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Era
da qualche tempo che volendomi abbandonare, di tanto in tanto, all’oppio
dei popoli, che per noi della società post industriale non è
la religione bensì la televisione, notavo con sorpresa come i contenuti
dei programmi nelle fasce pomeridiane ed a volte anche serali, soprattutto
sulle reti nazional-popolari, fosse mirato ad una generazione che non
era addirittura neppure la mia, bensì quella precedente. Convinto
di essere ormai nella parte finale della fascia di età che rappresenta
il ventre della società, questo apparente errore di segmentazione
mi era sempre sembrato piuttosto strano. Mi hanno finalmente aperto gli
occhi alcune ricerche relative all'andamento del pubblico televisivo.
A quanto pare la televisione sta perdendo velocemente il proprio pubblico,
soprattutto nelle fasce di età giovani e giovanissime, ma anche
in quelle medie, come quella cui appartengo io, restano fedelissimi soltanto
quelli che hanno conosciuto la televisione in età abbastanza adulta
e che adesso fanno parte della fascia d'età immediatamente superiore
alla mia, quella che si muove oltre i 60 anni. Ecco spiegato l'arcano,
i vari divi tolti dal frigorifero e rianimati provvisoriamente per i vari
programmi-contenitore sono infatti quelli, gli ancora vivi ed in un decente
stato di conservazione, che erano gli idoli della generazione precedente
alla mia che, a quanto pare, si avvia a costituire la parte più
stabile del pubblico televisivo, sicuramente del pubblico televisivo in
orari non di prime time, nei quali affiora anche qualche vecchia gloria
della mia generazione come, ad esempio, Morandi. In altre parole, ormai
negli orari pomeridiani e mattutini davanti alla televisione ci sono soltanto
i pensionati, ed è a questi che sono indirizzati i vari programmi.
Si tratta di una considerazione non molto sorprendente, in fin dei conti
la maggior parte delle persone della mia fascia di età e di quelle
precedenti, durante la giornata lavorano fuori casa ed è quindi
normale che i programmi televisivi li ignorino, quello che invece non
mi aspettavo era l'assenza o comunque la grande scarsità di programmi
orientati alla fascia dei giovani e degli adolescenti, che in quelle fasce
di età potrebbero, almeno per disponibilità potenziale,
essere davanti al televisore. Ed è proprio qui la novità.
Pare che questa fascia di succulenti consumatori disdegni sempre più
il televisore a favore dei nuovi media, e tradisca l'amante prediletta
dei loro padri e delle loro madri per Internet, i videogame ed i dvd.
Pare che il calo che gli spettatori tra i 15 ed i 34 anni sia ormai continuo
e costante, con un notevole problema di riorganizzazione del mix di media
necessari per intercettare questa fascia particolarmente appetibile di
consumatori, e con un notevole calo degli introiti pubblicitari televisivi,
sempre più schiacciati negli orari di prime time, quelli, per intenderci,
che ruotano attorno ai principali notiziari della giornata. Si capisce
allora anche perché i notiziari si siano spalmati disperatamente
in anteprima e conclusioni, nel tentativo di frazionarsi aprendo tutta
una serie di siparietti pubblicitari che hanno moltiplicato i minuti più
preziosi della giornata. Quale altro motivo ci potrebbe essere per spalmare
un normale notiziario di 15 - 20 minuti in due o tre tronconi del tutto
senza senso, uno in cui ci anticipano quello che ci diranno, ed allora
ditecelo senza farci perdere tempo, e l'altro in cui concludono su quello
che ci hanno detto, come se noi non ne fossimo capaci e spesso senza alcuna
aggiunta di informazioni. Lo scopo, ovviamente, è quello di poter
vendere una manciata abbastanza consistente di minuti al prezzo massimo
possibile, perché sono minuti in cui, molto probabilmente, davanti
alla televisione c'è un pubblico il più possibile ampio
sia dal punto di vista sociale che delle fasce di età e soprattutto
stabile, poiché è agganciato dall'effetto anteprima delle
notizie. Forse, in quei minuti, c'è anche qualcheduno della famosa
fascia di età ormai preda dei media concorrenti, il che rende ancora
più preziosi quei minuti. Ma dove vanno questi giovani infedeli?
