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Le
vicende del mondo politico sono legate, da sempre, alle dinamiche del
mondo economico: insieme tracciano il perimetro dell’ambito sociale,
dove vivono le più diverse situazioni di benessere e di disagio,
di intensità variabile.
Nulla di nuovo; gli eventi di carattere economico hanno sempre interagito
con le questioni sociali e politiche, creando, insieme, le condizioni
del vivere comune.
Ora, ogni stagione ha il suo tempo, anzi lo “spirito del tempo”
che gli è proprio, e questo è il tempo del cambiamento della
forma lavoro.
Non abbiamo la pretesa di affermare niente di nuovo e di originale, bensì
semplicemente il desiderio di mettere a fuoco – se pure con sintesi
molto rapide – la dimensione attuale che la natura del lavoro subordinato
sta inesorabilmente assumendo.
Una natura, ormai, del tutto precaria che sta gradualmente invadendo tutti
i rapporti di lavoro, con il risultato di creare incertezza, insicurezza
e disagio.
Certo, conosciamo la risposta: il mercato globale e la nuova economia
esigono flessibilità e duttilità, sia in termini psicologici,
sia in termini pratici.
Occorrono motivazione e disponibilità ad accettare cambiamenti
veloci e spostamenti rapidi, utili a rendere attuale e produttivo il lavoro
ed i suoi risultati.
Se poi questa “novità” porta a conseguenze negative
negli aspetti economici, rende instabile il posto di lavoro, aumenta lo
stress e sfocia in possibili tensioni sociali, non sembra interessare
più di tanto le Aziende, le Imprese e, nel caso che ci riguarda,
le Banche.
Quest’ultime, poi, ma non solo loro, parlano sempre più spesso
di Etica, probabilmente perché ne sentono il bisogno, eppure senza
conoscere bene né il significato né i contorni.
Che fare?
Al Sindacato viene talvolta chiesto di agire ben oltre le sue possibilità
ed i suoi compiti, vengono invocate funzioni legislative, talvolta “governative”
e quant’altro, senza tener conto che il suo ruolo è quello
di tutela degli interessi dei lavoratori nell’ambito dei contratti
e degli altri momenti di confronto con le Aziende; naturalmente avendo
ben presente il contesto in cui vive ed opera.
Su questa materia, peraltro molto vasta, il Sindacato, la FABI naturalmente,
può e deve fare testimonianze e proposte, le quali saranno poi
assunte nelle sedi opportune.
In assenza di modifiche sostanziali nell’ambito di tali materie
saremo costretti ad assistere ad una deriva lenta, forse silenziosa, destinata,
però, ad avvolgere soprattutto i giovani in una coltre pesante
di precarietà totale. Con le prevedibili conseguenze sul futuro. |
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