogna individuare poi le effettive responsabilità. Il dipendente bancario non può rifiutarsi di eseguire un ordine, almeno che non sia illegittimo. Viene poco evidenziato il ruolo dei massimi vertici, che spesso parlano di finanza etica e di fedeltà, e magari, pur essendo già lautamente pagati, spesso a fronte di nuove proposte economiche lasciano una banca per un’altra. Serve rigore e trasparenza delle responsabilità. Qui si deve esistere veramente l’etica: l’etica della responsabilità”.