|
Se
volessimo individuare un oggetto che possa Anche quest'anno come tutti
gli anni, le grandi aziende di indagine sui consumi rendano note le mappe
che hanno costruito per cercare di rappresentare gli orientamenti e i
gruppi di azione che animano e determinano il mercato dei consumi italiani.
Si tratta di mappe costruite a partire da un numero molto alto di orientamenti,
comportamenti ed opinioni richieste ai consumatori, nel tentativo di individuare
alcune aree socio-culturali di comportamento comune possibilmente interpretate
da gruppi sociali omogenei dal punto di vista delle principali variabili
socio-demografiche, ed ha in particolare sesso, età, eventualmente
luogo d'abitazione e professione. L'intento è abbastanza trasparente,
individuare alcuni grandi gruppi sociali, attori delle principali scelte
di acquisto di consumo, cercare di delinearne le caratteristiche essenziali
al fine di poter convogliare su di questi interventi pubblicitari e di
marketing mirati, calibrati ed efficaci al fine di orientarne e guidarne
le scelte di acquisto. La novità di questo tipo di indagini è
che non tengono in considerazione soltanto le caratteristiche sociali,
economiche e professionali dei consumatori, ma anche tutta una serie di
orientamenti di tipo culturale che contribuiscono a determinarne le strategie
di acquisto e, quindi, il tipo di rapporto che possono avere col mondo
della distribuzione delle merci e con il mondo delle pressioni pubblicitarie.
Una specie di grande scenario, che può dare alle aziende produttrici
e distributrici quelle informazioni strategiche che permetteranno ai loro
eserciti lucrose vittorie. Le indagini messe in circolazione quest'anno,
che riguardano gli orientamenti dell'anno scorso, individuano essenzialmente
cinque grandi gruppi o aree di azione, che suddividono in maniera significativa
l'esercito dei consumatori in sottogruppi i cui comportamenti, opinioni,
scelte di acquisto possono essere considerate tendenzialmente omogenee.
Come dicevamo, cinque aree: quella delle élites, quella femminile,
quella maschile, quella marginale, a minor potere di acquisto, e la nascente,
anzi ormai consolidata, area giovanile.
Iniziamo, doverosamente, dall'area delle élites, primo e più
succulento tra gruppi di consumatori, ancora di più di in un'Italia
che, come abbiamo detto tante volte, sta assistendo ad una violenta ridistribuzione
della propria ricchezza a favore di un più accentuato divario tra
le élites ed il resto della società. Come dicevamo, le élites
sono soprattutto i gruppi con più alto potere economico, vede in
secondo luogo con più alte risorse culturali. gli standard di vita
e di consumo di questo grande gruppo sociale non soltanto viene facilmente
mantenuto nonostante la crisi economica, ma in alcuni casi può
anche migliorare, al massimo possono essere poste in essere strategie
di contenimento dei consumi per quel che riguarda le spese settimanali
e l'ordinaria amministrazione. Restano invariati se non aumentano leggermente,
i consumi rivolti ai beni durevoli, come le automobili, le barche, o le
abitazioni, nonché i consumi legati al piacere ed alla cura del
corpo, particolarmente presenti in questo segmento sociale, come le cure
termali. In buona sostanza, un'area che mantiene un'alta propensione al
consumo ed in particolare ai consumi "superflui" secondo il
noto adagio "toglietemi pure il necessario ma non toccatemi il superfluo",
con particolare difesa di tutti quei consumi di gratificazione del corpo,
che si giustificano anche sotto l'aspetto della presentazione del sé
agli altri, per utilizzare il proprio aspetto come messaggio di benessere,
salute ed affermazione sociale anche nella propria professione. Stiamo
parlando soprattutto di liberi professionisti, manager, imprenditori,
di ambo i sessi e soprattutto
nel settore privato. In secondo luogo, come tranquillità rispetto
alla recessione economica, troviamo l'area maschile, fatta soprattutto
di giovani lavoratori con reddito ed istruzione piuttosto bassi ma con
un'alta propensione al divertimento ed ai consumi legati al piacere. Soprattutto
operai e lavoratori autonomi, in alcuni casi ancora conviventi con i genitori
secondo il modello della "famiglia lunga”, che in Italia ormai
supera, per i figli, i 35 anni di età. Questo gruppo sociale, sia
per poca informazione sia per poca abitudine all'analisi sociale e politica,
sia per assoluto disinteresse, è decisamente poco preoccupato dall'andamento
recessivo, e continua una vita che si divide tra un lavoro spesso poco
interessante e un tempo libero votato soprattutto al divertimento ed alla
