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I
recenti eventi che hanno coinvolto la Fiat italiana, particolarmente per
quanto riguarda la produzione di automobili, mi hanno fatto pensare a
come questa azienda sia un patrimonio di tutti gli italiani, nel senso
letterale del termine, poiché a partire dal nonno amico del fascismo,
per arrivare all'avvocato ed ai suoi discendenti, la quantità di
denaro pubblico che i vari governi hanno regalato alla Fiat, sia sotto
forma di sovvenzioni dirette, sia sotto forma di scelte infrastrutturali
che rendevano quasi obbligatorio l'acquisto di un'automobile, sia sotto
l'aspetto degli ammortizzatori sociali necessari a sostenere i licenziamenti,
con cui questa azienda ha sempre cercato di risolvere i propri problemi,
lo flusso di denaro pubblico che questa azienda ha assorbito è
stato talmente grande, continuo e generoso che possiamo considerare a
buon titolo che essa sia un patrimonio di tutti noi. Qualcuno, con facile
ironia, sostiene che la Fiat le automobili dovrebbe regalarcele, visto
che si è sempre mantenuta con i soldi pubblici, cioè di
tutti noi. Invece, ogni occasione è buona per cercare di trasformare
i problemi, dalla mobilità all'inquinamento, in occasioni per permettere
alle case automobilistiche, ed in particolare alla Fiat, di piazzare i
propri prodotti su un mercato ormai più che satiro, che non può
sperare altro che nelle sostituzioni, volontarie o forzate. Qualche anno,
fa è stata la volta delle cosiddette rottamazioni, un'occasione
d'oro per svuotare i magazzini da macchine obsolete tecnologicamente e
preparare il mercato a nuovi modelli meno inquinanti e con una diversa
concezione tecnologica. Per quanto riguarda il problema dell'inquinamento,
l'altra occasione di affari che si sta profilando all'orizzonte, basti
ricordare che nella famosa rottamazione, non venne imposta alcuna regola
a riguardo della capacità di inquinamento delle autovetture che
venivano acquistate con il contributo statale. Ma sorvolando sul fatto
che la nostra penisola è stata strutturata in modo tale che sia
praticamente impossibile spostarsi senza dover ricorrere all’automobile,
con assoluta noncuranza rispetto ad altre forme di trasporto molto meno
inquinanti, come quelle su ferro o su acqua, può essere carino
soffermarsi un attimo su quest'ultima occasione di affari: quella legata,
appunto, all'inquinamento. Si tratta di un esempio particolarmente interessante
sotto il profilo socio-economico, poiché siamo di fronte ad una
sorta di perfezione: un business che nasce da problemi provocati esattamente
da chi sta cercando di guadagnare sulla loro soluzione. L'inquinamento,
infatti, è prodotto in larghissima parte della circolazione delle
autovetture, e sono proprio le case automobilistiche che stanno cercando
di trasformare questo problema, che loro hanno creato, in una nuova fonte
di guadagno. Il primo passo furono le marmitte catalitiche, ottima soluzione
per situazioni di traffico scorrevole e veloce, pessima soluzione per
situazioni traffico che, come da noi, è invece lento, intasato
e a singhiozzo. È dimostrato, venne detto anche all'epoca ma senza
che nessuno ci facesse caso, che le marmitte catalitiche per poter sviluppare
la loro capacità anti inquinante, devono entrare a regime di temperatura,
il che accade, mediamente, dopo circa 10 o 15 minuti. Le statistiche ci
dicono che il 50% degli spostamenti urbani è inferiore 3 km, e
che la sua durata si aggira proprio intorno ai 15 minuti, il che significa
che per tutti questi spostamenti avere meno le marmitte catalitiche non
fa grande differenza, e le auto inquinano come se non fossero catalizzate.
Ma anche per quegli spostamenti che durano più di 15 minuti, abbiamo
sempre i primi 15 minuti ad inquinamento massimo, e se lo moltiplichiamo
per il numero di auto, la tortuosità dei percorsi urbani, e la
densità delle nostre città, si disegna uno scenario in cui
non è difficile immaginare quanto benzene si riversi nei nostri
polmoni ogni volta che usciamo in strada. E questo per quanto riguarda
la marmitta catalitica.
