di Luca Riciputi
Bertozzi Giovani  
 
Edizioni CieRre,
Roma 2005,
pagg.200, euro 15,00
 
IL RAPPORTO DI LAVORO DOMESTICO
Il rapporto con il personale domestico, che presta la propria opera con continuità ai fini del funzionamento della vita di comunità familiari e di convivenza, ha rappresentato una delle aree storicamente più risalenti e quantitativamente a maggior rilevanza della ipotesi di prestazione di attività lavorativa.
La principale peculiarità del rapporto di lavoro domestico sta nel fatto che la prestazione avviene a favore di una famiglia ovvero di una dimensione non produttivistico-aziendale in senso stretto, bensì di convivenza, esso può anche assumere un profilo di contenuto impiegatizio o “di concetto”, il rapporto in parola è tuttora regolato dalla legge n.339 del 1958 ed, inizialmente, restava estraneo all’area di operatività del CCNL (v.art.2068 C.C. vecchio testo, che ora tiene conto della pronuncia della Corte Costituzione n.69 del 1969, nonché il ccnl scaduto il 7 marzo 2005).
La concezione paternalistica tradizionale spingeva a ritenere che la tutela della personalità del “famulus” non fosse un problema all’interno delle convivenze familiari in senso lato considerate, conseguentemente poche e limitate erano le prescrizioni inderogabili (l. 27,12,1953, n.940) le quali avevano riguardo ad alcuni istituti (periodo di prova, riposo settimanale ed annuale, preavviso, indennità di anzianità e 13°ma mensilità).
Ora il quadro appare ancor più complesso laddove si pensi che nel settore vengono impiegati prevalentemente operatrici (ed operatori) extra UE, talora in aperta violazione di norme civili amministrative e penali; in modo da configurare una delle più preoccupanti aree grigie del mercato del lavoro, e contestualmente ponendo un grave ed irrisolto problema politico, destinato evidentemente ad aggravarsi considerati i noti trend demografico-sociali del nostro paese.
Si rovescia quindi sulle famiglie una serie di scelte estremamente delicate, anche per quanto attiene la “regolarizzazione” delle operatrici e degli operatori adibiti ai c.d. “lavori di cura e servizi di prossimità” (tanto per usare il linguaggio fumoso dei policy-makers).
Tra l’altro occorre rammentare ai nostri lettori interessati a vario titolo a tale tematica che la legge finanziaria 2005 (art.352 commi 4) bis e 4) ter) prevede che le spese sostenute per l’assistenza ai non autosufficienti possono venir dedotte fiscalmente per anno fino ad _ 1820 (max).
La particolarità (residuale) del rapporto è dimostrata anche dall’obbligo di riservatezza, posto a carico del lavoratore domestico per quanto concerne gli accadimenti interni alla comunità familiare.
Il testo è arrivato alla sua 4° edizione e mantiene (con i debiti aggiornamenti, anche alla luce della evoluzione a dir poco turbinosa del nostro quadro legislativo) le caratteristiche di chiarezza, operatività ed immediatezza che lo hanno reso strumento apprezzato da quanti si occupano praticamente a vario titolo della materia.
Ogni singolo istituto appare trattato in maniera esaustiva, nei suoi vari profili, retributivi previdenziali ed assistenziali; ed altresì a corredo del testo troviamo schemi esemplificativi, moduli, tabelle e prontuari di calcolo.
Datori di lavoro e collaboratrici/collaboratori familiari, consulenti, operatori di patronati, funzionari sindacali, avranno con questo libro un agile ausilio operativo di cui non riusciranno a fare a meno.