fitness. Sport, palestre, discoteca e dintorni sono l'area di espressione
di queste persone, che hanno nel campo del lavoro solitamente poche soddisfazioni,
confinati tendenzialmente sino alla pensione in attività ripetitive
e poco stimolanti ma con la possibilità di spendere quasi tutto
il reddito che ne deriva nel campo del tempo libero. Va da se che si tratta
di un gruppo sociale che ha molte difficoltà quando da questa situazione
di "eterna adolescenza" vuole passare ad una situazione di maggiore
maturità sociale ed economica, confrontandosi con acquisti "per
la vita" come quelli legati al mercato immobiliare. Successivamente,
ben più coinvolta e preoccupata dall'andamento recessivo, troviamo
l'area femminile, formata soprattutto da donne che non lavorano, o che
almeno non hanno nel lavoro la loro occupazione principale, con un’istruzione
medio - bassa e con una vita ed una tensione centrati sulla casa e sulla
vita domestica: l'evoluzione delle casalinghe di un tempo in un'epoca
di lavoro femminile. Si tratta di un'area sociale in netta difficoltà
a combinare le ristrettezze economiche con la difesa degli stili di vita
precedenti, che ha sviluppato una particolare abilità ed oculatezza
nei comportamenti di acquisto, il popolo del “tre per due”
e dei saldi. Sono sicuramente il gruppo sociale che sarebbe più
interessante studiare per capire quali sono state le reazioni delle famiglie
italiane alla crisi economica, nel loro costante tentativo di difesa dello
stile di vita della propria famiglia, nel ben noto scenario di prezzi
in continua crescita e di disponibilità economiche stazionarie.
Sono loro a spostarsi di volta in volta verso la grande distribuzione
o verso i mercatini
rionali, a seconda delle fluttuazioni dei prezzi, oppure ad avere decretato
la fine dei piccoli negozi al dettaglio, incapaci di offrire prezzi vantaggiosi
rispetto alla grande distribuzione. Sono ancora loro il pubblico delle
trasmissioni rivolte ai consumatori e delle trasmissioni sui prezzi e
sulla spesa, sono loro il segmento più coriaceo per le strategie
pubblicitarie cui credono sempre meno, e sono sempre loro l'ago della
bilancia per le fluttuazioni degli acquisti rivolti ai beni di largo consumo,
in particolare nel comparto alimentare e dell’abbigliamento. Probabilmente
è con questo amplissimo gruppo sociale che si è rotta, forse
definitivamente, la luna di miele con un sistema pubblicitario che ne
aveva sostenuto ed orientato i consumi durante gli anni passati e che
ora le abbandona alla poco patinata banalità dei problemi quotidiani
e della "fine del mese". Infine, quella che abbiamo chiamato
area marginale, sicuramente la meno interessante dal punto di vista del
sistema distributivo e produttivo. Si tratta soprattutto di pensionati
e famiglie monoreddito, con redditi spesso insufficienti anche per le
spese essenziali ed un forte senso di debolezza, precarietà e fragilità,
accentuato dalla evoluzione liberista e privatistica del sistema sanitario
che, a questa età, è uno dei principali interlocutori dal
punto di vista delle spese obbligate. Si tratta anche del segmento sociale
maggiormente esposto ai messaggi televisivi, e questo spiega anche alcune
modifiche, all'insegna del revival, dei programmi-contenitore soprattutto
pomeridiani. Come dicevamo, su questa area sociale le ricerche di marketing
sprecano poche parole, essendo un gruppo assolutamente non interessante
dal punto di vista della propensione all'acquisto. Infine l'area giovanile,
uno degli ultimi eldorado della società dei consumi, coloro per
i quali sono pensate la stragrande maggioranza delle strategie pubblicitarie
veicolate dei mezzi di comunicazione di massa. Si tratta della grande
area dei telefonini e degli amici, ancora con una grossa propensione all'acquisto,
anche di abbigliamento, ma con il crescente problema della autonomia economica,
ora che gran parte delle famiglie ha maggiore difficoltà ad assicurare
ai figli una capacità di spesa che possa mantenere gli stili di
consumo precedentemente sperimentati. All'orizzonte il problema dell'inserimento
occupazionale sempre più preoccupante ed incerto. Si tratta comunque
di un'area fortemente vocata al tempo libero anche se, seppure con qualche
difficoltà, anche in quest'area si affacciano comportamenti di
riduzione dei consumi, oltretutto sostenuti da una rinnovata ideologia
di critica alla società dei consumi, vuoi dal punto di vista politico,
vuoi da quello ecologico-ambientale. Come nei test dei rotocalchi, possiamo
provare ad autocollocarci in questa mappa e “vedere l’effetto
che fa”. |
|