editoriale    
Gianfranco Amato
obiettivamente diversi
di
Gianfranco
Amato

   

Le vicende del mondo politico sono legate, da sempre, alle dinamiche del mondo economico: insieme tracciano il perimetro dell’ambito sociale, dove vivono le più diverse situazioni di benessere e di disagio, di intensità variabile.
Nulla di nuovo; gli eventi di carattere economico hanno sempre interagito con le questioni sociali e politiche, creando, insieme, le condizioni del vivere comune.
Ora, ogni stagione ha il suo tempo, anzi lo “spirito del tempo” che gli è proprio, e questo è il tempo del cambiamento della forma lavoro.
Non abbiamo la pretesa di affermare niente di nuovo e di originale, bensì semplicemente il desiderio di mettere a fuoco – se pure con sintesi molto rapide – la dimensione attuale che la natura del lavoro subordinato sta inesorabilmente assumendo.
Una natura, ormai, del tutto precaria che sta gradualmente invadendo tutti i rapporti di lavoro, con il risultato di creare incertezza, insicurezza e disagio.
Certo, conosciamo la risposta: il mercato globale e la nuova economia esigono flessibilità e duttilità, sia in termini psicologici, sia in termini pratici.
Occorrono motivazione e disponibilità ad accettare cambiamenti veloci e spostamenti rapidi, utili a rendere attuale e produttivo il lavoro ed i suoi risultati.
Se poi questa “novità” porta a conseguenze negative negli aspetti economici, rende instabile il posto di lavoro, aumenta lo stress e sfocia in possibili tensioni sociali, non sembra interessare più di tanto le Aziende, le Imprese e, nel caso che ci riguarda, le Banche.
Quest’ultime, poi, ma non solo loro, parlano sempre più spesso di Etica, probabilmente perché ne sentono il bisogno, eppure senza conoscere bene né il significato né i contorni.
Che fare?
Al Sindacato viene talvolta chiesto di agire ben oltre le sue possibilità ed i suoi compiti, vengono invocate funzioni legislative, talvolta “governative” e quant’altro, senza tener conto che il suo ruolo è quello di tutela degli interessi dei lavoratori nell’ambito dei contratti e degli altri momenti di confronto con le Aziende; naturalmente avendo ben presente il contesto in cui vive ed opera.
Su questa materia, peraltro molto vasta, il Sindacato, la FABI naturalmente, può e deve fare testimonianze e proposte, le quali saranno poi assunte nelle sedi opportune.
In assenza di modifiche sostanziali nell’ambito di tali materie saremo costretti ad assistere ad una deriva lenta, forse silenziosa, destinata, però, ad avvolgere soprattutto i giovani in una coltre pesante di precarietà totale. Con le prevedibili conseguenze sul futuro.