editoriale    
Gianfranco Amato
obiettivamente diversi
di
Gianfranco
Amato

   

Il bilancio di fine anno è sempre difficile e sempre tendenzialmente pessimista, poiché sembra quasi che il tempo abbia intrapreso, negli ultimi anni, un ciclo che deve esaurirsi “toccando il fondo”.
Il 2005, tuttavia, è stato parzialmente diverso, almeno nella tendenza. Vediamo.
Ancora certamente “pesante”, nonostante i tre contratti nazionali firmati, simili nei risultati, ma ciascuno con un percorso proprio in termini di metodo, durata, confronto.
Difficile il 2005, dicevamo, nonostante i contratti.
Essi, infatti, sono stati inferiori alle aspettative, anche se – comunque – hanno dato qualcosa in più rispetto a prima, e all’interno di un contesto generale che non è necessario richiamare.
Con alcune note negative.
Una per tutte: l’introduzione dell’apprendistato, una inutile forzatura in un settore che non mostrava alcune necessità di un istituto forse utile altrove.
Le difficoltà, insomma, sono state tutte nel modo, nel come, si è potuto muovere l’agire sindacale.
In un settore, quello del Credito, risanato nei bilanci, ma ancora ondivago nella ricerca degli assetti organizzativi. E, in più, con l’aggravante di essere ancora esposto alle incursioni di qualche avventuriero dei “quartierini alti”.
Almeno per quello che ci riguarda, tuttavia, il 2005 è stato, forse per la prima volta negli ultimi anni, tendenzialmente positivo.
In primo luogo per il rafforzamento numerico e qualitativo dell’Organizzazione, la quale ha da poco celebrato una Conferenza di alto livello sindacale e culturale insieme.
In secondo luogo per la prospettiva, sempre più consistente, di un riavvicinamento unitario finalmente attendibile.
Certo, la situazione economica, le caratteristiche politiche e quindi sociali del 2006 non dipendono da noi.
Fattori esterni (soprattutto) e interni (sempre meno) influenzano l’andamento ed il possibile miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro.
A noi spetta una parte, quella di interpretare al meglio il ruolo che ci è stato assegnato: la presenza costante e vigile tra i lavoratori, per carpirne con chiarezza le esigenze reali, soprattutto del medio e lungo periodo. E poterle tradurre in accordi solidi e sostenibili.