Da
tempo ci si interroga su cosa può essere d’aiuto nella
lotta che quotidianamente il sindacato cerca di condurre, contro il
sempre più selvaggio ed imperante sfruttamento della forza lavoro,
specie di quella composta dalle giovani generazioni, che affacciandosi
sul mondo del lavoro si vedono proporre una pletora di contratti e contrattini
che, tutto presentano fuorché i tratti della stabilità
e della prospettiva di una reale e dignitosa vita lavorativa.
Ebbene, il primo discorso del nuovo Pontefice Joseph Ratzinger ci ha
offerto uno spunto di riflessione allorché, non a caso egli ha
citato il lavoro “vero, dignitoso, rispettoso della dignità
umana specie per le giovani generazioni” tra le priorità
da conseguire dalla nostra presunta “civiltà” occidentale.
Chi crede, dovrebbe assumere questo auspicio del Sommo Pontefice come
forte indirizzo per agire nel quotidiano; chi invece non dispone del
dono della fede, ma spera che un agire corretto e degno sia di viatico
per realizzare laicamente ideali e aspirazioni, dovrebbe uscire confortato
da tanto autorevole appoggio.
E invece….
Siamo sempre più sconfortati e disillusi sulle reali possibilità
di far seguire a proclami di rispetto e dignità dei lavoratori
in quanto tali, e come esseri umani, fatti concreti o reali inversioni
del vergognoso trend che sta sempre più riportando il lavoro
e i lavoratori al rango di materia prima di ottocentesca memoria.
Sempre più spesso, per tutelare gli ormai magri principi e i
diritti conquistati nel passato dalle generazioni già occupate,
alieniamo e barattiamo le certezze e la dignità professionale
delle generazioni future, accettando, spesso tacitamente subendo, contratti,
accordi e leggi che fanno salvi i diritti acquisiti , ma che li cancellano
per i beneficiari futuri.
In questa sorta di cannibalismo generazionale, stiamo commettendo un
delitto che ci si ritorcerà contro: quello di distruggere il
bene più prezioso che fin qui aveva accompagnato le varie generazioni
di lavoratori:la prospettiva che i figli sarebbero stati meglio dei
padri.
Questo oggi non è più: abbiamo creato la generazione dalle
aspettative decrescenti, quella dei nostri figli.
Un aiuto vero per invertire questa tendenza e realizzare l’auspicio
di Benedetto XVI deve venire dal rinverdire la nostra capacità
di provare vergogna, di farla provare a chi pensa che i valori siano
solo le poste contabili scritte in un bilancio, o magari quelli che
gli rivengono da accrediti, bonus, stock options ecc.
Dobbiamo percepire e far sentire che quello che si sta realizzando,
non è una meritoria opera di contenimento del costo del lavoro,
ma una vera e propria azione contro natura, qualcosa per cui bisogna
provare disagio, in poche parole un gesto di cui vergognarsi:
“ dal latino verecundia, questa parola segue la parola verginità,
la cui radice è il verbo vereor che significa rispettare, venerare,
avere timore, rispetto ecc., sentimento di mortificazione derivante
dalla consapevolezza che un'azione, un comportamento, un discorso ecc.,
propri o di altri, sono disonorevoli, sconveniente, ingiusti o indecenti.”
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CORRIERE
DELLA SERA |
lunedì
2 maggio 2005 |
BANCHE E NON PROFIT
Passera: l’occupazione non cresce. C’è spazio
per l’“impresa sociale”
“Il nostro Paese non cresce come dovrebbe, non crea nuove
imprese, non genera sufficiente occupazione”. A sostenerlo
è l’amministratore delegato di Banca Intesa, Corrado
Passera, ieri a un convegno organizzato da Welfare Italia a Firenze….
Sotto la guida del C.E.O. Corrado Passera,
Banca Intesa nel periodo 2003- 2005 ha “esodato”,
con la procedura ex lege 223 sui licenziamenti collettivi, circa
5700 persone….
“Il confine tra verità e farsa spesso è labile,
sovente inesistente”. |
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