Cristina Attuati
Segretario Generale della Fabi
(Foto di Lodovico Antonini)

 

 


Dopo le divisioni del tavolo sindacale e la non firma del rinnovo contrattuale da parte della Fabi, mi par di capire che l’intenzione tua e del Comitato Direttivo Centrale sia quella di voltar pagina.

Sì. Dalle assemblee tenute dalla nostra Organizzazione sul contratto cui hanno partecipato moltissimi lavoratori è emerso un consenso incondizionato alla scelta della Fabi di non sottoscrivere l’ipotesi di accordo per i contenuti insufficienti e per la mancanza di risposte adeguate alle attese dei bancari.
Dalla consultazione sono venuti anche due forti messaggi.
Il primo riguarda l’importanza di ritornare a tavoli sindacali uniti. I lavoratori vogliono un sindacato unitario, che lavori insieme per sviluppare la pressione massima possibile nei confronti delle Aziende durante le vertenze e per tutelare al meglio gli interessi della Categoria nella gestione dei contratti, ai vari livelli.
Il secondo esprime l’esigenza dei lavoratori di contare di più e di partecipare direttamente alle scelte più importanti.
Cogliendo il senso di queste richieste, noi riteniamo sia giunto il momento di voltare pagina, lasciando alle spalle ciò che ci ha diviso e facendo ogni sforzo per ritornare a lavorare insieme con tutte le altre organizzazioni sindacali.
Alle porte c’è la contrattazione di secondo livello, cioè la contrattazione aziendale, momento importantissimo per gestire i rapporti in azienda e per adeguare la normativa nazionale alle esigenze di ogni realtà.
Inoltre, dobbiamo pensare al contratto nazionale che, lo ricordiamo, scade a fine 2005.
È, quindi, decisivo – a mio parere - costruire sin da ora un percorso comune per l’elaborazione di una nuova piattaforma rivendicativa unitaria che, prevedendo un forte coinvolgimento dei lavoratori, individui le parti che devono essere migliorate o cambiate.

Stante l’attuale situazione di divisione fra i sindacati, come pensi di superare le divergenze?

Credo sia evidente a tutti che insistere sulle divisioni non possa che incagliare la Categoria su fondali bassi e insidiosi, impedendoci di affrontare le vere sfide del “grande mare” rappresentato dai problemi del settore di fronte alla globalizzazione.
Voglio ricordare che noi ci sentiamo uniti agli altri sindacati più rappresentativi, oltre che da una lunga storia comune, anche dalla volontà di fare il bene della Categoria. Questa volontà inequivocabile presuppone una progettualità nuova, scevra da pregiudizi e condizionamenti di parte.
Pertanto, vogliamo lanciare subito alle altre Organizzazioni sindacali segnali chiari del nostro proposito di sederci intorno ad un unico tavolo e di riprendere a discutere insieme.
Insomma, desideriamo portare il nostro contributo con realismo e spirito costruttivo, andando alla ricerca di ciò che ci unisce, consapevoli di rappresentare un pezzo importante del movimento sindacale unitario in categoria.
Dal confronto unitario e dal lavoro comune non potrà che venire qualcosa di positivo per tutti.
Ciò che ci deve indurre ad accelerare il processo di riavvicinamento, è rappresentato proprio dai cambiamenti in atto nel nostro settore. Il sistema creditizio, nonostante i risultati positivi raggiunti in questi ultimi anni, non è riuscito ad elaborare progetti di crescita ed a svolgere il compito di “ponte” verso l’Europa e verso l’economia globale.
In questo contesto non facile, il sindacato deve fare la propria parte, sia in termini propositivi, per affrontare la nuova situazione, sia svolgendo il suo ruolo di garante dei diritti dei lavoratori, che rischiano di essere compressi e calpestati.
E un sindacato diviso non può rappresentare né un interlocutore credibile, né un baluardo sicuro.

Quindi, la svolta politica della Fabi è quella di fare ogni sforzo per ristabilire il dialogo con gli altri Sindacati…

Certo. Voglio subito dire che in Segreteria Nazionale abbiamo fatto un lavoro di squadra, dal quale si è sviluppato un progetto politico, che troverà la sua conclusione ufficiale dopo l’estate, alla Conferenza Nazionale di Organizzazione.
Sarà un’occasione per guardare al nostro interno, al nostro ruolo nella categoria, raccogliendo i contributi che provengono dagli iscritti, dai lavoratori e dalle altre componenti del mondo del lavoro.
Insomma, vogliamo sempre più “sintonizzarci” sulla lunghezza d’onda degli altri per ascoltare e farci ascoltare, per elaborare strategie comuni e vincenti.
La FABI deve diventare un autentico laboratorio di idee per contribuire a ridare slancio alla proposta sindacale nel suo complesso.

Parola d’ordine “riavvicinamento”… Tu vuoi lanciare questo progetto politico ed aspettare che maturi, oppure hai in mente un’iniziativa concreta per rompere il ghiaccio?

Penso, realisticamente, che la prima occasione importante sia rappresentata dalla contrattazione aziendale. Nell’interesse dei lavoratori ritengo che debbano essere elaborate piattaforme rivendicative condivise. Fratture nelle singole realtà aziendali non verrebbero in alcun modo comprese dai lavoratori, che già hanno storto il naso di fronte alle divisioni del tavolo nazionale.
Recuperare un rapporto più stretto con i lavoratori, far sintesi delle loro esigenze e delle loro istanze, raccogliere le loro preoccupazioni e tenere conto del loro eventuale dissenso, mi pare siano le regole fondamentali del fare sindacato.

Documento approvato all’unanimità
dal Comitato Direttivo Centrale della FABI