LAVORO.
LA DIRETTIVA BOLKESTEIN
E ILRISCHIO DI DUMPING* SOCIALE
"Cosa
accadrebbe se un lavoratore polacco o ungherese venisse in Italia a lavorare
per conto di ditte del suo paese, con i salari previsti in patria? Pura
follia. Eppure una direttiva europea rischia che ciò diventi legale”.
A denunciarlo è Cesare Campa, capogruppo di FI in Commissione Lavoro
che intende assumere iniziative politiche per bloccare l’iniziativa
pensata dal Commissario europeo per la Concorrenza e il Mercato Interno
Frits Bolkestein, olandese, membro dell’uscente commissione Prodi.
Approvata all’unanimità il 13 gennaio 2004 dalla Commissione
Europea presieduta da Romano Prodi, dovrebbe essere votata dal Parlamento
Europeo.
“Secondo la direttiva Bolkestein – ha osservato Campa - un’impresa
polacca, ungherese o slovena che distacca lavoratori in Italia applicherà
la legislazione del proprio paese ivi compresa la parte contrattuale,
con salari in euro da fame e tutta quella che riguarda le normative sociali
ed ambientali, ridotte all’osso. In altre parole si creerebbe una
concorrenza spietata a livello di salari che farebbe lievitare la disoccupazione
nei paesi più ricchi, mentre per i lavoratori a basso salario la
vita nei paesi economicamente più evoluti diverrebbe a dir poco
problematica. Questa incomprensibile direttiva, che aprirebbe le porte
al dumping sociale è nata proprio mentre in Europa si è
aperto un dibattito serrato su un altro pericolo gravissimo: il dumping
dei prodotti cinesi che rischiano di paralizzare l’economia continentale
e di produrre milioni di altri disoccupati. La direttiva Bolkestein, se
applicata, avrebbe gli stessi effetti devastanti”.
*Il
“dumping” è un termine usato nella letteratura economica
per indicare una situazione dove, come risultato di aiuti pubblici (sussidi
e/o norme di legge favorevoli), un prodotto è venduto, su un dato
mercato e in un tempo preciso, ad un prezzo così basso per cui
i produttori locali difficilmente possono competere con esso
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