È
stato molto carino che, risolto in vario modo il problema del benzene
- benché ognun sappia che l'unico modo per risolverlo alla radice
sarebbe quello di cambiare carburanti, passare cioè dalla benzina
al GPL o al metano - si è affacciato all'orizzonte il problema
delle polveri sottili, evidentemente in precedenza sommerso dal più
grave e visibile problema del benzene, poiché non credo che calato
il benzene le auto, nella loro perfidia, abbiamo iniziato a spargere polveri
sottili. In qualche modo quella delle polveri sottili pare essere una
sorta di vendetta contro automobile, infatti mentre per quanto riguarda
il benzene era possibile intervenire sul processo di combustione per abbassarne
in maniera significativa l'emissione, per quanto riguarda le polveri sottili
l'intervento sui sistemi di combustione, efficienza o tipo di combustibile
usato, risolverebbe soltanto una piccola parte del problema, poiché
le polveri sottili sono prodotte in larga parte proprio ed essenzialmente
dalla mera circolazione delle auto. Infatti, risulta che se il 40% delle
polveri sottili può essere in effetti generato dai processi di
combustione, il 30% è prodotto dall'uso dei freni, ed un altro
30% è prodotto dagli pneumatici. Questo significa che un intervento,
anche eccezionale, sui sistemi di combustione lascerebbe intatto il 60%
delle emissioni di polveri sottili, ed inoltre che qualsiasi sia il tipo
di combustione(GPL, metano, idrogeno, benzina, gasolio, elettricità)
per il solo fatto di circolare le auto produrranno comunque il 60% delle
polveri sottili che producono attualmente. Pare quindi che il problema
non sia facilmente risolvibile, neppure con la tanto sbandierata auto
Euro4, o con la ancora più sbandierata auto ad idrogeno o elettrica;
per quanto riguarda il traffico urbano, ci sono semplicemente troppe auto
in circolazione. Pare quindi che, volendo impedire che i problemi prodotti
dalle automobili continuino a trasformarsi in danni per i consumatori
ed occasioni di guadagno per le case automobilistiche da qui all'eternità,
l'unica soluzione credibile sia quella di adottare sistemi che rendano
non più necessario l'uso dell’auto almeno città. Metropolitane
di vario tipo, trasporto pubblico, possibilmente non su gomma, ma soprattutto
l'incoraggiamento assoluto dell'uso di mezzi completamente diversi, come
le biciclette tanto per fare un esempio, e questo con interventi a più
livelli: innanzitutto garantendo nelle città percorsi protetti
per i ciclisti, e questo significa restringere in maniera fisicamente
certa gli spazi invasi dalle macchine, anche i marciapiedi molto spesso
- soprattutto grazie al diffondersi dei cosiddetti gipponi, che possono
finalmente parcheggiare anche sui marciapiedi rialzati, allargando in
questo modo gli orizzonti degli automobilisti - e in secondo luogo lanciando
forme di comunicazione che valutino positivamente lo spostarsi in bicicletta
per la città, oppure linee di abbigliamento pensate per la bicicletta.
Senza una svolta di questo tipo, non si uscirà mai dalla spirale
viziosa di restare incatenati ad un mezzo di trasporto inquinante e costoso,
in termini economici e di salute, capace, nella sua perfezione, di trasformare
i problemi che egli stesso crea in nuove occasioni di guadagno per chi
lo produce. Sotto questo, aspetto può essere interessante vedere
come varia l’esposizione agli inquinanti che saturano l'aria delle
città, a seconda del mezzo di spostamento utilizzato. Uno studio
della Comunità Europea, sostiene che l'inquinamento all'interno
dell'automobile sia molto maggiore che non all'esterno dell'automobile,
questo per la posizione delle prese d'aria dell'impianto di aerazione,
per la presenza di tessuti sintetici, ed infine per la scarsissima cubatura
dell'abitacolo, in cui è anche molto difficile favorire la circolazione
dell'aria. Questo fa sì che un automobilista respiri, sempre secondo
questo studio, il doppio di anidride carbonica ed il 50% in più
di ossidi vari e, supponiamo, anche una bella percentuale in più
di benzene e polveri sottili.
Nonostante
quel che si pensi, sembra che andare in bicicletta ed a piedi esponga
meno alle concentrazioni di inquinanti che non girare dentro un’automobile,
naturalmente è sui mezzi pubblici che l'esposizione ai vari inquinanti
arriva al minimo. Scusate la pignoleria di queste puntualizzazioni, ma
è insopportabile vedere i mezzi di comunicazione e le case automobilistiche
indirizzare i timori, giustificati o meno, che i consumatori hanno per
la loro salute verso falsi obiettivi, obiettivi che non faranno altro
che spostare in avanti la questione, favorendo il sorgere di nuovi problemi
per risolvere i quali saranno necessarie nuove, sofisticate e costose,
tecnologie. Tutti concordiamo, almeno credo, che per combattere l'inquinamento
e le migliaia di morti che esso provoca ogni anno nelle nostre città,
siano necessarie strategie ben integrate e, in prospettiva, strategie
che limitino in assoluto la circolazione automobilistica, come l'andamento
delle polveri sottili ampiamente dimostra, ma poi le uniche soluzioni
che vengono perseguite, finanziate e pubblicizzate, sono quelle che intervengono
limitando i danni provocati dalle automobili. Sarebbe il caso di chiedersi
se il gioco vale la candela, visto che anche automobili ad inquinamento
zero dal punto di vista delle emissioni, continueranno a spargere per
le città inquinanti, magari diversi del benzene, ma non certo più
salutari per i nostri polmoni.
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