|
|
|
|
Doppia
Opa della Popolare di Lodi su Antonveneta e una da parte della Abn Amro
degli olandesi.
In appoggio della BIPIELLE pare stiano intervenendo alcuni tra i più
importanti istituti di credito europei: Dresdner Bank, Deutsche Bank,
BNP, Barclays, disponibili a finanziare una buona parte dell’Opa
stessa.
Sull’altro fronte, quello della BNL, sta avanzando a grandi passi
il Banco di Bilbao, con alterna fortuna, in una sorta di stop and go che
dura da tempo.
Questi sono i due tratti essenziali del nuovo movimento all’interno
del mondo del credito, dove, per anni, fusioni e trasformazioni di medio
e lungo periodo hanno cambiato la fisionomia di un settore tra i più
delicati del nostro Paese.
Da tempo sosteniamo che, se da un lato il cambiamento di struttura e dimensioni
delle Banche ha contribuito al loro risanamento economico, dall’altro
ancora si avverte l’inadeguatezza degli assetti organizzativi, privi
di un modello di riferimento stabile, e quindi costretti a continuarne
la ricerca.
Ma l’ingresso delle Banche straniere, per lungo tempo temuto, si
è rivelato lento, marginale e poco influente; fino ad ora, appunto.
Antonveneta e BNL sotto tiro stanno a dimostrare un cambiamento rapido,
il quale potrebbe interessare non solamente i due Istituti, bensì
estendersi ad altre parti significative del sistema.
Se così fosse, uno scenario che mostrava di aver raggiunto un apparente
equilibrio diventerebbe mobile e instabile, destinato a rimettere tutto
in discussione, poiché anche le altre grandi Banche italiane dovrebbero,
almeno parzialmente, ripensare la loro strategia dimensionale e finanziaria.
C’è un dato, infatti, che appare incontrovertibile: le nostre
Banche hanno dimensioni nettamente inferiori alla media di quelle dei
principali stati europei, e dunque in un mercato sempre più aperto
fanno (e ancor più farebbero) fatica a reggere la competizione
internazionale.
Fino a qui alcuni rapidi accenni allo stato delle cose nel sistema del
credito, dove, però, i lavoratori svolgono un ruolo di soggetti
passivi, ai quali è consentito solo di assistere ai cambi di scena
durante gli intervalli.
Allora, visto che l’obiettivo delle imprese bancarie – anche
in conseguenza della trasformazione degli assetti societari – è
quello di creare valore, a questo punto ci appare abbastanza chiaro il
valore per gli azionisti e per la clientela, un po’ meno quello
per i bancari, già penalizzati dai recenti rinnovi contrattuali.
Eppure, dentro la prospettiva di cambiamenti profondi ci sono proprio
i lavoratori, i quali, nelle intenzioni dei grandi manovratori, vengono
dopo, mentre sono i primi destinatari del futuro dell’aziende.
I livelli occupazionali, dunque, e la qualità del lavoro devono
restare, anche in questa evenienza, l’impegno prioritario del Sindacato.
|
|