Più della metà di loro, in particolare se maschi, preferiscono
un videogame, gli altri si suddividono tra Internet e la fruizione di
spettacoli e musica su dvd. Gli unici eventi che ormai riescono ad intercettare
i giovani, soprattutto se maschi, in qualsiasi fascia oraria sono quelli
sportivi, ed ecco spiegata anche la lotta furibonda che imperversa da
qualche anno attorno all'acquisto del calcio da parte delle varie reti
televisive. Il problema di agganciare il pubblico giovane e giovanissimo
è un problema vitale per un grandissimo numero di marchi di produzione
e distribuzione, oltre ad essere uno dei segmenti sociali a più
alta propensione di spesa e più facilmente influenzabile, si tratta
anche, ovviamente, del miglior investimento nel tempo, poiché ci
si aspetta che un giovane socializzato ad un certo tipo di marchio o di
prodotto, possa continuare ad essere un bravo consumatore per molti anni
ancora, mentre un anziano, oltre ad avere minore propensione di spesa,
prima o poi passerà forzosamente ad altri tipi di consumi. La
risposta che attualmente viene messa in opera, soprattutto dai marchi
che dipendono più pesantemente da questa fascia giovanile di consumatori,
è essenzialmente quella della pubblicità indiretta o nascosta,
nascosta nei prodotti che questi consumatori consumano: videogiochi, film,
videoclip musicali. Cambia naturalmente la logica della pressione pubblicitaria,
anziché affidarsi a campagne delimitate nel tempo e a pioggia sui
gruppi di consumatori considerati interessanti, con la speranza di ritorni
di acquisto in tempi abbastanza brevi, ci si deve affidare ad una lenta
socializzazione basata sull'abitudine all'uso e alla visione dei prodotti
e dei marchi negli ambienti virtuali frequentati dai giovani consumatori.
Si tratterà di far bere o comunque mettere in giro il marchio durante
le riprese di un concerto o di un evento sportivo, oppure, come strategia
di più lungo respiro, far utilizzare o far vedere il marchio all'interno
di prodotti che verranno fruiti dal consumatore secondo i propri tempi,
come i videogiochi o i videoclip musicali o i film. Uno degli esempi più
evidenti di questa nuova strategia pubblicitaria è l'inserimento
all'interno dei videogames legati all'uso di automobili, di modelli non
di fantasia ma tratti dalle offerte di vendita delle varie case automobilistiche,
in modo da abituare il giocatore ad utilizzare di un certo tipo di automobile
prima nella realtà virtuale poi, si spera, in quella reale. Con
i nuovi giochi legati alla quotidianità, come il famosissimo "I
Sims", il gioco si è fatto ancora più facile con un’alluvione
di inserimenti di marchi di largo consumo, del resto del tutto presenti
anche in quella vita reale e quotidiana il gioco vuole simulare. Del resto,
sempre stando sui videogiochi, il tempo di esposizione a tutto ciò
che è contenuto in un videogioco e l'attenzione che segna questa
esposizione, non sono neppure lontanamente paragonabili a quanto si può
ottenere con uno spot pubblicitario all'interno della televisione o di
altri media tradizionali, l'attenzione ed il tempo che un giovane dedica
al proprio videogioco preferito è decine di volte superiore a quello
che può dedicare ad un seppur interessante programma televisivo,
e a quanto pare i risultati di fissazione mnemonica dei marchi e degli
oggetti inseriti sono in proporzione. Un'altra strategia è quella,
non certo nuovissima, di piazzare i prodotti nei film e nei videoclip,
con il difetto di dover pagare cifre giustamente enormi ai protagonisti
ed ai produttori di questi filmati. E’ passata alla storia della
comunicazione la lotta, in occasione di un concerto di portata mondiale,
tra un pianista, famosissima popstar, ed il regista delle riprese televisive
sul posizionamento di una lattina di coca cola sul coperchio del pianoforte,
in modo che fosse assolutamente impossibile riprendere la popstar che
stava suonando senza riprendere anche la lattina stessa, fu molto divertente
perché il regista spostava la telecamera e la popstar, astutamente,
spostava la lattina in un gioco a rimpiattino che ha visto, naturalmente,
la vittoria di quest'ultima, l'unica cosa che tutti noi ci siamo chiesti
era quanto fosse costato il tutto alla coca cola. Del resto, tutte le
indagini sui giovani concordano nell'indicare la assoluta caduta di fiducia
nell'interesse di questi rispetto ai media tradizionali, carta stampata
e televisione in testa, che vengono associati, nel crollo della fiducia,
al sistema politico e dei partiti. Con la società post industriale
ecco quindi che le droghe, quelle fisiche e quelle virtuali, iniziano
a differenziarsi significativamente anche per fasce d'età oltre
che per fasce sociale, la vecchia differenziazione tra droghe ottundenti
e droghe eccitanti, che vedeva le droghe dell'oblio (alcool ed eroina)
utilizzate soprattutto dei ceti bassi e dagli emarginati, e le droghe
dell'eccitazione (cocaina soprattutto) utilizzate dei ceti alti e più
attivi, si sviluppa nelle droghe virtuali anche per fasce di età,
con la vecchia droga televisiva usata soprattutto dagli anziani e le nuove
droghe digitali usate soprattutto dai giovani, un bell'esempio di democrazia
di mercato.
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