editoriale    
Gianfranco Amato
obiettivamente diversi
di
Gianfranco
Amato

   

Doppia Opa della Popolare di Lodi su Antonveneta e una da parte della Abn Amro degli olandesi.
In appoggio della BIPIELLE pare stiano intervenendo alcuni tra i più importanti istituti di credito europei: Dresdner Bank, Deutsche Bank, BNP, Barclays, disponibili a finanziare una buona parte dell’Opa stessa.
Sull’altro fronte, quello della BNL, sta avanzando a grandi passi il Banco di Bilbao, con alterna fortuna, in una sorta di stop and go che dura da tempo.
Questi sono i due tratti essenziali del nuovo movimento all’interno del mondo del credito, dove, per anni, fusioni e trasformazioni di medio e lungo periodo hanno cambiato la fisionomia di un settore tra i più delicati del nostro Paese.
Da tempo sosteniamo che, se da un lato il cambiamento di struttura e dimensioni delle Banche ha contribuito al loro risanamento economico, dall’altro ancora si avverte l’inadeguatezza degli assetti organizzativi, privi di un modello di riferimento stabile, e quindi costretti a continuarne la ricerca.
Ma l’ingresso delle Banche straniere, per lungo tempo temuto, si è rivelato lento, marginale e poco influente; fino ad ora, appunto.
Antonveneta e BNL sotto tiro stanno a dimostrare un cambiamento rapido, il quale potrebbe interessare non solamente i due Istituti, bensì estendersi ad altre parti significative del sistema.
Se così fosse, uno scenario che mostrava di aver raggiunto un apparente equilibrio diventerebbe mobile e instabile, destinato a rimettere tutto in discussione, poiché anche le altre grandi Banche italiane dovrebbero, almeno parzialmente, ripensare la loro strategia dimensionale e finanziaria.
C’è un dato, infatti, che appare incontrovertibile: le nostre Banche hanno dimensioni nettamente inferiori alla media di quelle dei principali stati europei, e dunque in un mercato sempre più aperto fanno (e ancor più farebbero) fatica a reggere la competizione internazionale.
Fino a qui alcuni rapidi accenni allo stato delle cose nel sistema del credito, dove, però, i lavoratori svolgono un ruolo di soggetti passivi, ai quali è consentito solo di assistere ai cambi di scena durante gli intervalli.
Allora, visto che l’obiettivo delle imprese bancarie – anche in conseguenza della trasformazione degli assetti societari – è quello di creare valore, a questo punto ci appare abbastanza chiaro il valore per gli azionisti e per la clientela, un po’ meno quello per i bancari, già penalizzati dai recenti rinnovi contrattuali.
Eppure, dentro la prospettiva di cambiamenti profondi ci sono proprio i lavoratori, i quali, nelle intenzioni dei grandi manovratori, vengono dopo, mentre sono i primi destinatari del futuro dell’aziende.
I livelli occupazionali, dunque, e la qualità del lavoro devono restare, anche in questa evenienza, l’impegno prioritario del Sindacato.