RUSSIA 2003 |
3° giorno Nell’ordine stiamo attraversando l’Austria, la Repubblica Ceca e la Polonia da dove, all’altezza di Varsavia, punteremo verso il confine con la Bielorussia, la nostra “porta d’ingresso” in Russia… I chilometri sono tanti e sono resi ancora più “pesanti” dalle condizioni del traffico (che in molti tratti appare disordinato, veloce, al limite della regolarità per quanto riguarda i sorpassi, i cambi di corsie, l’utilizzo delle frecce…) e dal fondo stradale, davvero difficile da ”interpretare” a causa delle non buone condizioni dell'asfalto, a lungo solcato dai pesanti camion e tir che su queste rotte sono i veri “padroni” della strada… E’ un’umanità differenziata quella che incrociamo: “affamati” come siamo di capire, di conoscere, le diverse realtà che attraversiamo non ci lasciamo scappare ogni occasione per cercare di comprendere: ed allora anche una breve sosta in un supermercato, o due chiacchiere con l’addetto alla stazione di servizio, possono essere utili. Ma i racconti più completi, anche per via della lingua, sono quelli che otteniamo dagli autisti italiani che battono queste strade, e molte di quelle che s’incuneano profondamente verso l’Asia…, e che incrociamo ai vari distributori: qui di notte si forma un’umanità multietnica, che sta insieme per quelle poche ore di sonno rubate ad un mestiere duro, fatto di chilometri e di solitudine, con la famiglia e i comfort di una casa a migliaia e migliaia di chilometri. E senza poter contare su molte di quelle comodità che una cabina di un camion o di un TIR non può certo garantire! Sono loro che, quando ci vedono, iniziano a salutare, magari illuminandoci con quei loro fanali abituati a squarciare il buio della notte: poi dopo i soliti convenevoli ("da dove venite e dove andate", "…ma che belli i vostri camper!", "…una volta vorrei fare anch’io un giro come il vostro…") i discorsi scivolano inevitabilmente su queste realtà, sul travaglio di queste società che ieri rappresentavano un mondo, oggi sono Nazioni indipendenti che devono affrontare e superare mille problemi e che domani non sanno bene cosa saranno e cosa potranno offrire ai loro cittadini… Il quadro che ne viene fuori, naturalmente realizzato a campione casuale grazie alla partecipazione di differenti autisti, non è – almeno per i nostri canoni – dei più confortanti, essendo fortemente connotato da difficoltà che possono anche apparire insormontabili… L’elemento più consueto in queste riflessioni è dato dalla “mancanza di certezze” che caratterizza quest’era post-comunista: è facile sentire ripetere che una volta, ai tempi dell’URSS, "erano certo diverse le cose che non andavano bene, ma ciascuno dei cittadini aveva un quadro di garanzie dove la scuola, l’istruzione in genere, la casa (magari in coabitazione), il lavoro (magari sottopagato e non qualificato), l’assistenza sanitaria e la pensione erano tutti elementi su cui si poteva fare affidamento per la vita individuale di ogni cittadino!". Come possiamo vedere non si tratta certo di mete mirabolanti, ma piuttosto di temi e di conquiste sociali su cui era preformata questa realtà politica, che trovava espressione in quella forma politica. Queste sono le “certezze” di cui oggi si sente la mancanza, sulle quali – se proiettate nei circa quarant’anni della vita lavorativa individuale – nessuno si sente garantito. Inoltre vi sono quelle drammatiche realtà frutto del cambiamento di Stato che già avevamo avuto modo di conoscere l’anno scorso: e anche qui vi è la disperazione di coloro che, dopo aver lavorato decine e decine di anni sotto l’URSS, oggi si ritrovano a non sapere da chi farsi pagare la loro pensione: l’Unione Sovietica non c’è più e i nuovi Stati non hanno la possibilità economica – e neppure l’obbligo legislativo non avendo ricevuto a suo tempo quei contributi dei lavoratori – di dare corso al pagamento delle mensilità pensionistiche. E così centinaia di migliaia di persone si ritrovano ad affrontare l’età più difficile (sì, vista da qui è solo l’età più difficile, quella in cui si manifestano i danni al fisico causati da una vita sregolata e dove l’alcool, il fumo e la scarsa prevenzione sanitaria hanno lasciato profondi segni) senza le necessarie coperture. Quanta amarezza nel constatare come siano profondamente diverse le attese di vita e le aspettative tra un nostro sessantenne (in genere in forma e in salute, con una buona posizione economica e nel pieno della sua capacità espressiva e culturale) e uno di loro: esistenze troppo diverse, drammaticamente distanti, tanto da non richiedere l’intervento del sociologo per essere chiarite… Questi discorsi trovano naturalmente una puntuale conferma in ciò che noi in questi primi giorni di viaggio stiamo osservando: sebbene ancora ci troviamo distanti dalle zone suburbane russe, dove ci attendiamo un quadro sociale e umano ancora più difficile, già qui i segni di una transizione irta di difficoltà ci sono tutti, dal modo di vestire delle persone alla penuria di generi alimentari che troviamo nei negozi che incontriamo.
Trascorriamo la notte in un'area di servizio, di norma utilizzata anche dai camionisti che battono queste rotte: vi è il solito rumore, ma il caldo non si avverte quasi più e la stanchezza concilia il sonno…
|