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Il
bilancio di fine anno è sempre difficile e sempre tendenzialmente
pessimista, poiché sembra quasi che il tempo abbia intrapreso,
negli ultimi anni, un ciclo che deve esaurirsi “toccando il fondo”.
Il 2005, tuttavia, è stato parzialmente diverso, almeno nella tendenza.
Vediamo.
Ancora certamente “pesante”, nonostante i tre contratti nazionali
firmati, simili nei risultati, ma ciascuno con un percorso proprio in
termini di metodo, durata, confronto.
Difficile il 2005, dicevamo, nonostante i contratti.
Essi, infatti, sono stati inferiori alle aspettative, anche se –
comunque – hanno dato qualcosa in più rispetto a prima, e
all’interno di un contesto generale che non è necessario
richiamare.
Con alcune note negative.
Una per tutte: l’introduzione dell’apprendistato, una inutile
forzatura in un settore che non mostrava alcune necessità di un
istituto forse utile altrove.
Le difficoltà, insomma, sono state tutte nel modo, nel come, si
è potuto muovere l’agire sindacale.
In un settore, quello del Credito, risanato nei bilanci, ma ancora ondivago
nella ricerca degli assetti organizzativi. E, in più, con l’aggravante
di essere ancora esposto alle incursioni di qualche avventuriero dei “quartierini
alti”.
Almeno per quello che ci riguarda, tuttavia, il 2005 è stato, forse
per la prima volta negli ultimi anni, tendenzialmente positivo.
In primo luogo per il rafforzamento numerico e qualitativo dell’Organizzazione,
la quale ha da poco celebrato una Conferenza di alto livello sindacale
e culturale insieme.
In secondo luogo per la prospettiva, sempre più consistente, di
un riavvicinamento unitario finalmente attendibile.
Certo, la situazione economica, le caratteristiche politiche e quindi
sociali del 2006 non dipendono da noi.
Fattori esterni (soprattutto) e interni (sempre meno) influenzano l’andamento
ed il possibile miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro.
A noi spetta una parte, quella di interpretare al meglio il ruolo che
ci è stato assegnato: la presenza costante e vigile tra i lavoratori,
per carpirne con chiarezza le esigenze reali, soprattutto del medio e
lungo periodo. E poterle tradurre in accordi solidi e sostenibili. |
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