a cura della Segreteria Nazionale FABI      

Lutto in tutta la Fabi: è morto Francesco Cerutti
 
 
 

La situazione economica in cui versa il paese, necessita di politiche adeguate e interventi coraggiosi che il Governo dovrà realizzare in tempi brevi attraverso il confronto con le Parti Sociali.
A sua volta l’imprenditoria non può limitarsi ad inseguire il profitto ad ogni costo, ma deve prestare maggior attenzione agli impatti sociali delle sue scelte ed investire per lo sviluppo del Paese.
Il Sindacato, infine, deve saper analizzare con capacità prospettica gli scenari che si presentano, proponendo soluzioni percorribili.
In questa complessa situazione, che investe mercati e sistema paese, il settore del credito può svolgere la funzione di volano dell’economia. Pertanto ogni sviluppo produttivo passerà inevitabilmente attraverso il rilancio di questo settore, rilancio che non può realizzarsi solo attraverso un ridimensionamento dei costi, ottenuto con il taglio degli organici o con una ingessatura delle dinamiche salariali, ancorate all’ormai obsoleto, accordo del luglio 93.
Né può fornire risposte ad ogni problema, il Fondo di sostegno del reddito, divenuto uno strumento per espellere dal mondo del lavoro personale con anzianità di servizio elevata e altamente professionalizzato, piuttosto che vero e proprio antidoto per salvare aziende in crisi ed impedire la soppressione di posti di lavoro.
Sarebbe inoltre miope, ritenere che le aziende, nel prossimo futuro, possano funzionare al meglio e rispondere alle molteplici esigenze della clientela e del mercato aumentando i livelli di precarietà nei contratti di lavoro.

Francesco CeruttiOccorre un'azione concertata: da una parte le imprese di credito elaborando piani industriali credibili, da sottoporre alle organizzazioni sindacali, dall’altra il Governo attuando interventi forti di sostegno al sistema.
Compito non più eludibile delle forze politiche, e più specificatamente del Parlamento, sarà anche quello di promulgare, a breve, una Legge sul risparmio, che sia adeguata alle mutate esigenze della collettività, che richiede a viva voce maggiore chiarezza.
Ed, a questo proposito, rivolgiamo un invito ai banchieri, affinché guardino con spirito nuovo al mercato, movendosi a 360° nella logica della "social responsibility", al fine di recuperare quella fiducia fra la clientela che, recenti casi di malaeconomia, hanno profondamente incrinato.
Di fronte poi al "risiko" bancario, in questi giorni al centro dell'interesse dei media, la preoccupazione del sindacato è non già, e non solo, quella di conoscere chi fra i contendenti alla fine avrà prevalso, bensì di sapere come incideranno i nuovi assetti o le nuove aggregazioni sulle migliaia di dipendenti, sulla loro stabilità di impiego e sul loro futuro come lavoratori e come persone.
Il cammino da percorrere è sicuramente tutt'altro che agevole. perché molte resistenze vanno superate. La stessa dinamica negoziale in categoria andrà profondamente rivisitata, non potendo tutto, sempre e comunque, restare ancorato ad un passato ormai davvero remoto.
Tuttavia tale rivisitazione non va intesa in modo strumentale, come semplice indebolimento della contrattazione nazionale in una logica di ulteriore precarizzazione, ma come possibilità di modulare nuovi strumenti utili ai lavoratori ed alle aziende.
Verso il superamento di queste difficoltà va il nostro assoluto impegno e la nostra disponibilità.
La FABI è sì un sindacato di categoria, ma da sempre opera nel contesto più complessivo del movimento sindacale italiano, senza velleitarismi, né pensando ad un ruolo diverso rispetto a quello che ha scelto di interpretare.
Peraltro ci sentiamo, in questa vicenda, quanto mai in prima linea, visto che il settore del credito, il settore proprio dove la FABI sviluppa la sua attività come parte sociale, rappresenta uno dei gangli strategici della vita del paese.
Senza voler dimostrare un facile ottimismo, ma con realismo, riteniamo che solo attraverso un dialogo serrato, franco, costruttivo, privo di arroccamenti inutili quanto deleteri, potremo rilanciare insieme, Governo, imprenditori e Sindacati, il settore del credito ed il paese.

Il tempo non ci concede indugi.
Queste nostre riflessioni possono e devono diventare uno strumento utile, per ulteriori approfondimenti, e per disegnare un progetto non effimero ma concreto. Un progetto da condividere con i lavoratori, che non possono restare sempre come terminale delle iniziative, ma devono assumere un ruolo decisivo in tutte le scelte che li riguardano.