di Nadia Marcobruni, Divisione di Pneumologia - Ospedali Civili di Brescia      
 
Peso, sovrappeso ed oesità: i "comportamenti salutari" per prevenire e curare l'eccesso di peso
 

Negli ultimi decenni, a causa della forte meccanicizzazione di molti processi da una parte e la crescente preoccupazione relativa al risparmio energetico dall’altra, le caratteristiche degli ambienti di vita e di lavoro sono molto cambiate anche per quanto riguarda le possibili implicazioni sulla salute degli individui. Tra i fattori di rischio emergenti, quello dell’inquinamento dell’aria interna è uno dei più importanti, rivestendo un motivo di preoccupazione per i responsabili della salute pubblica e un argomento di grande interesse per i ricercatori.
Gli effetti sulla salute degli inquinanti indoor possono essere numerosi e, del tutto recentemente, si comincia a parlare di malattie derivanti dalla permanenza in abitazioni civili e, molto più spesso, in moderni luoghi di lavoro non industriali (uffici, scuole, biblioteche, ospedali…).
Tali manifestazioni morbose sono state definite “malattie correlate con gli edifici”.

Questi tipi di malattie vengono suddivise in due categorie:
a) quelle con un quadro clinico uniforme, che si manifesta allo stesso modo in tutti i soggetti colpiti e per le quali può essere identificata una precisa causa che, se rimossa, porta in un periodo più o meno lungo al miglioramento della sintomatologia.
E’ questo il caso delle malattie allergiche (oculorinite1 ed asma principalmente), di quelle infettive (causate da batteri come la Legionella, da virus, da funghi) e da contaminanti chimici, da polveri o da alterate condizioni microambientali di temperatura e umidità.

b) quelle in cui i lavoratori riferiscono sintomi aspecifici (stanchezza, mal di testa, irritazione degli occhi, della pelle e delle mucose, tosse, senso di costrizione toracica) ma cronologicamente associati all’attività lavorativa.
Questi sintomi , riferiti in un elevato numero di soggetti esposti (generalmente superiore al 20%) sono raramente accompagnati da reperti obiettivi che il medico può rilevare e si attenuano fino a scomparire dopo l’uscita dall’ambiente di lavoro.
Di queste manifestazioni sono state descritte , a partire dalla fine degli anni 70, vere e proprie epidemie comparse in edifici adibiti ad uffici, chiusi ermeticamente e forniti di aria condizionata e ventilazione meccanica .
Le stesse sono state definite col termine di Sindrome dell’edificio malato (SEM).

Attualmente per SEM si intende un insieme di sintomi , di entità non rilevante, che compaiono in un numero elevato di soggetti che occupano lo stesso edifico (fino al 50-60%).

I sintomi più frequentemente riportati sono:
oculari: secchezza della congiuntiva, bruciore, arrossamento, sensazione di corpo estraneo, prurito
nasali e faringei: naso chiuso con possibile rinorrea acquosa, prurito, sensazione di gola secca ed irritata
respiratori: senso di peso sul torace, affanno
cutanei: arrossamento, secchezza, prurito
generali: mal di testa, nausea, sonnolenza, vertigini, difficoltà alla concentrazione.

Queste manifestazioni , abbastanza poco specifiche, compaiono associate variamente tra loro. Insorgono dopo alcune ore di permanenza nell’edificio e si risolvono rapidamente una volta usciti dall’ambiente ( fanno eccezione i disturbi cutanei che possono durare alcuni giorni.

I fattori che più frequentemente sono chiamati in causa nel determinare questa sintomatologia sono le alterazioni del microclima degli ambienti e i sistemi di condizionamento d’aria globale, cioè senza immissione di aria fresca dall’esterno.
Questo tipo di condizionamento, in genere, viene scelto per risparmiare energia e ridurre i costi di manutenzione dell’edificio.
Un’altra causa è costituita dal cattivo funzionamento dei meccanismi di regolazione dei flussi d’aria, per cui l’aria fresca si mescola male con l’aria della zona respiratoria (quella che avvolge i soggetti). In non pochi casi la responsabilità è stata attribuita ad inquinamento dell’aria interna per prese di aria che si affacciano su strade ad elevato traffico autoveicolare .
Alcuni Autori hanno ipotizzato che la causa della sintomatologia possa essere attribuita anche allo “smog fotochimico” che si sviluppa dall’azione dei raggi UV delle luci fluorescenti su sostanze tossiche volatili presenti nell’ambiente (benzene2, stirene3, cloroformio4, cloruro di metile5).
Studi epidemiologici effettuati su grossi gruppi di lavoratori hanno inoltre dimostrato come lo stress lavorativo costituisca un importante fattore di rischio per il manifestarsi dei sintomi tipici di SEM, soprattutto quando associato a basso confort termico, rumore eccessivo, scarsa illuminazione, storia pregressa di allergia, giovane età, sesso femminile.

   
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  1. Si manifesta con arrossamento degli occhi, prurito, lacrimazione, intolleranza alla luce (fotofobia), irritazione della mucosa nasale. (...)