RUSSIA   2003

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5° giorno

Abbiamo attraversato la Polonia da Sud-Ovest verso Est: abbiamo ormai la netta sensazione di essere entrati nel vivo del viaggio! Brest - e la sua frontiera - rappresentava sulla carta la nostra “porta” verso l’ingresso in quella parte dell'Europa fisica, quella dei Paesi ex-comunisti, che rappresenta la meta del viaggio di quest'anno.

Prima però – e così lo ricorderemo – è stato un infinito “tormentone” di inspiegabili difficoltà burocratiche. Infinite perché innumerevoli, ma anche perché incomprensibili: qui l’unica lingua in uso è quella russa, con buona pace di tutti coloro che con essa non hanno alcuna dimestichezza. E ciò non vale solo per i “discorsi ” di rito con i poliziotti e i doganieri, ma soprattutto per i molti moduli che dovremmo compilare (?) e firmare (??), tutti rigorosamente in cirillico…

Inoltre la coda dei mezzi in attesa è assai lunga (circa due chilometri) e avanza a singhiozzo, in modo decisamente lento: siamo arrivati in frontiera alle undici del mattino e saranno ormai trascorse le ventuno quando vedremo alzarsi l’ultima barriera, quella bielorussa!

Queste lunghe ore sarebbero state ancora più difficili se non avessimo potuto contare sull’aiuto dell’interprete che avevamo già contattato dall’Italia prima della partenza: la signora Gallia (questo il suo nome) ci accompagnerà per i prossimi venti giorni, viaggiando a bordo del nostro camper e sarà per tutti noi un aiuto prezioso e irrinunciabile per comprendere e vivere meglio quest’avventura.

E così, con il suo apporto, iniziamo a compilare questi moduli in più copie: mancando la carta carbone ciascuno di noi è obbligato a riscrivere più volte i propri dati su questi formulari che chissà mai a cosa serviranno…

Questa situazione ci fa ben comprendere quante saranno le difficoltà che incontreremo con questo alfabeto, che a noi appare sostanzialmente come "criptico": non vi è alcuna possibilità d’intuire un qualsiasi significato da questo tipo di scrittura. E, naturalmente, la stessa cosa varrà anche per le indicazioni stradali essendo i cartelli indicatori delle varie località tutti espressi in questa lingua (solo poche volte abbiamo trovato anche l’indicazione in inglese e, per lo più, quella di Mosca).

Le ore passano lente, tra una "discussione" ed un’altra: non capiamo bene perché, avendo già tutti i visti e i vari documenti dell’auto e personali in ordine, dobbiamo fare la coda anche con chi non ha quanto richiesto per l’ingresso in Bielorussia: purtroppo è così e la fila è unica…

Di tanto in tanto si avvicina qualche poliziotto: noi speriamo sempre sia quella la volta buona, ma scopriamo che invece è più la curiosità verso i nostri mezzi ad attirare l’attenzione.

E mentre facciamo queste riflessioni il tempo trascorre: nessuno, dico nessuno, si preoccupa minimamente dei nostri bagagli, di cosa trasportiamo: passeremo le varie frontiere del viaggio di andata senza mai dover aprire nulla. Il controllo, ci spiega Gallia, avviene solo su alcuni veicoli che, in pratica, vengono smontati pezzo per pezzo: tutti gli altri ottengono il visto d’ingresso solo sui documenti e questo è per noi un bene perché – con i loro tempi - se si mettessero a smontare un camper passeremmo qui più di qualche giorno…

Verso le diciannove tutto si arresta: quel minimo di attività che si poteva notare dai movimenti di qualche poliziotto è come svanito: siamo tutti fermi e non si avanza più, neppure di qualche metro. Non capiamo bene quest'ulteriore impasse, che ci pare ancora più assurda e penalizzante. Abbiamo già trascorso qui l’intero pomeriggio e non si capisce quali possano essere i tempi ancora necessari…

Ancora una volta capiamo qualcosa di quanto succede grazie alla nostra interprete: viene a sapere che vi è in corso il cambio del personale per fine turno e i nuovi subentreranno solo alle venti. Dunque, non ci resta che aspettare….

La nuova “squadra” pare mettersi al lavoro di buona lena: purtroppo la coda che si è accumulata nel frattempo è decisamente lunga: di tanto in tanto, attirati dalle nostre targhe, si avvicinano vari personaggi che dicono, dietro compenso, di farci saltare “tratti ” di fila. Non ci sembra corretto anche perché, osservando il disagio con il quale vengono vissute queste ore nelle autovetture (spesso con bambini anche piccoli a bordo) ci sentiamo dei privilegiati: i nostri frigoriferi funzionano a pieno regime e ci consentono di avere acqua fresca anche da offrire ai nostri vicini di coda…

Nel frattempo approfittiamo della situazione per iniziare a farci descrivere dal nostro interprete la situazione nella quale oggi vivono questi Paesi: il suo racconto ci ricorda assai da vicino le sensazioni già provate in Lituania, Lettonia ed Estonia, durante il viaggio dell’anno scorso, a conferma di un’unità di giudizi che finisce con il riguardare l’intero mondo ex-sovietico, indipendentemente da quella che è la situazione locale attuale.

Evidentemente le difficoltà comuni sono davvero generalizzate, tanto da fare coincidere perfettamente i vari giudizi…

Finalmente pare sbloccarsi la situazione alla frontiera: adesso, dopo i visti, dobbiamo sbrigare ancora due formalità (la stipula dell’assicurazione obbligatoria per i terzi trasportati e il cambio di valuta, essendo qui è in vigore il rublo bielorusso, dal valore di cambio inferiore a quello della nostra vecchia lira!) e finalmente possiamo percorrere i primi chilometri.

La notte è buia e l’aria è decisamente fresca (15°): manca totalmente l’illuminazione stradale ed occorre fare attenzione ai tanti buchi che costellano questo tratto di asfalto.

Per nostra fortuna Brest è subito dopo la frontiera: percorriamo questi pochi chilometri (cinque) guardandoci intorno per cercare di capire qualcosa di ciò che ci circonda: ma vediamo solo palazzi poco illuminati….

Per la sosta notturna ci dirigiamo verso il parcheggio di un hotel: questa sarà la nostra scelta preferenziale per le notti durante tutto il viaggio, visto che la sosta libera è decisamente sconsigliata…

Per queste realtà il fenomeno camper è un qualcosa di sconosciuto ed ovviamente mancano tutte le strutture consuete che questo tipo di turismo richiede.

Il parcheggio dell’albergo (un anonimo parallelepipedo di cemento grigio, che dimostra tutti i suoi anni) è pianeggiante e ci consente un buon riposo: domai, in pratica, si entrerà nel vivo la nostra avventura…

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