cntinua la corsa Europea al raggiungimento
degli standard del modello sociale americano”.
Uno slogan che da anni invade i titoli delle pagine economiche dei quotidiani
e che giornalmente aumenta la sua incidenza sulla vita dei lavoratori
italiani.
Già due anni fa, con la proposta di modifica all’Art. 18
dello Statuto dei Lavoratori, i sindacati confederali si divisero a seguito
della polemica scaturita dal confronto con il Governo in merito alla questione.
La FABI si dichiarò allora contraria alla modifica dell’Articolo,
ed altresì all’introduzione della Legge 30, meglio conosciuta
come Legge Biagi, dal nome del giuslavorista assassinato a Bologna dalle
Brigate Rosse nel 2003.
Tra le note di rilievo contenute all’interno della Legge 30, rileviamo
l’introduzione di nuove tipologie di lavoro, oggi recepite all’interno
del Contratto Nazionale dei Bancari con l’introduzione del contratto
di Inserimento, di Somministrazione ed in maniera più incisiva
con l’istituto dell’apprendistato.
Secondo i demandi previsti per l’apprendistato, i nuovi lavoratori
potranno accedere al lavoro in banca con un contratto completamente differente
da quello previsto per i lavoratori attualmente in servizio, che prevedrà
un salario sensibilmente inferiore, introducendo per contro una maggiore
flessibilità ed una certezza del posto di lavoro decisamente contratta.
Da sempre
la FABI si è dichiarata contraria all’applicazione della
Legge Biagi nel settore del Credito. Inizialmente, l’Associazione
Bancaria Italiana si era dichiarata disposta a studiare una forma di applicazione
delle nuove norme su una percentuale minima di lavoratori in ingresso.
Successivamente, il Ministro del Lavoro ha ripetutamente invitato, attraverso
dichiarazioni rilasciate ai maggiori giornali finanziari italiani, l’Associazione
Bancari Italiani ad applicare integralmente la Legge 30 alla totalità
dei lavoratori del settore.
Di fatto, con la firma del Contratto Nazionale dei Bancari sottoscritto
da FISAC, FIBA, UILCA, FALCRI e DIRCREDITO, la Legge 30 risulta recepita
in maniera incisiva per tutta la categoria, lasciando ampi spazi di discrezionalità
alle Aziende.
Il Coordinamento Giovani della FABI ha subito affrontato una discussione
sul tema durante lo scorso incontro del Comitato Esecutivo, tenutosi a
Milano nel mese di Aprile.
La Legge Biagi è contemplata nel nuovo Contratto Nazionale, con
l’introduzione del Contratto di apprendistato, che si applica ai
nuovi lavoratori del settore, con durata quadriennale, peraltro senza
prevedere una percentuale massima di personale assunto con tale formula,
né inserendo nessuna reale garanzia di conferma al termine del
quadriennio.
Possono esserne destinatari i giovani compresi in una fascia di età
che va dai 18 ai 29 anni per un periodo di quattro anni.
La Legge pone dei paletti all’applicazione della stessa che variano
tra i due ed i sei anni, in verità.
In questa tornata contrattuale, però, sembra che la scelta sia
caduta su scadenze ed aumenti salariali rispettivamente medi e mediocri.
Al termine del periodo, il datore di lavoro potrà recedere dal
contratto. La giusta causa oppure il giustificato motivo sono richiesti
nel recesso solo per il periodo antecedente la scadenza del quadriennio.
Dunque, decade la certezza della riconferma a tempo indeterminato, a differenza
di quanto previsto per il 60% dei lavoratori assunti fino a ieri nelle
Banche con il Contratto di Formazione e Lavoro, dove la percentuale minima
di conferma era stata opportunamente sancita all’interno del Contratto
Nazionale dei Bancari del luglio 1999.
In aggiunta
a quanto previsto dalla Legge 30, è stato inserito un periodo di
prova della durata di 2 mesi per tutti quei lavoratori assunti come apprendisti.
L’inquadramento e la paga per questa nuova tipologia di lavoratori
si rifanno alla 2 Area, 2 Livello per i primi due anni, e 2 Area, 3 Livello
per i successivi due.
Stiamo parlando di cifre inferiori ai 1000 euro mensili per addetto.
Inoltre, il primo scatto di anzianità previsto per questa tipologia
di lavoratori avverrà dopo 6 anni di servizio.
“Con queste premesse, le nuove norme recepite con il CCNL rischiano
di assumere la proporzione di un disastro per le future generazioni”
– ha dichiarato il Coordinatore Nazionale dei giovani, Paola Cogli.
Questa flessibilità si estende a tutti i settori e va a creare
lavoratori di prima e seconda categoria, con una variabile in comune:
una maggiore instabilità nel mondo del lavoro ed una maggiore flessibilità
salariale e normativa.
È peraltro una tendenza che si va rafforzando in tutta l’
Europa e che rappresenta un problema che va affrontato dal Sindacato a
livello internazionale ed in maniera unitaria.
Il concetto di unità sindacale torna sempre più forte e
prepotente come richiesta da parte di tutti i lavoratori e rappresenta
un valore fondamentale quando si va a discutere con la parte datoriale
e quando si affrontano temi di interesse generale, come la tutela dei
diritti dei lavoratori. Pensiamo alla legge Francese sulle 35 ore, alla
Legge Biagi in Italia, al Codice del Lavoro in Portogallo.
“Oggettivamente siamo di fronte ad una politica comune a livello
Europeo che mira all’impoverimento dei diritti dei lavoratori –
prosegue Paola Cogli – che deve essere gestita dal Sindacato con
una posizione concertata. Diventa, pertanto, fondamentale lavorare per
costruire una coscienza sindacale Europea”. È questo uno
degli obiettivi perseguiti da UNI ( Union Network International ), Network
Internazionale di Sindacati nel quale la FABI gioca un ruolo di spicco
con il Dipartimento Internazionale guidato da Angelo Di Cristo e con la
nomina di Paola all’interno del Comitato Esecutivo di UNI Europa
Giovani.
Apprendistato |
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“Al momento è prematuro parlare di Europa Sociale, di cui
esiste solo un’idea non ancora applicata” – è
la sua dichiarazione – “ ma ci si sta muovendo in questa direzione”.
Una nuova sfida è dunque appena cominciata, ed il Coordinamento
Giovani è pronto a raccoglierla per portare avanti le istanze legate
alle reali esigenze dei giovani che rappresenta.
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