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La
situazione economica in cui versa il paese, necessita di politiche adeguate
e interventi coraggiosi che il Governo dovrà realizzare in tempi
brevi attraverso il confronto con le Parti Sociali.
A sua volta l’imprenditoria non può limitarsi ad inseguire
il profitto ad ogni costo, ma deve prestare maggior attenzione agli impatti
sociali delle sue scelte ed investire per lo sviluppo del Paese.
Il Sindacato, infine, deve saper analizzare con capacità prospettica
gli scenari che si presentano, proponendo soluzioni percorribili.
In questa complessa situazione, che investe mercati e sistema paese, il
settore del credito può svolgere la funzione di volano dell’economia.
Pertanto ogni sviluppo produttivo passerà inevitabilmente attraverso
il rilancio di questo settore, rilancio che non può realizzarsi
solo attraverso un ridimensionamento dei costi, ottenuto con il taglio
degli organici o con una ingessatura delle dinamiche salariali, ancorate
all’ormai obsoleto, accordo del luglio 93.
Né può fornire risposte ad ogni problema, il Fondo di sostegno
del reddito, divenuto uno strumento per espellere dal mondo del lavoro
personale con anzianità di servizio elevata e altamente professionalizzato,
piuttosto che vero e proprio antidoto per salvare aziende in crisi ed
impedire la soppressione di posti di lavoro.
Sarebbe inoltre miope, ritenere che le aziende, nel prossimo futuro, possano
funzionare al meglio e rispondere alle molteplici esigenze della clientela
e del mercato aumentando i livelli di precarietà nei contratti
di lavoro.
Occorre
un'azione concertata: da una parte le imprese di credito elaborando piani
industriali credibili, da sottoporre alle organizzazioni sindacali, dall’altra
il Governo attuando interventi forti di sostegno al sistema.
Compito non più eludibile delle forze politiche, e più specificatamente
del Parlamento, sarà anche quello di promulgare, a breve, una Legge
sul risparmio, che sia adeguata alle mutate esigenze della collettività,
che richiede a viva voce maggiore chiarezza.
Ed, a questo proposito, rivolgiamo un invito ai banchieri, affinché
guardino con spirito nuovo al mercato, movendosi a 360° nella logica
della "social responsibility", al fine di recuperare quella
fiducia fra la clientela che, recenti casi di malaeconomia, hanno profondamente
incrinato.
Di fronte poi al "risiko" bancario, in questi giorni al centro
dell'interesse dei media, la preoccupazione del sindacato è non
già, e non solo, quella di conoscere chi fra i contendenti alla
fine avrà prevalso, bensì di sapere come incideranno i nuovi
assetti o le nuove aggregazioni sulle migliaia di dipendenti, sulla loro
stabilità di impiego e sul loro futuro come lavoratori e come persone.
Il cammino da percorrere è sicuramente tutt'altro che agevole.
perché molte resistenze vanno superate. La stessa dinamica negoziale
in categoria andrà profondamente rivisitata, non potendo tutto,
sempre e comunque, restare ancorato ad un passato ormai davvero remoto.
Tuttavia tale rivisitazione non va intesa in modo strumentale, come semplice
indebolimento della contrattazione nazionale in una logica di ulteriore
precarizzazione, ma come possibilità di modulare nuovi strumenti
utili ai lavoratori ed alle aziende.
Verso il superamento di queste difficoltà va il nostro assoluto
impegno e la nostra disponibilità.
La FABI è sì un sindacato di categoria, ma da sempre opera
nel contesto più complessivo del movimento sindacale italiano,
senza velleitarismi, né pensando ad un ruolo diverso rispetto a
quello che ha scelto di interpretare.
Peraltro ci sentiamo, in questa vicenda, quanto mai in prima linea, visto
che il settore del credito, il settore proprio dove la FABI sviluppa la
sua attività come parte sociale, rappresenta uno dei gangli strategici
della vita del paese.
Senza voler dimostrare un facile ottimismo, ma con realismo, riteniamo
che solo attraverso un dialogo serrato, franco, costruttivo, privo di
arroccamenti inutili quanto deleteri, potremo rilanciare insieme, Governo,
imprenditori e Sindacati, il settore del credito ed il paese.
Il tempo non ci concede indugi.
Queste nostre riflessioni possono e devono diventare uno strumento utile,
per ulteriori approfondimenti, e per disegnare un progetto non effimero
ma concreto. Un progetto da condividere con i lavoratori, che non possono
restare sempre come terminale delle iniziative, ma devono assumere un
ruolo decisivo in tutte le scelte che li riguardano. |
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